lucio dalla paola pallottino

“LUCIO APRÌ LA PORTA DI CASA IN PERIZOMA, MOSTRANDO TUTTO IL SUO PELAME” - RITRATTO DI PAOLA PALLOTTINO, AUTRICE DEL TESTO DI "4 MARZO 1943", CHE DECRETÒ IL DEFINITIVO SUCCESSO DI DALLA – “A LUCIO IL TESTO DI ’IL GIGANTE E LA BAMBINA’’ ERA PIACIUTO TANTISSIMO, MA LO CEDETTE AL SUO "COCCO" RON CHE NON AVEVA NÉ L'ETÀ NÉ TANTOMENO LA VISIONE DEL MONDO PER AFFRONTARE UNA CANZONE CHE RICHIEDEVA UNA SENSIBILITÀ E UN'ESPERIENZA BEN DIVERSE” – “LUCIO ADORAVA RACCONTARE BUGIE...” - VIDEO

Antonio Gnoli per Robinson – la Repubblica - ESTRATTO

 

LUCIO DALLA PAOLA PALLOTTINO

Nel repertorio parolistico di Paola Pallottino ci sono almeno tre brani straconosciuti. Li cito così in ordine sparso: Occhi di ragazza, 4 marzo 1943 (altrimenti noto come Gesù bambino) e Il gigante e la bambina. È buffo, ma l'autrice di quei versi non si definirebbe mai paroliera. Scrittrice, affabulatrice, illustratrice sì. Ma per lei le canzoni sono state un di più, una specie di "resto" che la vita le ha messo a disposizione e che lei ha tradotto con intelligenza e sensibilità ritmica. 

 

A 82 anni questa piccola musa di Lucio Dalla e di altri cantanti non si impanca in discussioni inutilmente pompose. Come la rosa è una rosa così Paola è tale nella sua naturalezza, che a me appare per le storie che mi racconta. 

PAOLA PALLOTTINO

 

Lei nel 1970 scrive una canzone considerata uno dei capolavori di Lucio Dalla, "4 marzo 1943" o "Gesù bambino". Come nacque il rapporto con Dalla?

«Ero appena tornata dalla Tunisia, dove trascorsi due anni con mio marito Stefano, chiamato a ideare piani regolatori. E ci stabilimmo a Bologna. Scribacchiavo le solite poesiole, spacciate per canzoni. Erano testi nati dal mio innamoramento per Brel, Brassens, Moustaki e il primo De André. Alcuni amici mi indirizzarono a Dalla per sottoporgli quei componimenti. La cosa buffa fu la naturalezza con cui Lucio mi ricevette la prima volta». 

lucio dalla ron

 

Buffa in che senso? 

«Aprì la porta di casa in perizoma. Forse pensava che era la maniera più semplice per farmi fuggire. Lo conoscevo solo di nome. E mi sembrò del tutto naturale, visto che era estate, che girasse seminudo mostrando tutto il suo pelame». 

 

Una scena raccapricciante.

«Perché? Lui è stato un unicum non solo nella canzone ma anche nella vita, voglio dire nel comportamento. E comunque era a suo modo un genio e a uno così si permettono cose fuori dalla norma». 

antonello venditti lucio dalla claudio baglioni simona izzo francesco de gregori

 

A rimetterlo nella norma c'era una madre un po' invadente e protettrice, c'era l'ansia per un successo che stentava ad arrivare. C'era la stravaganza un po' naif nel vestire. La profonda fede cattolica e l'omosessualità. Come si mescolava tutto questo? 

«Con straordinaria naturalezza. In Lucio non c'era niente che stridesse o che potessi considerare fastidioso. Sapeva essere accogliente». 

 

Come accolse il testo di "Gesù bambino"? 

ron lucio dalla 1

«Lui sostiene che era alle Tremiti e che una volta letto il testo cominciò a cantarlo alla maniera di un cantastorie. E gli piacque al punto di commuoversi. La verità è che ci vedemmo a Bologna nell'autunno del 1970 e leggemmo insieme il testo. Cosa che avevamo già fatto in passato. E non è vero, come qualcuno ha insinuato, che io glielo avessi spedito per posta». 

mostra fotografica su lucio dalla (11)

 

Ma perché Dalla avrebbe dovuto fornire una versione diversa?

 «Adorava raccontare bugie, reinterpretare i fatti alla sua maniera e sapeva essere convincente!». 

 

Si è detto anche che il testo della canzone lei lo abbia cucito sulla vita di Dalla. 

«Falso, anche questo. Scrivendolo mi ispirai a Lo straniero di Moustaki e certo non volevo raccontare la vita di Lucio, che oltretutto non conoscevo». 

 

Perché da "Gesù Bambino" la canzone divenne "4 marzo 1943", che è poi la data di nascita di Dalla? 

«Il motivo fu prescelto da una giuria speciale per partecipare a Sanremo. La Rai, allora diretta da Ettore Bernabei, stabilì che non ci dovessero essere riferimenti religiosi, a cominciare dal titolo. Quanto al testo, venne cambiato».

LUCIO DALLA

 

Nonostante la censura, la canzone fu accolta bene. 

«Arrivò terza, io vinsi un premio speciale che mi fu assegnato da una giuria presieduta da Mario Soldati, e Lucio andò incontro a un successo clamoroso». Anche la canzone successiva, che lei scrisse, "Il gigante e la bambina", fu osteggiata dalla censura. « Il gigante e la bambina era un dopo Sanremo cucito addosso a Dalla». Però in quel testo certe immagini potevano incoraggiare la critica più retriva. «Lei mi attribuisce intenzioni che non ho mai lontanamente avuto». 

 

Beh, c'era un fatto di cronaca, un bruto che rapisce una bambina. 

«Che ho cercato di trasformare in una favola. Volevo che chi ascoltava la canzone si concentrasse sul giudizio della gente, sulle paure, e le chiacchiere che si scatenano dopo un fatto violento. In quella canzone non c'è nessun stupro, come qualcuno ha interpretato. E suggerirei di leggere l'originale e non la versione adattata a Rosalino».

 

 

mara venier lucio dalla

Rosalino sarebbe diventato Ron. Perché Dalla cedette a lui la canzone, cioè di fatto a un esordiente. Lei come reagì? 

«Fui travolta dalla rabbia. Non sono mai entrata nelle sue scelte musicali. Ma con quella decisione Lucio, a cui il testo era piaciuto tantissimo, favorì il suo "cocco" che non aveva né l'età né tantomeno la visione del mondo per affrontare una canzone che richiedeva una sensibilità e un'esperienza ben diverse». 

 

Fu rottura? 

«Totale. Si ricompose anni dopo quando mi telefonò per dirmi che la sera prima aveva cantato la versione originale di Gesù Bambino ». 

 

Nonostante altre canzoni il vostro rapporto professionale si esaurì. Perché?«Onestamente non lo so e non ne abbiamo mai parlato. Credo che negli anni in cui non ci siamo sentiti Lucio avesse trovato una sponda felice in Roberto Roversi e, d'altro canto, io avevo tutti i miei impegni con l'università». 

LUCIO DALLA

 

Però ha continuato a scrivere per altri artisti, come Branduardi.

«Ho scritto solo occasionalmente, non considerando quella del paroliere una professione. E poi per fare il paroliere devi avere un musicista e nessuno mi cercava seriamente». 

 

Nella storia della canzone italiana lei è una curiosa presenza, come si collocherebbe?

«Direi da outsider». 

 

Il prossimo anno è il decennale della morte di Dalla. Avrebbe una canzone da dargli o qualcosa da dirgli? 

mostra fotografica su lucio dalla (2)

«I fantasmi non cantano, né scrivono musica. I fantasmi sono la nostra memoria che rivestiamo di quello che abbiamo vissuto. Per Lucio ho provato cose belle e intense. Glielo direi, ancora oggi. È troppo tardi, ma che importa. Ho beneficiato del suo talento e forse lui un po' del mio. Gli direi che mi manca e, accidenti, gli direi anche che per quella canzone Il gigante e la bambina non doveva farmi lo scherzo di non cantarla». 

 

Ma poi l'ha cantata. 

mostra fotografica su lucio dalla (6)

«Sì, ma è stato come un dono girato prima ad altri. Ma gli direi anche che non importa più. In fondo è stato lui il dono più sorprendente per me e ancora lo conservo gelosamente nel cuore».

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