LUIGI MANCONI LANCIA L’ALLARME: “DAGOSPIA E LA ZANZARA SONO I LUOGHI SUBLIMI DI QUESTO DEGRADO COMPIACIUTO E COMPLICE, DOVE QUEL TANTO DI VOLGARE CHE È IN CIASCUNO DI NOI VIENE ADESCATO E BLANDITO, SOLLETICATO E APPAGATO”

Luigi Manconi per “Il Foglio

 

Luigi Manconi Luigi Manconi

So che questo articolo mi procurerà solo guai, ma è difficile resistere alla tentazione e alle reiterate molestie di Giuliano Ferrara. Il quale, in uno dei suoi eccitati elogi di Carlo Giovanardi – questa volta a proposito dello scandaletto suscitato dal libro di Melania Mazzucco – così mi apostrofa: “Mi piacerebbe sapere il parere in merito dell’intrepido Luigi Manconi, nostra gradita voce e autorità nazionale del politicamente correttissimo” (il Foglio del 19 maggio scorso).

 

La questione presenta molte facce. La prima è di natura, come dire, stilistica. Nella sfera politico-mediatica circola da decenni un umore culturale che definirei ridanciano (attribuendo a questo termine un’accezione più positiva che negativa). Questo Mood Ridanciano (o, se si vuole esagerare, questo Zeitgeist Lepido) può assumere numerose fogge. Innanzitutto, in quella che chiamerei del Buttiamola in Vacca. Il presupposto è che siamo tutti – protagonisti e comparse, comprimari e spalle, primi attori e figuranti e pubblico pagante – dentro una ininterrotta e onnipervasiva commedia all’italiana.

Luigi Manconi Luigi Manconi

 

Raramente quella commedia si avvale della regia di un Dino Risi o di un Mario Monicelli; al più deve accontentarsi del buon artigianato di quei registi che hanno tenacemente faticato sui generi cinematografici dell’Hollywood sul Tevere (Sergio Sollima, Duccio Tessari, Alberto de Martino, Sergio Corbucci, Giorgio Capitani…); ma assai più spesso la trama richiama irresistibilmente quegli sceneggiatori e quei registi che giravano nuovi film partendo dagli scarti delle pellicole precedenti, dalle gag malriuscite, dalle situazioni bislacche e dagli attori ormai rimbambiti.

 

Ecco, è probabile che noi tutti si rischi di ritrovarci all’interno di questa estrema manifestazione di un sottogenere che conserva, dell’antica definizione, appena quella formula antropologico-geografica che è “all’italiana”. Se ci fate caso, nemmeno più si usano quelle locuzioni che cercavano di definire meglio e più brillantemente una formula ormai stantia: “all’amatriciana” o “alle vongole” (di discendenza addirittura pannunziana). Se applicata alla sfera politica, questa versione parodistica del carattere nazionale può manifestarsi attraverso le più differenti espressioni: dal tragico al grottesco.

 

AUGUSTO MINZOLINI E ROBERTO D'AGOSTINOAUGUSTO MINZOLINI E ROBERTO D'AGOSTINO

Ridere dei comportamenti obbligati è diritto non negoziabile Ma qui interessa, come si è detto, soprattutto il Ridanciano: ed è da quando l’allora ministro della Pubblica istruzione, Mario Pedini, si esibì al pianoforte in uno studio televisivo (finivano gli anni Settanta) che la decadenza dello stile segnala il dominio della gestualità politica. Successivamente, fu Oscar Mammì, vestito di tutto punto, a impugnare il boma e a salire su una tavola di windsurf su richiesta di un euforico Pippo Baudo.

 

Roberto D\'agostino - Copyright PizziRoberto D\'agostino - Copyright Pizzi

La diga franò e, nei decenni che seguirono, ne vedemmo e ne facemmo di tutti i colori. Ma questa catastrofe stilistica, gabellata di volta in volta come “umanizzazione delle istituzioni” o “personalizzazione della leadership”, assecondava e incentivava un processo di fatale riduzione della politica a rappresentazione e dei politici a maschere. Da qui il passo che porta al macchiettismo è davvero breve. Ad agevolarlo c’è un processo altrettanto incontenibile di fissazione e cristallizzazione delle tematiche e delle relative controversie pubbliche in un recitato frusto e ripetitivo.

 

 E qui interveniamo noi, pubblico e attori: una irresistibile vocazione cazzara ci induce a godere indecentemente di quel Mood Ridanciano, fatto di gaffe inconsapevoli e di insulti crudeli, di sghignazzi sguaiati e di insinuazioni efferate, di abbruttimento compiaciuto e di volgarità leziosa. E così, dal celodurismo di Umberto Bossi (“però, che forza”) alle scempiaggini di Beppe Grillo (“uno smagliante ritmo comico”), da Borghezio a Buonanno, dalle suggestioni teosofiche di quel deputato dei 5 Stelle alle paranoie complottistiche del suo collega senatore, ci siamo tutti scompisciati dal ridere, trasformando quella sequela di casi umani in una sorta di epopea politico-antropologica. E in questo racconto della politica come patologia ci siamo rotolati e ingaglioffiti impudicamente.

GIUSEPPE CRUCIANI GIUSEPPE CRUCIANI

 

Dagospia e “La Zanzara” sono i luoghi sublimi di questo degrado compiaciuto e complice, dove quel tanto di volgare che è in ciascuno di noi viene adescato e blandito, solleticato e appagato. Dagospia e “La Zanzara” sono le documentatissime fotogallery della mostruosità contemporanea, in primo luogo del sistema politico e mediatico, ma in realtà di tutti i sotto-sistemi della società nazionale. E ciascuno a suo modo, e con canoni letterari differenti, Filippo Ceccarelli e Giuliano Ferrara, Francesco Merlo e Marco Imarisio e Stefano Di Michele, ne sono i colti narratori.

 

GIUSEPPE CRUCIANI GIUSEPPE CRUCIANI

Ma se di quella mostruosità non ci sentissimo in qualche misura partecipi, non ne godremmo così come ne godiamo: il piacere di quello spettacolo e delle sue cronache richiede una certa quale indulgenza che, a sua volta, non può che discendere da un confortante sentimento di auto-assoluzione. Ma qui io mi fermo. Oltre non posso andare. Mi è capitato negli ultimi anni di ingaggiare colluttazioni abbastanza aspre con due personaggi di quella commedia: Carlo Giovanardi e Marco Travaglio. Si tratta, come ognuno può vedere, di due personalità estremamente simili per tratti culturali e meccanismi comportamentali, per dispositivi linguistici e incontinenza gestuale, per tic e manie.

 

Giuliano Ferrara presenta il suo libro Giuliano Ferrara presenta il suo libro

E, soprattutto, per quel medesimo sguardo torvo e sordido che rivolgono agli esseri umani. Ho subìto le loro contumelie, le loro volgarità, le loro manomissioni e falsificazioni. Ne ho date, a mia volta di santa ragione, senza esclusione di colpi. Ma, ecco il punto, non mi sono mai sentito e francamente non mi sento “uno di loro”, pur essendo partecipe del medesimo scenario. Non mi sento un giovanardi, collocato in una posizione politica lontana e opposta alla sua; e non mi sento un travaglio, collocato in una posizione culturale lontana e opposta alla sua. Forse perché mi ritengo “moralmente superiore” a loro? Nient’affatto.

 

Ma frequentare luoghi istituzionali o mediatici attigui, avere qualche conoscenza comune e incrociare – con prospettiva radicalmente diversa – le stesse problematiche, lungi dall’avvicinarmeli, me li rende ancora più distanti. Irreparabilmente distanti. E’ per questa ragione che non riesco ad accogliere gli inviti del direttore del Foglio e del senatore Luigi Compagna a sciogliere ditirambi per Giovanardi e a riconoscergli una sua (seppur perversa) utilità sociale.

Giuliano Ferrara presenta il suo libro Giuliano Ferrara presenta il suo libro

 

Ed è per questo stesso motivo che da anni non partecipo a confronti radio-televisivi con queste persone. In altre parole, non credo di essere la versione speculare (garantista? libertaria? estremista di sinistra?) di Giovanardi o Gasparri, di Castelli o Salvini, di Travaglio o Di Pietro. Senza alcuna albagìa preferisco fare un passo di lato, spostarmi di qualche metro, trovare ristoro in un angolo. Mi diverto a osservare la commedia, e anche a prendervi parte, grufolando insieme agli altri, ma c’è un limite che non mi sento di superare.

 

Nei confronti di Giovanardi, il confine è presto detto: quando si ha la truce improntitudine di definire Stefano Cucchi, morto nel reparto detentivo dell’Ospedale Sandro Pertini, “tossicodipendente anoressico larva zombie epilettico”, la commedia è finita da un pezzo, e si sta spazzando il pavimento del teatro. E chi pronuncia quella sentenza di morte non mi è “moralmente inferiore”: mi è totalmente estraneo.

 

IL COMIZIO DI BEPPE GRILLO A PIOMBINOIL COMIZIO DI BEPPE GRILLO A PIOMBINO

Così come mi è totalmente estraneo l’universo concentrazionario e coercitivo di Marco Travaglio; e la sua concezione reazionaria e regressiva della società, paranoicamente presentata come una “Italia a delinquere”, dove la politica è “liquame” e dove gli immigrati sono “clandestini”: e non c’è possibilità alcuna di emancipazione. Mi conforta in questa lettura il fatto che, com’era prevedibile, quell’Orazio Cavezza di Marco Travaglio (vedi il cartone “Gli anni muggenti di Clarabella”, 1933), ha ricevuto finalmente l’agognato riconoscimento dei suoi arcinemici, Silvio Berlusconi e Daniela Santanchè: “E’ il più bravo giornalista italiano”.

FILIPPO CECCARELLI FILIPPO CECCARELLI FILIPPO CECCARELLI FILIPPO CECCARELLI IL COMIZIO DI BEPPE GRILLO A PIOMBINOIL COMIZIO DI BEPPE GRILLO A PIOMBINOfrancesco merlo francesco merlo IL VENDITORE DI MEDICINE TRAVAGLIO x IL VENDITORE DI MEDICINE TRAVAGLIO x MARCO TRAVAGLIO FOTO ANDREA ARRIGA MARCO TRAVAGLIO FOTO ANDREA ARRIGA berlusconi giovanardi berlusconi giovanardi Carlo Giovanardi Carlo Giovanardi Intervento di Maurizio Gasparri Intervento di Maurizio Gasparri GASPARRI SELFIE CON ELISABETTA GARDINI GASPARRI SELFIE CON ELISABETTA GARDINI Brunetta Salvini foto Lapresse Brunetta Salvini foto Lapresse Matteo Salvini e Guido POdesta LA PADANIA NON è ITALIAMatteo Salvini e Guido POdesta LA PADANIA NON è ITALIAAntonio Di Pietro magistrato Antonio Di Pietro magistrato Antonio Di Pietro magistrato Antonio Di Pietro magistrato FRANCESCO MERLOFRANCESCO MERLO

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)