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CON IL #METOO NON AVREMMO AVUTO “TEOREMA”? – MARCO FERRADINI: “OGGI LA MIA CANZONE SAREBBE PERICOLOSA, PROBABILMENTE NON LA RISCRIVEREI. ALL’EPOCA IN CUI LA COMPOSI ERO CONTROCORRENTE. TEOREMA DICE UNA VERITÀ CHE È ANCHE UNA BANALITÀ: LE PERSONE PIÙ LE TRATTI BENE E PIU' SE NE FREGANO” – “È STATA LA MIA FORTUNA. A VOLTE È STATA UN PO’ UNA GALERA, MA…” – VIDEO BONUS: LA SCORRETTISSIMA COVER DEI GEM BOY

 

 

1 – FERRADINI RINNEGA «TEOREMA»? NOI NO

Andrea Cuomo per “il Giornale”

 

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«Prendi una donna, trattala male». In tempi di #metoo (accidenti al cancelletto, non troviamo mai il tasto) basterebbe una frase del genere per sei o sette processi mediatici. E ora veniamo a scoprire che Marco Ferradini, l' autore di Teorema, che mette in canzonetta l' universale legge sentimentale per cui se ti azzerbini non batti chiodo e se fai lo stronzo te la danno, rinnega quel testo sacro. «Credo che oggi sarebbe pericoloso come brano, probabilmente non lo riscriverei», dichiara all' edizione torinese del Corriere della Sera. Che delusione.

 

Ferradini deve a quell' elementare canzone del 1981 l' intera sua carriera (qualcuno ricorda un altro suo brano, di grazia?) e se digiti su Google «teorema» compare prima lui di Pitagora (provateci) quindi le sue parole ci fanno sorridere perché sarebbe come se Giuseppe Pellizza da Volpedo dichiarasse: «Il Quarto Stato? Non lo ridipingerei». Ma non è questo il punto. I punti sono tre.

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Uno. Teorema è un bluff. La prima parte è cattiva, la seconda maledettamente buonista. La conclusione è: «Lascia aperta la porta del cuore, vedrai che una donna è già in cerca di te». Roba che al confronto il cartiglio di un cioccolatino sembra scritto da Lercio.

 

Due. Teorema non fomenta la violenza contro le donne. Ma davvero qualcuno può pensare che una frase come «cerca di essere un tenero amante ma fuori del letto nessuna pietà» sia un incoraggiamento alle molestie? Il vero tema è la debolezza dell' uomo che si fa asservire dal fascino muliebre, che anni dopo Elio avrebbe sviluppato con toni più umoristici in Servi della Gleba.

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Semmai evidenzia l' altra faccia del #metoo (arimaledetto cancelletto) quella degli uomini che, a causa dell' uso «politico» che molte donne fanno del loro corpo maturano un rancore e un senso di impotenza che nei più idioti sfocia in una mai giustificabile violenza.

 

Tre. Ferradini dice che la sua canzone all' epoca era controcorrente. No. Oggi sarebbe davvero controcorrente. Oggi che il politicamente corretto ci impedisce di dire che in quel meraviglioso mistero che è il rapporto tra uomo e donna davvero sembra non possa albergare una reale uguaglianza. Non esistono leggi in amore. Basta essere quello che sei. Se sei un angelo o una carogna, con buona pace di Ferradini, sono affari tuoi.

 

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2 – MARCO FERRADINI, L’AUTORE DI TEOREMA: «NON LA RISCRIVEREI, OGGI C’È IL METOO E TROPPA VIOLENZA SULLE DONNE»

Francesca Angeleri per “Corriere della Sera – ed. Torino”

 

«Cerca di essere un tenero amante. Ma fuori dal letto nessuna pietà». E allora sì: «Vedrai che ti amerà». Ci sono canzoni che diventano delle icone senza tempo. Marco Ferradini compose «Teorema» nel 1981 dopo una cocente delusione d’amore. Per superare il dolore si rifugiò in una baita in montagna, a Macugnaga, con un amico. Quel compagno di sventure era Herbert Pagani, artista geniale e controverso morto per una leucemia fulminante a 44 anni.

 

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Nato in Libia, di religione ebraica, Pagani fu pittore, voce di Radio Monte Carlo e autore per molti cantanti famosi italiani e stranieri (sua «Les amants d’un jour» interpretata da Edith Piaf e poi da Gino Paoli, Ornella Vanoni e Milva). Venerdì 15 alle 21.30, al Folk Club di Torino, Ferradini porterà in scena «La mia generazione», uno spettacolo pensato insieme al pianista Josè Orlando, che ricorda questo artista poliedrico frettolosamente dimenticato. Teorema resta il suo manifesto e la sua fortuna. Brano a tratti controverso e a cui si riferiscono molti cliché relazionali.

 

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In tempi di #MeToo riscriverebbe «Teorema»?

«All’epoca in cui la composi era contro corrente. Se cantavi i sentimenti eri un canzonettaro. Teorema dice una verità che è anche una banalità: le persone più le tratti bene e più se ne fregano. Non pensavo che avrebbe avuto un tale successo. Furono le femministe a comprenderla per prime, volevano rapporti più forti: ok l’amore ma ogni tanto anche la guerra. Non era politicamente corretta.

 

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Credo che oggi sarebbe pericoloso come brano, probabilmente non lo riscriverei. C’è una violenza insensata verso le donne. Penso sia frutto dell’impotenza dell’uomo di accettare i propri limiti e che sfoga, frustrato, contro la meravigliosa capacità delle donne di essere mille cose insieme. Gli uomini dovrebbero adorare la loro complessità. Invece ne hanno paura e alcuni, i più deboli, le vogliono distruggere».

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La rinnega?

«Tutt’altro. È stata la mia fortuna. È stata spesso strumentalizzata, sia dagli uomini che dalle donne. Tutti ricordano il «Trattala male» e il «Nessuna pietà» ma non si soffermano sul finale che dice di lasciare aperta la porta del cuore e di evitare le strategie. Ma è il gioco. A volte è stata un po’ una galera, artisticamente parlando, ma mi ha permesso di fare il lavoro che volevo tutta la vita».

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Ha ancora voglia di cantare i sentimenti?

«La mia ultima canzone si chiama “La 500 e l’astronave”. L’uomo è come il cruscotto di una vecchia 500, rudimentale. Con due levette di acceso e spento e una grossa luce con scritto: sesso. La donna, invece, è la cabina di pilotaggio di un jumbo. Se azzecchi il pulsante giusto raggiungi la pura delizia. La vera rivoluzione è sempre fatta dalle donne. Noi mostriamo le piume colorate solo per la conquista, poi ci sediamo sul divano a bere birra».

 

Dopo Teorema si riprese dalla delusione?

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«Ho incontrato una donna fantastica che ho sposato e abbiamo una figlia, Charlotte, che è una cantautrice. Non bisogna stare con persone irrealizzate e infelici. Ricordiamoci che non siamo psicologi. Specialmente se si è degli artisti. Il rischio è perdere del tempo prezioso che va a scapito della propria persona e della propria felicità».

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