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“NETFLIX HA DEBITI SOLO PER PRODURRE DI PIÙ” - PARLA IL CAPO DELLA COMUNICAZIONE DEL COLOSSO DELLO STREAMING A PROPOSITO DEI 20 MILARDI DI PASSIVO - E INTANTO PIAZZA IL COLPO GROSSO INGAGGIANDO LA REGINE DELLE SERIE TV DELLA "ABC", SHONDA RHIMES - VIDEO

 

Gianmaria Tammaro per “la Stampa”

 

SHONDA RHIMESSHONDA RHIMES

Shonda Rhimes, volto storico della tv, autrice di successi come Grey' s Anatomy , Scandal e Le regole del delitto perfetto, lascia la Abc per passare a Netflix. È un colpo grosso e importante, che non fa altro che aumentare la curiosità su un fenomeno che con i suoi pro e i suoi contro resta difficile da analizzare. Per raccontarlo bisogna partire da quello che sappiamo. Dai numeri. Per esempio dal debito che ha contratto. «Il Los Angeles Times in un articolo afferma che Netflix ha un debito di 20 miliardi di dollari. Ma non è così». Yann Lafargue è Corporate Communication Manager EMEA di Netflix. Si occupa di comunicazione per la piattaforma di streaming ed è di base ad Amsterdam, negli uffici olandesi della società.

 

SHONDA RHIMES 2SHONDA RHIMES 2

I 20 miliardi citati dal giornale californiano in realtà si dividono in debito effettivo, necessario alla compagnia per continuare a lavorare, e in obbligazioni sui contenuti. «Il vero debito - dice Lafargue - è di circa 4.8 miliardi di dollari, un debito non importante se rapportato con i guadagni quadrimestrali. Poi ci sono le obbligazioni che ammontano a circa 15 miliardi di dollari» e che servono per pagare le licenze dei titoli dell' archivio di Netflix. «Continuiamo a contrarre debiti solo per produrre di più. E più produciamo, più persone si abbonano». Al momento gli abbonati di Netflix hanno superato i 100 milioni. Per essere più precisi: i 103.95, raggiunti lo scorso 17 luglio. Il merito è della crescita costante in tutti i paesi in cui la piattaforma è presente. «In ogni mercato c' è sempre qualche nuovo progetto in via di sviluppo - spiega Lafargue -. Siamo sempre alla ricerca di idee interessanti e di bravi storytellers». Anche in Italia? «Sì, certo. Ora non posso fare nessun nome ma c' è una discussione continua».

SUBURRASUBURRA

 

A settembre ci sarà il lancio di Suburra , prima produzione italiana, che verrà presentata alla Mostra di Venezia, il posto migliore - dice Lafargue - per mostrare i nuovi contenuti: «Due anni fa, il primo film di Netflix, Beasts of No Nation , fece il suo debutto proprio lì». E contrariamente a Cannes, dove a maggio si è consumata l' ennesima polemica, a Venezia Netflix si sente la benvenuta: «Non abbiamo mai avuto discussioni del tipo "bisogna far vedere il film in sala prima di poterlo caricare sulla vostra piattaforma". Per noi è perfetto». A parte Suburra , a Venezia verrà presentato anche Our Souls at Night con Robert Redford e Jane Fonda.

 

suburrasuburra

Perché i film, ribadisce Lafargue, sono l' altra parte importante del modello di Netflix: «Ne abbiamo moltissimi in lavorazione e in arrivo. Stiamo sviluppando storie che Hollywood non è più interessata a raccontare. Hanno paura dei rischi. E quello su cui puntano sono sempre le stesse storie e gli stessi franchise come Fast and Furious . Noi ci prendiamo i nostri rischi». Sul rumor, serpeggiato qualche giorno fa, di vedere Netflix anche nell' editoria Lafargue è piuttosto deciso: «Il nostro core business restano le serie e i film». Ma ora che la piattaforma di streaming possiede la Millarworld, ci saranno sicuramente nuovi progetti: «Dovremo solo scegliere quale storia può interessare di più ai nostri abbonati».

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Subscribers, viewers, followers. Sono loro la linfa vitale di Netflix. E l' ossatura su cui poggerà il suo futuro sono le produzioni originali: «Quindici latinoamericane, una cinese. La nuova serie di Matt Groening, il creatore dei Simpson, e quella di Spike Lee.

Quasi ogni giorno un nuovo annuncio. Al momento stiamo lavorando a venti progetti al di fuori degli Stati Uniti. Noi non siamo Hollywood. La nostra ambizione è prendere il meglio di tutte le esperienze locali e di condividerle, e di renderle appassionanti».

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