IL CINEMA DEI GIUSTI - LIZZANI È UNA FIGURA ANOMALA DI UOMO DI CULTURA CHE NON VOLEVA FARSI INGABBIARE IN FACILI ETICHETTE. IL TEMPO SARA' GALANTUOMO CON LIZZANI COME LUI LO E' STATO SEMPRE NELLA VITA

Marco Giusti per Dagospia

Se ne va anche Carlo Lizzani, pochi giorni dopo Giuliano Gemma. E anche lui, pur tra i padri nobili del Neorealismo, sia come regista, "Achtung! Banditi!" (1951), che come teorico e storico, poteva vantare la regia di ben due western importanti, "Un fiume di dollari" (1966) e, soprattutto,"Requiescant" (1967), che poteva vantare nel cast oltre a Lou Castel e Mark Damon anche Ninetto Davoli e Pier Paolo Pasolini come prete rivoluzionario.

E' morto come Mario Monicelli, volando da un balcone del terzo piano in eta' molto avanzata, 91 anni, forse risparmiandosi, lui che era sempre cosi' lucido e professionale, inutili agonie. Lo avevamo visto da poco come protagonista e voce narrante di un documentario sul Neorealismo di Gianni Bazzocchi, "Non eravamo solo ladri di biciclette", presentato a Venezia lo scorso settembre.

Nella Venezia che lo aveva visto tra i direttori piu' vitali e innovativi, almeno per la mia generazione, negli anni 70, grazie alla prima apertura da parte della Biennale al cinema di genere e ai kolossal che uno dei suoi curatori, Enzo Ungari, seppe costruire con le proiezioni di "Mezzogiorno Mezzanotte", in un trionfo di "Indiana Jones", "Guerre stellari", ma anche di quandi recuperi come i capolavori allora perduti di Alfred Hitchcock e Nicholas Ray.

Ma Lizzani stesso, al di la' del suo status di regista di grandi fatti storici, penso a "Il processo di Verona" con Rod Steiger e Silvana Mangano, a "Il gobbo" con Gerard Blain e Pier Paolo Pasolini, a "L'oro di Roma", fu tra i pochi registi da festival e di chiara orientazione politica a sapersi non solo ben destreggiarsi tra i generi considerati minori, ma addirittura a inventarsi dei modelli di cinema assolutamente nuovi.

Un film come "Banditi a Milano", interpretato da Gian Maria Volonte' e Tomas Milian, costruito a caldo sui misfatti della banda Cavallero, rimane un capolavoro del poliziesco sul modello del quale nascera' un intero genere, il poliziottesco legato alla cronaca. Su questa linea sono degli assoluti successi anche il precedente "Svegliati e uccidi", con Robert Hoffman e Lisa Gastoni, dedicato a Luciano Lutring, il solisya del mitra, il suo episodio americano di "Amore e rabbia", "Barbagia", "Torino nero", dove si inventa come attore "serio" Bud Spencer.

Ma e' con il grandioso "Crazy Joe" (1974), interpretato da un meraviglioso Peter Boyle, che cerca di innestare il suo cinema di cronaca nel nuovo genere americano della blaxploitation. Crazy Joe, bandito pazzo innamorato di Richard Widmark in "Il bacio della morte" di Henry Hathaway e' un anarchico in lotta col capitalismo della societa' americana che trova nei fratelli neri gli unici in grado di capire la sua lotta.

Anche se "Crazy Joe" non ando' benissimo, lo preferiamo ai suoi kolossal storici di ricostruzione storica successivi, sia "Mussolini ultimo atto" (1974) con Rod Steiger come Mussolini e Lisa Gastoni come Claretta, ma ci sono anche Henry Fonda e altre decine di star, o il televisivo "Un'isola" (1986), versione di partito della vita carceraria di Giorgio Amendola, interpretato da un Massimo Ghini in versione militante pci, o "Caro Gorbaciov".

Molti i film che diresse ispirati a grandi romanzi italiani contemporanei, cominciando con il notevole "Cronache di poveri amanti" (1954), tratto dal romanzo di Vasco Pratolini, scritto da Ugo Pirro e Sergio Amidei, interpretato da un cast che va da Anna Maria Ferrero a Antonella Lualdi, da Cosetta Greco a Marcello Mastroianni. O "La vita agra" (1963), tratto dal romanzo di Luciano Bianciardi e interpretato da un grande Ugo Tognazzi dove si puo' ascoltare e vedere un giovanissimo Enzo Jannacci nella Milano magica degli anni 60.

Prototipo del regista serio, colto, civile, ma anche pronto alle innovazioni, Lizzani dette anche nei film meno riusciti, penso a "Lo svitato" con Dario Fo, delle prove di grande interesse e non imborghesimento. Non era molto portato per la commedia all'italiana, ma ci provo' con film raramente riusciti come quelli di Monicelli o Risi o Comencini, "Il carabiniere a cavallo" (1961), anche se il suo episodio "L'autostrada del sole" con Alberto Sordi e Nicoletta Machiavelli nel film corale "Thrilling" e' sorprendente.

Come sono a tratti sorprendenti alcuni suoi film a cavallo tra I generi, ad esempio "Roma bene" (1971) con Nino Manfredi, per meta' commedia e per meta' poliziesco, o il violento "Storie di vita e malavita" (1975) prodotto da Adelina Tattilo o il thriller erotico "Kleinhoff Hotel" (1977) con Corinne Clery, sua unica concessione a un genere che non ha mai frequentato.

Prova perfino a girare una spy story, "La guerra segreta" (1965), per il quale cura l'episodio italiano con Vittorio Gassman e Maria Grazia Buccella, mischia western e film banditesco alla sarda in "L'amante di Gramigna" (1969) con Gian Maria Volonte' e Stefania Sandrelli. Arriva allo stracult col notevole e fortemente erotico "Mamma Ebe", che vedemmo a Venezia pieno di nudi femminili e di scene di sadismo come non ci saremmo mai aspettati.

In qualche modo la sua stella si spegne negli anni 80, anche se continuera' a fare film, soprattutto per la tv, fino e oltre il 2000, un "Maria Jose'" per lui vecchio regista pci cosi' poco adatto, "Hotel Maina". Non erano male pero' ne' "Celluloide" (1996), fedele ricostruzione della nascita di un capolavoro del Neorealismo come "Roma citta' aperta" con Massimo Ghini come Roberto Rossellini e Giancarlo Giannini come Sergio Amidei, un film che molto piacque a Luciano Emmer che lo trovo' perfetto, e il suo episodio, "Speranza", nel film corale sul terremoto di Messina "Scossa", presentato a Venezia nel 2011, che e' anche il suo ultimo film.

Sempre pronto a qualsiasi dibattito storico e politico, sempre attento ai cambiamenti e alle novita' del cinema, generoso nel ricostruire la storia del nostro cinema sotto ogni aspetto, Lizzani e' una figura abbastanza anomala di uomo di cultura che non voleva farsi ingabbiare in facili etichette. E seppe uscire dalle tante che gli si potevano dare con film spesso spiazzanti e piu' interessanti di come alla prima visione sembrassero. Il tempo sara' galantuomo con Carlo Lizzani come lui lo e' stato sempre nella vita.

 

CARLO LIZZANI MIRELLA SERRI CARLO LIZZANI CARLO LIZZANI VITTORIO SGARBI CARLO LIZZANI LUIGI BERLINGUER CARLO LIZZANI ANTONIO MACCANICO GIACOMO MARRAMAO PAOLO SORRENTINO CARLO LIZZANI - copyright Pizzi3fr06 zeudi araia carlo lizzani4ser15 padellaro lizzani serripalo03 carlo lizzani carlo vanzinastrga02 citto maselli carlo lizzanistrga16 abate lizzani4ser07 carlo lizzani edm berselli

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)