
DA MORAVIA A TOTTI IL PASSO È GREVE, MA SABAUDIA RESTA L'ANTI-RIMINI: NIENTE DISCOTECHE, CENE A CASA, VILLE CALIFORNIANE-PALLADIANE-RAZIONALISTE TRA LE DUNE. E L'IMPRONTA DEL DUCE, CON GLI IMMIGRATI VENETI OGGI SOSTITUITI DAI SIKH CHE LAVORANO NEI CAMPI
Malcom Pagani per “il Fatto Quotidiano”
villa volpi di misurata sabaudia
La signora Carmen ha venduto la casa", ti dicono nella piazza del Comune e forse è la prima volta che pronunciano il suo nome. Per anni, Carmen non ancora "signora", era stata solo la giovane ragazza spagnola di "Alberto lo scrittore". La poco di buono che aveva scalzato dalla memoria Dacia Maraini. L'ultima deviazione dalla noia di Moravia.
Di questo mare appoggiato alla montagna dal profilo umano, su cui il naso di Circe è sempre svelto ad adombrarsi in coincidenza del tramonto, l' amico di Pasolini che occupava il Bar Italia "privo di frivolezze e di juke-box" e parlava con lui per ore sotto i portici, annusò in fretta unicità e splendori. La casa appena ceduta - blocchi bianchi e squadrati sulla spiaggia in omaggio all' irrazionale passione per il razionalismo di Moravia: "Crea linee metafisiche" - secondo la leggenda, venne tirata su in una sola notte all' alba degli anni 70.
Accanto alle altre. Ai sogni palladiani. Al neoclassicismo. Alle vetrate californiane affacciate sulle dune. Alla villa fatta erigere sui desideri della moglie Nathalie dal conte Giuseppe Volpi di Misurata nel '57 e proprio come la Villa Volpi immaginata da un Buzzi diverso da quello di Mafia Capitale, Tommaso, in vendita.
QUI A SABAUDIA, si cambia padrone e indirizzo. Si viene e si va. Si divorzia all' italiana, proprio come nel film che Germi girò da queste parti e se si può, si resta. Chi l' ha fatto incasella fotogrammi buoni per la conversazione postprandiale davanti al Vermentino e racconta di quando, prima di Marcello Mastroianni, a 130 chilometri, curva più curva meno, da Roma, con cospicui tratti di Pontina, deviazioni obbligate negli scempi edilizi della Latina "democratica e democristiana del dopoguerra" descritta da Antonio Pennacchi e tratta finale del viaggio a stretto contatto con il rotondismo compulsivo degli amministratori della zona.
"Le rotonde sono state costruite per mettere un freno a chi sparava il suv a 200 all' ora verso il mare", un tempo c' erano solo zanzare. Fu Mussolini a volere la bonifica. Il Duce stesso - una volta intuito che senza lo spauracchio della visita ufficiale, gli eroici coloni avrebbero potuto confondere l' urgenza dell' impresa con gli ozi suggeriti da Lucio Dalla: "Poi c' è gente che viene dal Veneto per vedere il cantante Patrizio e il suo porno comizio" - a seguire in prima persona i lavori recandosi sul luogo in motocicletta senza preavvertire.
IL FASCISMO tutto ad accompagnare riconversione e metamorfosi del territorio che la gente scesa dal nord, con braccia più forti delle tante privazioni, plasmò pezzo a pezzo. C' era l' erotismo della frontiera conquistata e c' era quello, meno celato, ma ancora assai casto rispetto al conclamato ritorno al perizoma del 2015, del corpo al sole. Antonio Zanin, patavino, giunse a Sabaudia per l' inaugurazione della città insieme al Barone Treves.
Pensò di aprire uno stabilimento balneare, vinse l' appalto tra centinaia di concorrenti e sulla battigia ancora vergine, tirò su i bagni Zanin proprio oltre il lago di Paola, nel 1934. All' epoca, i cantieri Posillipo e il ponte Giovanni XXIII costruito trent' anni più tardi da Giorgio Morandi per unire città e spiaggia erano meno di un' ipotesi. Si aspettava una barca seduti sul muretto circondato dalle felci, si navigava sulla riva opposta del Lago di Paola dove superata la biglietteria e scalati i molti gradini utili a scavallare la duna verde, si riemergeva sul lungomare.
Allora era privo di abitazioni. Oggi, alle spalle dei turisti che tra uno stabilimento e un tratto di spiaggia libera godono del più bel mare dell' intero Lazio a pari merito con la sudista Sperlonga, un ciuffo di fortunati protetti dalle volte felici disegnate da Pedini o da Busiri Vici, apre la porta di casa e si trova nello stesso sogno che faceva da quinta alle gelosie di Alberto Sordi e alle incerte architetture sentimentali di Monica Vitti in Amore mio aiutami. Le Corbusier, è vero, visitate Littoria e Sabaudia mandò una nota a Bottai perché avvertisse Mussolini.
Voleva metter mano al piano urbanistico, disegnò più di uno schizzo, ma come nelle canzoni di Battiato: "È meglio un imbianchino di Le Corbusier", nell' Agro Pontino si preferì la calce viva all' esterofilia. Anche oggi, stranieri pochi. La comunità Sikh, certo, perfettamente integrata (il Comune permette feste in piazza e gli indiani, i nuovi veneti allevati dai discendenti di chi calò nelle paludi negli anni 20 spargono fiori sul selciato e poi ripuliscono fino all' ultimo bocciolo) e poi, più in là dei frusinati, intruppa, aristocratici e non, i romani.
Informazione, ricchezze, ambizioni politiche. Roberto D' Agostino, i Rebecchini, Corrado Passera con tanto di paparazzo a tutte le ore ormai mutato in parente acquisito. Presidenti di squadre di calcio con appendici cinematografiche (oggi c' è Ferrero in affitto, ieri Cecchi Gori), ma più nessuna Deneuve né alcuna Soraya. Di principesco c' è il riposo. Il panorama. L' orizzonte su Ponza. Lo spettacolo dell' infinito.
Senza artifici né giochi d' artificio, Sabaudia è l' anti Rimini. Percepibile assenza di discoteche, molte cene tra amici, ritmi di vita dettati dalle onde (che sospinte dal Maestrale si alzano e gonfiano il mare come se si fosse davanti a un graffio di Atlantico), luci chiuse in fretta, evasioni al ristorante, sport e trascinate nel traffico delle frazioni, soste dovute ai tempi pagani: "A La Cona c'è il cremolato più buono della regione".
VIZI INGENUI e familiari, perfettamente consequenziali alle foto d' epoca. Il matrimonio di Gina Lollobrigida con Milko Skofic, anno 1956. La befana dell' anno successivo con la diva in posa. Bertolucci che fa i sopralluoghi in pastrano per La Luna, Agnelli con il collo alto in primavera, Anita Ekberg dedolcevitizzata, Carlo Croccolo che mangia da Saporetti, Walter Chiari e Maurizio Costanzo che parlano con il capostipite, Giulio, e fumano aspettando lo spaghetto.
Oggi tatuaggi, passeggiate e foto a Totti nel weekend. Solo raramente, nonostante ministri e deputati a Sabaudia siano generosamente apparsi nel corso delle ere, le pagine estive dei quotidiani hanno riservato al luogo l' importanza politica di una piccola Rapallo.
Qualche modesto lazzo su Veltroni accaldato con un ombrellone in mano, due cronache stinte dei tempi di De Michelis, una sottominaccia a Roberto Saviano con tanto di simbologia ornitologica.
Qui la paura ha il volto dei furti notturni (proprio Flavia, la moglie di Veltroni, venne narcotizzata e derubata nottetempo) e anche la cappa cupa del delitto del Circeo (un' associazione immediata di idee, quasi nominale) è via via evaporata lasciando al luogo solo le proprie colpe e ad assassini, orrori e mostri il sonno paludoso della coscienza senza ragione.
veltroni sabaudia corriere1
nesta sabaudia
(4 - continua)
PASSERA CON LA MOGLIE GIOVANNA SALZA
PASSERA CON LA MOGLIE GIOVANNA SALZA
totti ilary blasi al mare
SABAUDIA- CORNACCHIE MAFIOSE