APOCALITTICI E INTEGRAT(OR)I – LA MANIA DI PERDERE PESO A COLPI DI ‘’INTEGRATORI ALIMENTARI” RISCHIA DI FARE SERI DANNI AL FEGATO


Massimo Vincenzi per ‘La Repubblica'

Negli Stati Uniti, gli integratori alimentari sono più una mania che una moda, fanno ormai parte del costume come gli hot dog e le bibite gassate, occupano decine di metri quadrati di scaffali nelle farmacie, ci sono negozi enormi dedicati solo a loro, siti Internet e magazine che ne declamano i benefici e le vendite sono in continuo costante aumento. Ma adesso, per la prima volta, arriva un allarme da parte dei medici che provano a mettere un freno ai consumi, la sentenza è spietata: possono essere pericolosi e sono responsabili di lesioni gravi al fegato.

Sotto la lente degli specialisti sono finiti oltre ottocento pazienti ricoverati con gli stessi sintomi tra il 2004 e il 2012, i numeri parlano chiaro: per il 20% di loro la causa dei malanni è dovuta agli integratori alimentari, dieci anni fa la percentuale era del 7%, un aumento legato all'abuso di pillole.

In molti casi si è arrivati sino al trapianto dell'organo lesionato ormai in maniera cronica, in altri è bastato sospendere l'uso del prodotto sotto accusa per avere un miglioramento. La statistica è sbagliata per difetto, perché appunto vengono prese in esame le situazioni più gravi e non le migliaia di persone che hanno problemi più leggeri.

I più colpiti sono gli adolescenti e le donne tra i 35 i 50 anni: vogliono soprattutto perdere peso in fretta e trovare la forma perfetta, sogni che portano gli americani a spendere ogni anno 32 miliardi di dollari: «E' un Far West di fronte ad un mercato enorme non ci sono regole e i consumatori sono in balia di società senza scrupoli. Le regole non ci sono e le etichette non rivelano il contenuto con precisione» spiega al New York Times, Herbert Bonkovsky un medico che fa parte del team di ricercatori.

La Food and Drug Administration, l'ente federale che tra i vari compiti approva i farmaci, almeno dal 2008 è scesa in campo per trovare un rimedio ma non ha gli strumenti per farlo: una legge impedisce controlli alla fonte e dunque deve aspettare che si manifesti un problema prima di intervenire. È accaduto qualche mese fa alle Hawaii dove per una vera e propria epidemia di epatite è stato messo sotto accusa un integratore alimentare: indagini a tappeto e prodotto ritirato dai negozi.

Una goccia nel mare: "Il 70% delle pillole in commercio non segue i normali criteri di sicurezza, solo lo 0,3 passa attraverso le maglie dei nostri controlli": dice uno dei responsabili della Fda. La difesa dei produttori è quasi un'ammissione di colpa: «È vero, il volume di affari è cresciuto enormemente e ci sono molte persone che hanno fiutato i facili guadagni e così vendono fuori dalle regole esistenti. Ma la maggior parte di noi, i marchi più famosi sono certificati e non sono coinvolti in alcun caso sospetto».

In realtà, spiegano gli esperti, è complicato risalire ad un singolo prodotto perché quasi sempre i consumatori li mischiano e arrivano a prenderne sino a trenta diversi rendendo così impossibile un'analisi specifica.

Di sicuro sotto inchiesta ci sono gli steroidi presenti in grande quantità ma quasi mai indicati sulle etichette e poi un noto integratore a base di tè verde ricco di catechina, un composto che si ossida con grande rapidità e che viene usato per dimagrire ma che può avere pesanti effetti sul fegato.

Bonkovsky è sconsolato: «La gente legge "naturale" e pensa che allora sia perfetto, sia un rimedio infallibile contro ogni tipo di dolore e faccia miracoli. Ma non è così. Spesso dietro quella scritta si nasconde un nemico mortale».

 

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