mughini cazzullo

LA VERSIONE DI MUGHINI - CARO CAZZULLO, NON CAMBIEREI UNA VIRGOLA DEL TUO LIBRO SUI MASSACRI DEL NAZIFASCISMO. MA QUELLA FU GUERRA CIVILE, NON RESISTENZA - I DUE FRONTI NON HANNO LA STESSA VALENZA MORALE, MA BISOGNA RACCONTARE LA STORIA DELLE CENTINAIA DI MIGLIAIA CHE COMBATTERONO PER SALÒ

Aldo Cazzullo e Francesco Guccini Aldo Cazzullo e Francesco Guccini

Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

 

Caro Dago, permettimi di rivolgermi al mio amico Aldo Cazzullo, di cui ho appena finito di leggere le possenti 400 pagine edite da Rizzoli e dedicate al “sangue” di chi tra settembre 1943 e aprile 1945 insorse contro la tragica combutta nazifascista. Gli anni dei massacri compiuti da da SS ma talvolta anche da militi italiani che portavano il marchio di Salò. Gli anni in cui ragazzi italiani di 16 e 17 anni mettevano il cappio al collo di “banditi” italiani che stavano per essere impiccati. Gli anni in cui sacerdoti, donne, bambini, ebrei vennero massacrati perché colpevoli di avere dato un pane o un rifugio a quelli che avevano detto di no a Salò.

ALDO CAZZULLO FOTO ANDREA ARRIGA ALDO CAZZULLO FOTO ANDREA ARRIGA

 

Gli anni della macelleria di soldati e ufficiali italiani a Cefalonia, dell’orrore di Marzabotto, delle Cave Ardeatine dove li misero in fila a ucciderli a cinque alla volta.

 

Gli anni del sacrificio del partigiano di Giustizia e libertà Willy Jervis (che scrisse alla moglie con una punta di spillo la sua ultima lettera prima di essere fucilato), della trentasettenne fiorentina Anna Maria Enriques Agnoletti che i nazi acciuffarono il 12 maggio 1944 senza che lei avesse mai sparato un colpo e che torturarono per una settimana prima di ucciderla con un colpo di pistola al volto, di quel Sabato Martelli Castaldi (nome di battaglia “Tevere”) che a 36 anni era stato il più giovane generale di brigata aerea d’Italia e che nel settembre 1943 sparò contro i tedeschi a Porta San Paolo a Roma per poi entrare nella Resistenza e che i nazi torturarono per 67 giorni quando lo presero e prima di ucciderlo alle Ardeatine. E mille altri ancora.

aldo cazzullo possa il mio sangue servirealdo cazzullo possa il mio sangue servire

 

E con tutto questo a capire l’orrore e la dinamica di quegli anni, confesso che io preferisco usare il termine “guerra civile” che non il termine “Resistenza”, e forse in questo mi discosto dalla sensibilità generazionale e intellettuale di Aldo Cazzullo. Uno che da piemontese i luoghi e i nomi della Resistenza li ha avuti dirimpetto da ragazzo. Nella mia adolescenza catanese dei primi anni Cinquanta, di fascismo e antifascismo c’erano pochissime tracce se non quel podestà che l’ex fascista Vitaliano Brancati aveva sbeffeggiato in un suo celeberrimo romanzo.

 

giampiero mughinigiampiero mughini

A me l’antifascismo venne dai libri, da un piccolo libro feltrinelliano dove si raccontava la vicenda e la morte del gappista comunista Dante Di Nanni, dalla lettura delle lettere dei condannati a morte della Resistenza. Certo è che la prima volta che feci una filippica in pubblico, ero di un “antifascismo” totale e sistematico e minaccioso anche. Credo fosse il 1960, mese più mese meno. Ne ebbi dai miei compagni di generazione un lunghissimo applauso di approvazione.

 

fosse ardeatinefosse ardeatine

Credo sia stata la prima e ultima volta. Da allora in poi cominciò tra me e loro un bisticcio il cui caposaldo era il dogma dell’ “antifascismo” come di un chiavistello che apre tutte le porte, che ti aiuta e ti solleva moralmente nel presente, con quella loro nenia “Resistenza ora e sempre”, un marketing intellettuale ostinato e stucchevole quanto nessun altro.

 

CHURCHILL ROOSEVELT STALIN CHURCHILL ROOSEVELT STALIN

Aldo, comprendimi. Io non cambierei una virgola di quel che tu scrivi dei morti fucilati, dei torturati, degli ebrei braccati, delle prigioniere umiliate e violate, dei bambini su cui tirare al bersaglio. Solo che stiamo parlando di un tempo remotissimo in cui nulla di nulla assomiglia al presente. Di più, in cui nulla di nulla può essere giocato nel presente. Che vuoi giocare nel presente del fatto che i nazi attaccarono la Russia comunista e che gli angloamericani si allearono con Stalin a combattere le orde nazi e mandarono camion e altro ai difensori di Stalingrado, e fecero benissimo, e poi accadde che nel loro contrattacco i russi si papparono il cuore dell’Europa e la tragedia del comunismo reale è durata quattro volte di più del regime hitleriano? Sono cose che sai benissimo.

 

dario fo tra i repubblichini  paracadutistidario fo tra i repubblichini paracadutisti

Guerra civile? Sì, credo di sì. Sei tu che scrivi che i sacerdoti ammazzati dai fascisti furono 120 e quelli ammazzati da partigiani 100. Se non è guerra civile questa, né più né meno che in Spagna tra 1936 e 1939. I combattenti dell’una e dell’altra parte sono per questo equivalenti, hanno la stessa valenza morale? Non sta in cielo né in terra. Quelli che andarono a combattere dalla parte di Salò avevano torto marcio.

 

Solo che erano centinaia e centinaia di migliaia – il mio amico Carlo Mazzantini uno di loro –, erano italiani che facevano parte della storia d’Italia e che vanno raccontati per bene. Italiani come quel Mario Sironi di cui racconti e che venne intercettato dal partigiano Gianni Rodari a un posto di blocco (mi pare di ricordare che lo stesso Rodari, di cui ero collega al “Paese Sera”, mi avesse raccontato l’episodio), e Sironi gli diede la sua carta di identità, e Rodari gli chiese se lui fosse il pittore delle periferie urbane milanesi e poi lo lasciò passare. Sì, una guerra civile in cui ciascuno risponde di quello che ha fatto.

 

IL COMMISSARIO LUIGI CALABRESI IL COMMISSARIO LUIGI CALABRESI

La tragedia della mia generazione, caro Aldo, è che in molti ci provarono a bissare sotto forma di tragica farsa la tragedia del 1943-1945. Gli uni e gli altri ricominciarono a braccarsi. E su un giornale dell’estrema sinistra venne pubblicato il brano del libro di Giovanni Pesce (il comandante dei Gap di Torino e di Milano) in cui raccontava com’era andato incontro a un criminale fascista e lo aveva ucciso per strada. Quel giornale ripubblicò il brano di Pesce all’indomani dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi. A dire come vanno fatte le cose. O no?

 

Caro Aldo, ci ho messo anni e anni a contrappormi frontalmente al dogma dell’antifascismo duro e puro. Tu hai pubblicato il tuo libro-intervista con Edgardo Sogno nel 2000. Quando io incontrai Sogno e ne lodai l’eroico combattente che era stato, e questo quindici anni prima, pronunciare laudativamente il nome di Sogno era come bestemmiare in pubblico. Tu pubblichi quella meravigliosa lettera di un condannato a morte della Resistenza in cui si rivolge a un tenente di Salò che in tribunale aveva testimoniato a suo favore e lo ringrazia della sua lealtà.

 

GIAMPIERO MUGHINI COMPAGNI ADDIOGIAMPIERO MUGHINI COMPAGNI ADDIO

Ebbene quella lettera io l’avevo messa nel “Compagni addio” del 1987, il libro per cui in molti mi tolsero il saluto. E quando in quello stesso anno lasciai “l’Europeo” in cui avevo lavorato 9 anni, avevo appena scritto un articolo su un libro che raccontava quello che i soldati dell’Armata Rossa avevano fatto alle popolazioni civili tedesche negli ultimi mesi della guerra.

 

L’articolo era destinato alla sezione culturale del settimanale, il cui capo servizio era allora un comunista. L’articolo non venne mai pubblicato. Erano questi i tempi, o per lo meno sono stati i miei tempi. Spero di non averti annoiato, caro Aldo. Spero di leggere ancora tanti tuoi libri. Lo dico con invidia. Io la mia cantina l’ho purtroppo esaurita.

 

 

GIAMPIERO MUGHINI

 

Ultimi Dagoreport

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DIGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…