al cinema col tablet hollywood sala cinematografica

HOLLYWOOD REVOLUTION - LE MAJOR VOGLIONO METTERE ONLINE I TITOLI POCHE SETTIMANE DOPO L’USCITA, ALCUNE IN CONTEMPORANEA, E VANNO ALLA GUERRA CON GLI ESERCENTI, CHE TEMONO LA FUGA DALLE SALE (GIÀ IN CORSO) - ‘VARIETY’: ORMAI I PRODUTTORI SONO DEI MICROBI DENTRO GROSSI GRUPPI CHE GUADAGNANO VENDENDO RETE E CONTENUTI

 

 

L’INCHIESTA DI COPERTINA DI ‘VARIETY’: UNIVERSAL È IN MANO A COMCAST, TIME WARNER POTREBBE ANDARE AD AT&T. LE MAJOR ORMAI SONO MINUSCOLE VOCI DI BILANCIO ALL’INTERNO DI GIGANTI DELLA COMUNICAZIONE, CHE INCASSANO MOLTO DI PIÙ OFFRENDO RETE E CONTENUTI CHE DAI FILM IN SALA (DA SEMPRE, PER RAGIONI DI BILANCIO, I PRODUTTORI CERCANO DI REGISTRARE MENO UTILI POSSIBILE)

 

http://variety.com/2017/film/features/movie-business-changing-consumer-demand-studios-exhibitors-1202016699/

 

 

FILM SUBITO IN STREAMING HOLLYWOOD SFIDA I CINEMA

Filippo Santelli per la Repubblica

 

box office globalebox office globale

Quel primo di ottobre i negozi di videocassette restarono aperti fino all' alba. Titanic era uscito nelle sale dieci mesi prima, a gennaio, ma gli italiani non vedevano l' ora di accaparrarsi la prima copia in Vhs.

 

Infilarla nel registratore per guardare o riguardare Leonardo di Caprio affondare tra i ghiacci. Nel 1998 eravamo disposti a aspettare: colossal del genere erano una rarità. Oggi, nell' epoca dei film e delle serie on demand, di Netflix e YouTube, tutto ovunque e subito, non funziona più. Ecco perché ora le "vecchie" major vogliono scardinare un pilastro decennale dell' industria cinematografica. Le "window", le finestre per cui un titolo viene distribuito per il consumo domestico, in streaming o Dvd, solo mesi dopo l' uscita al cinema. Attesa che vorrebbero tagliare a poche settimane.

al cinema col tablet hollywood sala cinematograficaal cinema col tablet hollywood sala cinematografica

 

Resta solo da piegare la resistenza delle sale, che finora si sono sempre messe di traverso. Ma stavolta le varie Warner Bros, 20th Century Fox e Universal, a sentire le indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, fanno sul serio. L' ipotesi è ridurre la finestra di esclusiva per il grande schermo a meno di 45 giorni, dagli attuali 90. Il film sarebbe offerto on demand a un prezzo maggiorato, tra i 30 e i 50 dollari, riservando ai cinema parte dell' incasso.

 

La classica carota, ma c' è chi pensa di tirare dritto anche in mancanza di accordo. Con effetti dirompenti dagli Usa all' Italia, dove un' intesa non scritta tra distributori e sale garantisce una finestra di 105 giorni.

 

chi va al cinema e quantchi va al cinema e quant

«Quello attuale è un sistema pensato per un' epoca senza Internet, per la preistoria», dice Andrea Occhipinti, distributore con la sua Lucky Red e dirigente di Anica. «Va cambiato, perché i modelli di consumo non sono più quelli di una volta ». Da qualche anno ormai il ciclo di vita (e d' affari) dei film è evoluto. Le vendite di Dvd contano sempre meno, sempre di più gli spettatori on demand e i passaggi sulle Pay Tv, che però in un turbinare di offerta di intrattenimento vanno il più possibile al traino della proiezione in sala. Dopo qualche mese un titolo è bello che dimenticato.

 

Senza contare che tempi più brevi riducono il rischio pirateria.

Ora però anche altre novità spingono in direzione del cambiamento, contribuendo ad ammorbidire l' ostilità dei cinema.

 

chi va al cinema per etachi va al cinema per eta

Il primo è l' aggressività dei nuovi campioni digitali, forti di contenuti originali. Netflix ha rilasciato i suoi primi film in contemporanea nelle sale e per gli abbonati, e così farà con gli annunciati blockbuster targati Martin Scorsese e Adam Sandler. Amazon, pluripremiata per il suo Manchester by the Sea, finora ha rispettato le finestre, ma per quanto? Nel frattempo i vari operatori del settore sono sempre più integrati in verticale. Il colosso della telefonia At&t ha comprato Time Warner.

 

Emittenti come Hbo e Sky investono in film e serie. La catena di cinema Uci (seconda in Italia per numero di schermi) è finita in pancia ai cinesi di Wanda, che hanno allungato i tentacoli su diversi studios di Hollywood.

Certo per chi di mestiere gestisce sale, dai multiplex ai piccoli schermi d' essai, la riduzione della finestra suona come una minaccia. L' Anec, l' associazione italiana degli esercenti, ha sempre detto che le "window" vanno rispettate.

 

chi va al cinema per razzachi va al cinema per razza

Pochissimi film restano in cartellone cento giorni, ma gli appassionati potrebbero essere disincentivati dal pagare un biglietto per una pellicola che potranno acquistare poche settimane dopo dal tv di casa.

 

Basterà la spartizione dei ricavi a convincerli? Molto dipende da che percentuale intascherebbero (nelle ipotesi oscilla tra il 10 e il 20%), per quanto tempo e su quali titoli. Ogni pellicola è diversa dall' altra. Film come Star Wars vivono bene anche con le attuali finestre, reggono a lungo al botteghino e vendono ancora parecchi Dvd.

 

Non a caso la casa madre Disney è una delle più morbide nella trattativa. Altre come Universal invece vorrebbero strappare, tagliando la window a meno di venti giorni e abbassando anche il prezzo della fruizione domestica. A 20 dollari sarebbe concorrenza aperta con i cinema.

diletta leotta checco zalone diletta leotta checco zalone

 

Le major non possono accordarsi tra loro, pena un intervento dell' Antitrust. Ma se dovessero muoversi insieme le sale si troverebbero di fronte a un ultimatum: perdere una bella fetta del loro catalogo oppure accettare il cambiamento.

 

Reinventarsi anche loro, magari, contrapponendo alla comodità del divano il fascino della sala buia. Gli italiani lo sentono ancora: nel 2016, complice il fenomeno Zalone, i biglietti venduti sono cresciuti del 6%, gli incassi quasi del 4%. La fortuna di un film, per ora, si fa ancora al botteghino.

 

 

fila per checco zalone al salone del librofila per checco zalone al salone del libro

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?