
IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - PAOLO BONACELLI CI LASCIA A 88 ANNI, DOPO UNA VITA PASSATA TRA CINEMA E TEATRO, E CREDO CHE SIA MOLTO DIVERTITO GIRANDO PIÙ DI 130 FILM - È DIVENTATO POPOLARE, ANZI POPOLARISSIMO PER UNA BATTUTA, DIVERTENTE, IN “JOHNNY STECCHINO” DI ROBERTO BENIGNI: “LA VERA PIAGA DI PALERMO È… IL TRAFFICO”, CHE PERÒ COSÌ COME È NEL FILM LA SAPEVA DIRE SOLO LUI, MISCHIANDO UN FINTO PALERMITANO COL TONO NASALE DA GANGSTER COCAINOMANE. E’ FORSE IL PRIMO ATTORE ITALIANO A SNIFFARE COCAINA, SULLO SCHERMO, FACENDOLA PASSARE PER “MEDICINA PER IL DIABETE”... - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Ricordate la piaga maggiore di Palermo? Il traffico… ovviamente. Paolo Bonacelli, che ci lascia a 88 anni, dopo una vita passata tra cinema e teatro, e credo che sia molto divertito girando più di 130 film, che comprendono capolavori come “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini, “Milarepa” di Liliana Cavani, “Mission Impossible III” di J.J.Abrams, “L’eredità Ferramonti” di Mauro Bolognini, “Panni sporchI” di Elio Petri, passando da personaggi come Charles Bovary a Lescaut, da Enrico IV a Oblomov a teatro, è diventato popolare, anzi popolarissimo per una battuta, divertente, in “Johnny Stecchino” di Roberto Benigni.
roberto benigni e paolo bonacelli in johnny stecchino
Quella appunta del “traffico”, che però così come è nel film la sapeva dire solo lui, mischiando un finto palermitano col tono nasale da gangster cocainomane. E’ forse il primo attore italiano a sniffare cocaina, sullo schermo, facendola passare per “medicina per il diabete” in una serie di sequenze epocali che termina con un geniale "Adesso lo zio prende tanta 'medicina' così mangio tutta la totta che voglio".
massimo troisi paolo bonacelli e roberto benigni in non ci resta che piangere
Vero è che Benigni gli aveva fatto interpretare anche un divertente Leonardo Da Vinci nel precedente “Non ci resta che piangere”, ma con questo buffo personaggio di gangster cocainomane siciliano ci fa ridere anche solo se dice “minchia!”. Ma solo lui avrebbe potuto chiudere la carriera passando dal professore che si esprime in greco antico in “Comandante” di Edoardo De Angelis al vecchio prete freddato in “In the Hand of Dante”, superflop superstracult di Julian Schnabel.
Nato a Civita Castellana nel 1937, Paolo Bonacelli studia all’Accaddemia d’Arte Drammatica e fa il suo esordio sulle scene sotto la direzione di Vittorio Gassman in Questa sera si recita a soggetto” e in tv con “I grandi camaleonti” di Zardi. A teatro lo troviamo attivo nel Teatro Stabile di Genova, diretto da Luigi Squarzina in “Il diavolo e il buon dio”, e poi pronto a fondare con Carlotta Barilli la Compagnia del Porcospino. Reciterà fino ai primi anni duemila, “Enrico Iv”, “Il malato immaginario”.
Tra cinema e tv vanta una filmografia sterminata, anche perché, sia negli anni ’60 che negli anni ’70, passa dal cinema comico a quello storico a quello impegnato con una disinvoltura totale. Come del resto farà anche dopo. Sempre curioso, divertito, duttile. Recita nel parodistico "Psycosissimo" di Steno con Tognazzi e Vianello, in “Cadavere per signora” di Mario Camerini, nello spy all’italiana “Supervene chiama Cairo” di Umberto Lenzi. Lega con Vittorio Gassman a teatro e anche al cinema con buoni ruoli in “La congiuntura”, “Le piacevoli notti”, "L'arcidiavolo".
paolo bonacelli in fuga di mezzanotte
Non lo notiamo in “Il padre di famiglia” di Nanni Loy, ma era lui stesso a vantarsi di aver fatto un terribile ruolo di marito impotente, il Duca di Stratford,di Paola Tedesco in “Lady Barbara” di Mario Amendola. Gira con Jerzy Kawalerowicz nel disastrato “Maddalena” con Lisa Gastoni, con Italo Zingarelli in “Una prostituta al servizio del pubblico e in regola con le leggi dello stato” con Giovanna Ralli, con Luciano Salce in “Io e lui”.
Lo salva, ma fino a un certo punto, il cinema d’autore, “Milarepa” di Liliana Cavani, poverissimo, “Giordano Bruno” di Giuliano Montaldo, “Anno Uno” di Roberto Rossellini. Ruoli che lo porteranno a quello maggiore del Conte di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pasolini, che gli apriranno di fatto, assieme ai film di Mauro Bolognini, “Fatti di gente per bene” e “L’eredità Ferramonti”, le porte anche del cinema internazionale.
Lo troviamo così come Rifki in “Fuga di mezzanotte” di Alan Parker, in “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi, nel “Caligola” di Tinto Brass prodotto da Bob Guccione. E in Francia, in film come “Le guignolo” di Georges Lautner. Negli anni ’80 è però il successo di “Non ci resta che piangere” di Troisi e Benigni a rilanciarlo anche in ruoli comici. Alterna così film duri in “Mamma Ebe” di Carlo Lizzani e “Un complicato intrigo di vicoli e delitti” di Lina Wertmuller, dove però fa una morte un po’ grottesca, a "Rimini, Rimini” di Sergio Corbucci, “Topo Galileo” di Francesco Laudadio con Beppe Grillo, a “Taxisti di notte” di Jim Jarmusch.
Fino al suo capolavoro comico che è il gangster malato di “diabete” in “Johnny Stecchino. Da lì può interpretare di tutto. “Io speriamo che me la cavo” di Lina Wertmuller, “Vacanze di Natale 95” di Neri Parenti, “Panni sporchi” di Mario Monicelli. Prende il posto scritto da Vincenzo Cerami per Alberto Sordi in “A.A.A. Achille” di Giovanni Albanese, e torna al cinema internazionale con “Mission Impossible III”, “The American” di Anton Corbijn.
E’ un credibilissimo Ennio De Concini in una delle scene più riuscite di “Notti magiche” di Paolo Virzì. E le sue apparizioni, vecchio e malandato, in “Comandante” di Edoardo De Angelis e in “In the Hand of Dante”, ci avevano un po’ immalinconito. Ma già vederlo in scena non poteva che farci piacere.
Paolo Bonacelli
Paolo Bonacelli
leonardo paolo bonacelli non ci resta che piangere
paolo bonacelli
vladimiro polchi corrado augias paolo bonacelli
paolo bonacelli 6
paolo bonacelli foto di bacco
Paolo Bonacelli
Paolo Bonacelli
paolo bonacelli 3