
CACCIA ALLA MATA-HARRISON - DA AGIATA STUDENTESSA DEL KENT ALLA DONNA PIU’ RICERCATA DAI SERVIZI SEGRETI BRITANNICI PER AVER SALVATO SNOWDEN, STRINGENDO FRA LE BRACCIA PRIMA ASSANGE E POI IL SUO LAPTOP
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Come i migliori personaggi di un thriller sulla Guerra Fredda, la 31enne inglese Sarah Harrison, esiliata a Berlino, si nasconde tra la folla e dagli occhi indiscreti degli agenti segreti. Per 40 giorni e 40 notti è stata la donna più ricercata dai servizi inglesi e americani per aver accompagnato l'informatore Edward Snowden a Mosca.
Un tempo amante del capo Julian Assange, la Harrison rimase con Snowden per quei 40 giorni nell'aria di transito dell'aeroporto di Sheremetyevo in Russia finché Putin non concesse l'asilo temporaneo. Un mese fa è stata ricollocata in Germania, autoproclamatasi "nemica del governo britannico" e si tiene ben stretto il suo computer pieno di cose indicibili.
«Informare e pubblicare non è un crimine e certo non è terrorismo. Semmai è giornalismo o attivismo. Tornerei a casa se non rischiassi di finire in prigione. Non sono più in aeroporto ma vivo ancora in transito e lo trovo molto triste perché non ho fatto nulla di male. Così vengono traditi 200 anni di libertà di stampa» dice.
Cerca di rifarsi una vita a Berlino e intanto la sua figura diventa mitologica. Temeraria, intelligente, bionda misteriosa. Ciò che è vero è che ha dedicato gli ultimi tre anni della sua vita a studiare e classificare il materiale Wikileaks. Eroina o ingenua idealista che compromette la sicurezza nazionale? Le accuse sono di aver orchestrato la fuga di uno che ha tradito interessi della sua nazione spifferando i nomi degli agenti operanti anche all'estero. Ma lei non se ne pente.
Non lo fa per soldi o per fama: «Volevo aiutare qualcuno che poteva finire in galera per il resto della sua vita. Sapevo cosa rischiavo ma era la cosa giusta da fare». Incontrò Snowden a Hong Kong e viaggiò a Mosca, destinazione Ecuador. Ma in Russia i fuggitivi scoprirono che l'America aveva revocato i loro passaporti, così rimasero nel terminal, tra hamburger e pizza, a seguire via internet le esternazioni dei potenti sulla vicenda:
«Alla fine la Russia ha fatto la cosa giusta. Salvare Snowden è una delle conquiste di Wikileaks di cui vado più fiera. Voglio vedere come va a finire. Per ora lui è salvo ma gli Stati Uniti cercheranno vendetta per gli anni a venire. Di Snowden penso che è un coraggiosissimo e che sarà la storia a giudicarlo».
Nata da una famiglia agiata, la Harrison ha frequentato la scuola di Sevenoaks (una retta di quasi 30.000 sterline l'anno), poi si è iscritta a Biologia ma ha cambiato optando per Letteratura Inglese e si è dedicata al giornalismo investigativo, mantenendo un approccio scientifico, fino a raggiungere lo staff di Assange. Del quale condivide la visione: «Siamo spiati dai Governi, i nostri dati sono scambiati e usati a loro piacimento, e questo è un grave attacco ai diritti umani».




