
IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - SE NE È ANDATA MARTINE BROCHARD, 79 ANNI, BRAVISSIMA E BELLISSIMA ATTRICE FRANCESE CHE TROVÒ NEL CINEMA ITALIANO DEGLI ANNI ’70 UNA NUOVA CASA, DOPO UNA LOTTA DI ANNI CON UN MALE INCURABILE VISSUTA SEMPRE UN SORRISO - BELLA, ELEGANTE, BRAVA E PREPARATA, SI ADATTÒ A QUALSIASI RUOLO E A QUALSIASI GENERE, CON LA SUA ELEGANZA E LA SUA “MESTA FINEZZA”, COME NOTAVA FRANCESCO SAVIO. ERA DI UNA SIMPATIA E DI UNA GENTILEZZA DAVVERO RARE… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Se ne è andata, dopo una lotta di anni con un male incurabile vissuta sempre un sorriso, Martine Brochard, 79 anni, bravissima e bellissima attrice francese che trovò nel cinema italiano degli anni ’70, passando da un genere all’altro, una nuova casa.
Bella, elegante, generosa, dopo gli esordi giovanissima con René Clement, “Parigi brucia?”, François Truffaut, “Baci rubati”, con Robert Lapoujade, “Le socrat”, tutti grandi film che la avrebbero forse destinata a un successo in patria, la ritrovammo nel nostro cinema in film completamente diversi.
“Armiamoci e partite” di Nando Cicero con Franco, Ciccio e Philippe Clay, sorta di remake comico di “La grande guerra”, “Trastevere” di Fausto Tozzi con Nino Manfredi, “Le monache di Sant’Arcangelo” di Domenico Paolella, “La ragazza fuoristrada”, “Milano trema: La polizia vuole giustizia” di Sergio Martino con Luc Merenda, ma soprattutto “La governante”, adattamento della commedia di Vitaliano Brancati diretta da Gianni Grimaldi, che le dette grande popolarità e ne fece una icona della commedia erotica del tempo.
lando buzzanca martine brochard il domestico
«Diventai quasi subito popolarissima come protagonista de La governante, dal romanzo di Brancati. Mi consolidò nella parte di lesbica chic già interpretata nei miei film da monaca.», ricordava la attrice. La troviamo, nelle follie del cinema italiano del tempo, il prison movie di Brunello Rondi “Prigione di donne” con Marilù Tolo e Erna Schurer. Nel divertente “Il domestico” di Luigi Filippo D’Amico con Lando Buzzanca, col quale fece spesso coppia.
Parlando de “Il fidanzamento” diretto da Gianni Grimaldi, Francesco Savio, su Il Mondo, nota: «Perché il personaggio di Mirella (cui Martine Brochard dona una mesta finezza) riuscisse realmente significante, ci volevano un altro regista, altro dialogo, e soprattutto altro protagonista. Lando Buzzanca ha il potere – invidiabile, commercialmente – di rendere pedestre tutto quello che tocca». Passa al giallo all’italiana con l’ottimo “Gatti rossi in un labirinto di vetro” di Umberto Lenzi, nel poliziesco con “Fango bollente”, torna alla commedia erotico con “Quel movimento che mi piace tanto” di Franco Rossetti.
Il film più folle che accetta fu forse “Il solco di pesca”, commedia erotica ambiziosa sul sedere femminile diretta da Maurizio Liverani dove divide le scene di nuda con Gloria Guida. Perché lo fece? «Maurizio era strano, una persona molto colta e molto ironica; io però, quando me lo propose, non ero molto convinta, non avevo voglia di farlo…
martine brochard il solco di pesca
Poi ho visto Sai cosa faceva Stalin alle donne? e l’ho trovato molto divertente, per cui mi sono detta: Beh, se è così, perché no? Proviamo!... Io avrei voluto però una cosa molto più ironica di quella che è venuta fuori. Mi ricordo che in questo film c’era un attore che faceva teatro d’avanguardia e Maurizio mi raccontò di lui che una volta, durante uno spettacolo, si buttò giù dal palco e battè la testa».
Grande Emilio Cigoli, il più celebre doppiatore italiano del tempo, che guarda il sedere della Brochard e commenta: «Ecco, lo sapevo, mutandine risucchiate nel solco di pesca. Vergogna. Solo il demonio poteva inventare certi indumenti». In realtà erano anni assurdi dove la commedia erotica poteva coesistere tra teatro d’avanguardia e cinema d’autore.
Gira in Francia “Una donna alla finestra” di Pierre Grenier Deferre, è protagonista di “Frou Frou del tabarin” di Gianni Grimaldi, del tardo western “Mannaja” di Sergio Martino con Maurizio Merli con la mannaja in mano pronto a tagliar mani dei cattivi. E’, assieme a Claude Jade, Carole Chauvet e Eleonora Giorgi, una delle protagoniste, sempre nude, del pensieroso “Una spirale di nebbia” di Eriprando Visconti, tra i rari film che portano la firma dell’artista Fabio Mauri.
Con Riccardo Freda gira “Murder Obsession” e con Silvio Amadio gira l’oggi invedibile “Il medium”, tratto dal romanzo di Demofilo Fidani. Con il marito, il regista teatrale Franco Molé, gira l’interessante “L’ebreo fascista”. Ma la troviamo anche nei più sbarazzini “I miei primi 40 anni” di Carlo Vanzina e in “Paprika” di Tinto Brass dove è Madame Colette.
Luciano Martino la vuole per il suo raro film da regista, “In camera mia”, Tinto la richiama per “L’uomo che guarda”. In realtà ha sempre lavorato, anche nelle serie tv, in “I ragazzi della terza C” per la Rai e in quelli di Alberto Tarallo per Mediaset, “Il peccato e la vergogna”. In tv ha lavorato moltissimo, perfino in “Per chi suona la campanello” col Bagaglino. Brava, bella, preparata, tra le attrici che si imposero negli anni della commedia più scandalosa, si adattò a qualsiasi ruolo e a qualsiasi genere, con la sua eleganza e la sua “mesta finezza”, come notava Francesco Savio. Era di una simpatia e di una gentilezza davvero rare.
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