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METTI UN PO' DI MUSICA LEGGERA - IL NUOVO DOCUMENTARIO SU PARAMOUNT+ "SOMETIMES WHEN WE TOUCH" RACCONTA L'ASCESA, LA CADUTA E LA RINASCITA DEL "SOFT ROCK", IL GENERE MUSICALE CHE SI IMPOSE NEGLI ANNI '70 - PROPRIO GRAZIE ALLA SUA "LEGGEREZZA", LE CANZONI SOFT NON SI LIMITANO ROCK, MA POSSONO ESSERE TROVATE IN QUALSIASI GENERE MUSICALE - MA QUELLO CHE POCHI SANNO È CHE SPESSO E VOLENTIERI DIETRO ALLE NOTE "ZUCCHERATE" DEL GENERE, CELANO DELLE STORIE TRAGICHE… - VIDEO

Estratto dell'articolo di Luca De Gennaro per “La Stampa”

 

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[…] il vituperato «soft rock», genere musicale trasversale che negli Anni’70 impose un suono elegante, rassicurante, perfetto per la radio, che si tradusse in vendite milionarie. […] viene raccontato da un nuovo, dettagliatissimo documentario: Sometimes when we touch, in streaming su Paramount+, che unisce una infinità di materiale di repertorio a interviste con i protagonisti di allora e insospettati ammiratori.

 

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La storia è divisa in tre episodi: il Regno, la Rovina e la Resurrezione. Perché come tutti i fenomeni, anche questo ha avuto le sue fasi. Si sviluppa negli stessi anni in cui il rock regna sovrano nelle sue forme più evolute: dalla complessità del progressive alla potenza dell’hard rock, e per questo viene considerato «bubblegum music», musica usa e getta, mentre era, forse inconsapevolmente, il genere più inclusivo, si direbbe oggi, che ci potesse essere.

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Non c’erano differenze di genere, razza e orientamento musicale, sotto l’ombrello del soft rock, dove convivevano in perfetta armonia artisti inglesi, americani e mitteleuropei, da Elton John a James Taylor passando per gli ABBA, bianchi e neri, uomini, donne (da Olivia Newton John a Carole King), band (Eagles, America), artisti country (John Denver, Jim Croce), disco (Ray Parker Jr, Earth Wind & Fire) rock (Chicago, Toto) blues (Fleetwood Mac, Rod Stewart) jazz (George Benson, Al Jarreau), venerati maestri come Todd Rundgren e Steely Dan e cantanti confidenziali come Barry Manilow. In Italia si avvicinarono a quel mondo, ad esempio, Alan Sorrenti, Ivano Fossati, e Ron, che tradusse Jackson Browne e Daryl Hall & John Oates.

 

Spesso dietro alle zuccherose canzoni d’amore si nascondevano tragedie. I sorridenti Carpenters, fratello e sorella, furono vittime della dipendenza di Richard e della anoressia che portò Karen alla prematura morte nel 1983. La storia dei Fleetwood Mac, che nel 1977 pubblicano Rumours, album manifesto del soft rock e uno dei best seller di tutti i tempi, è disseminata di corna e cocaina.

 

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Captain & Tenille, marito e moglie, conducevano in tv uno show per famiglie ma erano in perenne crisi, e l’autore del brano che dà il titolo al documentario, il timido Dan Hill, scrisse Sometimes When We Touch per conquistare una ragazza che, dopo averla sentita, gli disse che era «un ragazzo troppo intenso» e gli preferì un giocatore di football. Lui aveva fallito ma la canzone diventò un successo, l’unico della sua carriera. […]

 

Era il trionfo delle voci vellutate come James Ingram e Michael McDonald, cui il documentario attribuisce il titolo di «voce ufficiale del soft rock» anche perché fu lui a cantare What A Fool Believes dei Doobie Brothers, considerata la regina del genere. L’arrivo del punk fece piazza pulita, dalla leggiadria di Love will keep us together si passò al tormento di Love will tear us apart, e il grunge dei Nirvana riportò in cima alle classifiche il rock duro.

 

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Ma quelle melodie rientrarono dalla finestra attraverso il rap, i cui produttori prendevano a piene mani dai dischi dei genitori, i De La Soul campionavano Daryl Hall & John Oates e Steely Dan, Notorious B. I. G. utilizzava Rise di Herb Alpert e Will Smith rifaceva Just The Two Of Us di Grover Washington Jr. Poi, nel 2005, la web serie satirica Yacht Rock, non solo restituiva popolarità al genere, ma coniava una definizione che ne sarebbe diventata il nuovo nome ufficiale, musica ideale per chi si gode un tramonto sulla baia sorseggiando champagne, a bordo, appunto, di un lussuoso yacht.

 

Perché nell’immaginario dell’epoca il soft rock era questo: musica per ricchi o aspiranti tali, colonna sonora dello shopping in Rodeo Drive e delle decappottabili lungo Sunset Boulevard. Il rock aveva tolto i giubbotti di pelle e e indossato i completi Armani.

 

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Negli ultimi anni i maggiori show tv da Glee a American Idol, hanno dato nuova vita a quelle canzoni, facendole tornare in circolo sulle piattaforme. Oggi i teen ager conoscono a memoria Africa dei Toto e Don’t Stop Believin’dei Journey, e lo Yacht Rock continua a vivere nella musica di artisti contemporanei, da John Mayer a The Weeknd, da Lady Gaga a Bruno Mars e Anderson. Paak, cn il suo sound raffinato, elegante, e così fieramente fuori moda.

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