libri autoprodotti

A VOSTRE SPESE: MORITE DALLA VOGLIA DI PUBBLICARE UN LIBRO? PAGATE! MORAVIA SBORSÒ 5MILA LIRE PER “GLI INDIFFERENTI”, SVEVO SI PAGÒ 3 ROMANZI, WHITMAN E POUND LE PRIME POESIE. LEWIS CARROL LA SUA "ALICE"

COVER LIBRO A PROPRIE SPESECOVER LIBRO A PROPRIE SPESE

Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

Nessuno può immaginare dove arriverà il self publishing (oggi il 90% dei libri di poesia in Italia è autoprodotto). Ma è certo che ha un grandissimo avvenire dietro le spalle. La storia è piena di casi di successo. Autopubblicate, autopubblicate! Qualcosa resterà.

 

Cosa porta un autore a voler pubblicare ciò che ha scritto - un romanzo, dei racconti, una raccolta di versi - a tutti i costi, costi quel che costi, per veder il proprio nome sulla costa di un volume in bella mostra?

 

Cosa spinge uno scrittore a pubblicare in proprio, pagando direttamente lo stampatore o sostenendo tutte le spese di un editore già sul mercato? Difficilmente il desiderio di guadagnare soldi, di solito quelli si spendono e basta. Piuttosto qualcos' altro... Vanitas vanitatum et omnia vanitas. Il fatto è che a quasi tutti coloro che ci sono passati, beffa del destino ciano-grafico e baro, è rimasta solo la vanità.

 

A pochissimi altri invece è stata riservata la gloria. Ma chi furono gli autori, oggi famosi, che scelsero l' auto-pubblicazione? E come? E con quali cifre?

Tutto ciò lo racconta benissimo lo studioso di storia editoriale Lucio Gambetti nel saggio - breve ma ricchissimo di notizie - A proprie spese , pubblicato in questo caso a spese delle edizioni Unicopli (pagg. 82, euro 10; prefazione di Andrea Kerbaker). Sottotitolo: «Piccole vanità di illustri scrittori».

 

Vanitas vanitatum et omnia vanitas . Gli anglosassoni la chiamano vanity press o vanity publishing , i francesi parlano di edizioni à compte d' auteur , mentre gli italiani preferiscono usare l' acronimo «aps», a proprie spese, appunto. Oops... a proposito.

 

MORAVIAMORAVIA

Dalla casa editrice Alpes di Milano, nel 1929, usciva il romanzo Gli indifferenti per cui l' allora sconosciutissimo Alberto Moravia (destinato a divenire uno dei più pagati scrittori italiani del Novecento) dovette sborsare la somma, per l' epoca non indifferente, di 5mila lire. Dell' esempio illustre di Moravia se ne ricorderà Giorgio Dell' Arti quando sul mensile Wimblendon , siamo nel 1990, lanciò la rubrica dedicata ai testi scritti dai lettori: «La Gente Che Scrive». Lo slogan era: «Morite dalla voglia di pubblicare? PAGATE».

 

Alberto MoraviaAlberto Moravia

E furono in tanti a pagare nella storia del libro. Qualcuno già famoso, come Ludovico Ariosto. Il quale decise di diventare editore di se stesso quando (l' anno è il 1532) per la terza edizione del suo Orlando , furioso di avere a che fare con edizioni pirata, decise di stroncare il fenomeno: per saturare il mercato si fece stampare una tiratura di 3mila copie, una mostruosità per l'epoca: gliene rimasero sul gobbo 2mila, che quasi lo mandarono sul lastrico.

 

GIOVANNI VERGAGIOVANNI VERGA

Ma la stragrande maggioranza degli auto-pubblicati erano, almeno in quel momento, anonimi. Edgar Allan Poe, nel 1827, studente per nulla modello all' Università della Virginia, si rivolse a un tipografo commerciale di Boston che non aveva mai stampato un libro prima di allora e lo incaricò di pubblicare nove sue poesie: dai torchi uscì un volumetto di 40 pagine tirate in una cinquantina di copie col titolo Tamerlane and Other Poems . Poe non volle il nome in copertina. E lo fece passare come opera di «A Bostonian». Anche Nathaniel Hawthorne si fece pubblicare la prima opera (il romanzo Fanshawe ) nel 1828, anche lui a Boston, anche lui anonimo.

ezra pound DOPO L ARRESTO NEL QUARANTACINQUE ezra pound DOPO L ARRESTO NEL QUARANTACINQUE

 

Ma, rispetto a Poe, fu così scontento del risultato che poco dopo chiese indietro le copie che aveva regalato ad amici e parenti per distruggerle, mentre a quelle rimaste nel magazzino dell' editore ci pensò un incendio (i rarissimi volumi sopravvissuti oggi valgono 20mila dollari). E a proposito di edizioni anonime.

 

Persino Walt Whitman nel 1855 si auto-stampò senza nome in copertina la prima smilza edizione di Foglie d' erba (molto elegante: il ragazzo aveva lavorato tre anni in una tipografia e conosceva il mestiere). E a proposito di giganti della poesia, persino Ezra Pound dovette arrangiarsi da sé per la sua prima raccolta di versi. Rifiutata in America, se la pagò coi pochi dollari che aveva in tasca appena sbarcato in Europa: nel 1908, in un' oscura tipografia veneziana, tirò 150 copie di A lume spento utilizzando la carta avanzata da una precedente pubblicazione... Il resto è storia. Della letteratura.

Ogni libro, una storia. E che storie.

 

C' è quella di Lewis Carroll, il quale prima fa rilegare il manoscritto della sua favola di Alice per donarlo alla sua amichetta Alice Pleasance Liddell, poi capisce che potrebbe guadagnarci qualcosa e si autoproduce una prima pubblicazione, ampliata e illustrata da John Tanniel, che fa distruggere perché di qualità scadente, e infine una seconda che nel giro di un anno lo fa rientrare di tutte le spese, e subito fa il giro del mondo. Poi c' è la storia stranota di Marcel Proust: rifiutato dai grandi editori, nel 1913 si rivolse a un editore specializzato in auto-pubblicazioni, Bernard Grasset, per far stampare la prima parte della Recherche (pagò 1750 franchi).

SVEVOSVEVO

 

svevo coversvevo cover

E c' è quella meno nota di Giovanni Verga: nessuno voleva saperne dei suo romanzo polpettone I carbonari della montagna e così si fece dare mille lire dal padre - molto scettico - per farselo stampare (in quattro volumi!) da due diversi tipografi di Catania. Una copia la spedì a Dumas, gran parte della tiratura rimase invenduta e alla fine non ne parlò nessuno. Del resto padri pietosi furono anche quelli di D' Annunzio (che coprì le spese della prima plaquette del Vate) e di Giovanni Comisso (che di suo dovette vendere un impermeabile).

 

oreste del buono FOTO ADRIANO ALECCHI oreste del buono FOTO ADRIANO ALECCHI italo svevoitalo svevo

Ceto, per chi era ricco di famiglia - o almeno abbiente - le cose furono più facili. Italo Svevo si dice non avesse abbastanza soldi per continuare gli studi universitari, ma ne ebbe abbastanza per accollarsi le spese di stampa sia del primo romanzo Una vita nel 1892 (tiratura: mille copie presso un libraio-editore triestino), sia del secondo, Senilità nel 1898 (un vero fallimento sia sul piano commerciale sia critico), sia, vent' anni dopo, da Cappelli, del terzo: La coscienza di Zeno . Lo sponsor però a quel punto era James Joyce e tutto fu più facile.

 

Molto difficile, invece, fu il rapporto di Oreste Del Buono con un racconto che scrisse nel 1969. Prima, col titolo La fine del romanzo , lo mette in un' antologia Mondadori di racconti gialli.

 

oreste del buono oreste del buono

Poi se lo fa pubblicare come romanzo da Einaudi, dove lavora, però si pente subito e allora si compra l' intera tiratura per mandarla al macero. Quindi ci rimette le mani e lo ripropone di nuovo a Einaudi, che lo fa uscire nel 1978 ( Un' ombra dietro il cuore ), ma quando lo scrittore riceve la copia staffetta comincia a sentire un senso di nausea («Ho riassaporato il mio boccone di petit madeleine di merda», dirà in seguito) e così, pagando sei milioni di lire, blocca la distribuzione e manda tutto di nuovo al macero (pochissime copie sopravvivono in mano a qualche fortunato bibliofilo).

 

LIBRI AUTOPRODOTTILIBRI AUTOPRODOTTI

Fino a quando, dopo altre riscritture, dubbi e una bella faccia tosta, lo rifila a un altro editore, Longanesi, che lo porta in libreria nel 1980 col titolo Se io mi innamorassi di te . Il libro non vendette molto, anzi. Ma Del Buono liquidò così la sua ossessione. A proprie spese.

oreste del buono oreste del buono oreste del buono oreste del buono oreste del buono e pasolini oreste del buono e pasolini

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...