IL CINEMA DEI GIUSTI - DA ‘’MATRIX’’ AL MALOX PER DIGERIRE “CLOUD OF ATLAS”, IL FILM CHE I FRATELLI WACHOWSKI E TOM TYKWER HANNO SCRITTO E DIRETTO COL BUDGET SPROPORZIONATO, PER UN FILM INDIPENDENTE E IN MAGGIOR PARTE TEDESCO, DI (OLTRE) 100 MILIONI DI EURO - SPERNACCHIATO DALLA CRITICA, UN FILM FORSE NON RIUSCITO MA CHE NON LASCIA INDIFFERENTI – SUPERCAST E SEI STORIE INTRECCIATE TRA FILOSOFIA E FANTASCIENZA

Marco Giusti per Dagospia

Da Matrix al Malox. Dopo due ore e 51 minuti di questo ambiziosissimo e filosofico "Cloud Atlas", il film che i fratelli Wachowski e Tom Tykwer hanno scritto e diretto col budget sproporzionato, per un film indipendente e in maggior parte tedesco, di (oltre) 100 milioni di euro, adattando per lo schermo con molta fedeltà il già complesso romanzo dell'inglese David Mitchell uscito nel 2004, ci vorrà più di un malox per digerire tutto quello che abbiamo visto e ascoltato.

Definito dalla maggior parte dei critici americani come il peggior film del 2012, un disastro apocalittico viste le ambizioni smisurate del romanzo e del film e la presenza di un cast stellare che va da Tom Hanks a Halle Berry, da Hugo Weaving a Hugh Grant, da Jim Sturgess a Susan Sarandon, da Jim Broadbent a Ben Whishaw, tutti in più ruoli, spesso irriconoscibili e truccatissimi al punto che Halle Berry diventa un'ebrea bianca e Hugo Weaving una terribile capoinfermiera sadica (grande momento stracult!), "Cloud Atlas" può non essere un film riuscito e portare alla rovina i suoi investitori, ma è pieno di idee e di trovate, buone e pessime, ma che non ci lasciano mai indifferenti.

Anche se sarà difficile da far credere ai fan più tenaci della saga di "Matrix", le idee più wachowskiane e mille rimandi tra un episodio e l'altro vengono proprio dal romanzo, che Natalie Portman fece leggere a (Larry poi diventata) Lana Wachowski sul set di "V come vendetta". La Portman avrebbe dovuto interpretare il personaggio più fantascientifico, quello dell'eroina Sunmi 451 (come il romanzo di Ray Bradbury "Fahrenheit 451") che si ribella alla stato oppressivo e cannibale in un terribile futuro alla "Soilent Green".

I sei episodi del film, che si svolgono in sei diversi momenti temporali (il 6 è anche il numero ricorrente di tutto il film e dei suoi personaggi), e vanno dal 1849, in pieno schiavismo, al 1936, poi dal 1973 al 2012 e a due diversi futuri, uno alla Matrix nel 2144 e uno postatomico, "106 inverni dopo la Caduta", non procedono come nel romanzo uno dopo l'altro in ordine cronologico, fermandosi però in momenti di preclimax prima di svelare i sei finali in successione, ma si alternano fra di loro con un montaggio alla "Babel".

Dentro ogni episodio c'è qualcuno che legge la storia di un episodio precedente. E tutti i personaggi sono in qualche modo legati o imparentati fra loro o frutto, nelle loro azioni, delle scelte, positive o negative, fatte dai precedenti personaggi dei diversi episodi. In maniera fin troppo didascalica i registi ci spiegano quanto tutti noi siamo legati agli atti criminali che altri prima di noi hanno subito per voracità, privata o capitalistica, o alle gentilezze che ci hanno cambiato la vita.

Lo schiavo nero che ha salvato la vita al primo personaggio delle sei storie, ricambiandolo così con la stessa gentilezza, manderà avanti così una serie di scambi e di relazioni che nel corso di secoli si alterneranno fra bene e male. Ovvio che la filosofia e la bizzarra struttura (ripresa dal Calvino di "E se una notte d'inverno un viaggiatore") del romanzo di David Mitchell, unita a quelle degli ideatori di "Matrix" e di "Lola corre" farà impazzire alcuni e sprofondare nella noia altri, ma va detto che dei sei episodi in questione, i Wachowski hanno diretto il primo e i due fantascientifici e Tykwer i due ambientati nel '900 e nel 2012, il più riuscito è proprio quello legato al mondo fantastico di "Matrix" ambientato nella Neo Seoul, anche se il trucco "asiatico" dei personaggi "bianchi", da Jim Sturgess a Hugo Weaving sia un po' ridicolo.

E' anche il più politico, assieme a quello ambientato nel 1973, dove Halle Berry, figlia di un giornalista d'assalto, scopre un piano criminale legato al capitalismo americano e è costretto a scappare per non essere uccisa. Non so quanto la scelta di questi trucchi pesantissimi imposti agli attori, soprattutto a Tom Hanks, che pure si mostra generosissimo nel film e sperimenta i più assurdi personaggi, abbia giovato all'operazione. Anche perché è vero che danno a tutto il film un aspetto particolarissimo di mondo in mutazione (magari come è in mutazione il/la regista Larry/Lana Wachowski) ma perdiamo un bel po' di concentrazione alla ricerca di chi sia questo o quell'altro.

Inoltre gli attori sembrano dare il meglio quando hanno meno plastica in viso. Così Jim Broadbent è incantevole, certo lo è sempre, nei panni dell'editore inglese cialtrone che si ritrova rinchiuso dal fratello in un ospizio tenuto da criminali che pensava fosse un albergo.

E Halle Berry è esplosiva senza trucchi nell'episodio del 1973. E Ben Whishaw è perfetto come giovane musicista schiavizzato dal vecchio maestro Jim Broadbent nell'episodio ambientato nel 1936, alle prese con la costruzione di un sestetto (ricordate il 6...) che si chiamerà proprio "Cloud Atlas", l'Atlante delle nuvole. Solo lo strepitoso Hugo Weaving, grande cattivo di "Matrix" e eroe senza volto di "V come vendetta" è magnifico con una serie di make-up pazzeschi dai quali esplode ogni volta come eterna personificazione del maligno, dal musicista nazista al diavolesco e faustiano Old George dell'episodio finale.

Ma spesso il trucco è troppo pesante e sogni una costruzione più distesa dei personaggi e delle storie. Quanto al legame passato, presente e futuro, già avevamo molto amato la versione che George Roy Hill aveva tratto da "Mattatoio 5" di Kurt Vonnegut. E' probabile però che i fan più scatenati si esalteranno per la complessità di "Cloud Atlas", per il suo voler essere tanti film dentro uno solo, per questa strampalata direzione a sei mani, e lo andranno a rivedere più volte, ma non si può comunque dire che sia un film totalmente riuscito. In sala dal 10 gennaio.

 

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