nicola piovani

“L’OSCAR LO TENGO IN UNA CASSETTA DI SICUREZZA: SO CHE LI RUBANO” – NICOLA PIOVANI SI RACCONTA, DAGLI SCHERZI DI FEDERICO FELLINI ALL’INCONTRO CON ROBERTO BENIGNI SUL SET DEL "MINESTRONE" DI SERGIO CITTI - ”IL SUCCESSO È BELLO E GRATIFICANTE: MA È UN PARTICIPIO PASSATO. QUANDO RICEVO UN RICONOSCIMENTO IL PAVONE VANITOSO CHE ABITA IN ME SCODINZOLA. MA POI RIPRENDO IL MIO LAVORO GUARDANDO AVANTI” – LE TOURNEE' CON BOBBY SOLO, LA BATTAGLIA CONTRO LA MUSICA DI SOTTOFONDO (“LA MUSICA NON SI PUÒ MORTIFICARE COPRENDOLA COI RUMORI”) - ANCHE IN QUESTA INTERVISTA PIOVANI NON DICE NULLA DEL FAMOSO BACIO CON GIOVANNA MELANDRI - VIDEO

 

nicola piovani

Candida Morvillo per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

«Non mi ricordo un giorno in cui nella mia vita non ci sia stata la musica, non solo perché la scrivo, la dirigo, la suono, ma soprattutto perché la mia attività costante è ascoltare musica, frequentando concerti o sentendo dischi».

 

Nicola Piovani, come accade da un po’ di tempo, entrerà nel nuovo anno suonando su un palco, in compagnia del suo pubblico. All’Auditorium Parco della Musica di Roma, di cui è artista residente, va in scena il 26, il 28 e il 31 dicembre con Note a margine , in cui suonerà e racconterà la sua carriera «con aneddoti, ricordi, valutazioni magari marginali ma che per qualche motivo sono ben fissati nella mia memoria». Di cose da ripercorrere ne ha tante.

 

(...)

nicola piovani cover

 

L’incontro con la musica da bambino?

«Carnale, fatto di radio accese nel condominio, della mia prima fisarmonica giocattolo, di massaie che cantavano facendo i lavori domestici, di processioni parrocchiali, di serenate in campagna. I miei genitori non avevano una cultura musicale classica, ma papà suonava la tromba in una banda, mamma era appassionata di Gino Latilla, Domenico Modugno, Claudio Villa, e la passione per la musica me l’hanno trasmessa. A volte penso che, se fossi nato in una famiglia di musicologi, avrei avuto forse più nozioni sulla musica, ma l’amerei di meno. I musicologi non sempre amano la musica».

 

Quanto ha avuto di più rispetto a ciò che quel bambino sognava?

«Molto. Mi sento in credito con la fortuna. Da adolescente, l’aspirazione era vivere facendo musica. Crescendo, è diventata: fare musica nel cinema. La musica leggera non mi affascinava, quella dotta era asfissiata dall’egemonia avanguardistica e dai dettami del post cacofonia, il cinema sembrava promettere libertà. Ogni tanto, i sogni si realizzano».

 

Come inizia la passione per le colonne sonore?

nicola piovani roberto benigni

«All’inizio, frequentavo i cinema sotto casa al quartiere Trionfale e all’epoca quelli dei quartieri popolari davano film comici italiani e film di Hollywood. Poi, a 15 o 16 anni, corteggiando una ragazza, scoprii i cineclub d’essai. Vidi Il settimo sigillo di Ingmar Bergman e scoprii che la musica per il cinema era una forma d’arte».

 

Gavetta faticosa?

«Non la definirei gavetta perché anche quando mi guadagnavo l’affitto suonando il piano in cabaret qualunquisti mi divertivo perché facevo comunque musica. Era più faticoso magari accompagnare Bobby Solo, perché implicava lunghe tournée. Ma poi fu divertente lavorare in un locale sotto casa: stavo nel centro storico che era ancora abitabile; di giorno, studiavo composizione, la sera suonavo alle Grotte del Piccione».

 

Perché il centro di Roma non è più abitabile?

«Vengo da un quartiere che viveva intorno a un mercato all’aperto, pieno di voci dalle sonorità seduttive, magari prive di galateo ma ricche di invenzioni linguistiche. Oggi il Trionfale, come il centro, pullula della barbarica musicalità del turismo. Mi dicono che il turismo è una risorsa per l’economia e credo sia vero, ma è un inferno per i residenti, quelli resilienti, che ancora non sono stati indirizzati verso quartieri periferici. Non polemizzo: mi limito a evitare il centro o a frequentarlo in ore in cui i turisti dormono».

nicola piovani 4

 

L’impatto con Fellini?

«Ricordo la prima volta che venne a casa: abitavo in Piazza Madama in affitto da Vincenzo Cerami, un terzo piano magnifico, l’unico inconveniente era che al secondo piano viveva una vecchietta paranoica, che usava coprire di insulti tutti quelli che salivano da me e io ero preoccupato che lo facesse anche con Fellini, ci tenevo a fare bella figura. Quando sento il citofono, apro ma Fellini non arrivava. Dopo un po’, scendo le scale e vedo la porta dell’arpia socchiusa: sbircio e lo vedo seduto in salotto mentre beve una bibita con la megera conversando amabilmente.

 

Aveva un’umanità fuori dall’ordinario. Il rapporto con lui non si limitava allo stretto spazio-tempo del lavoro, ma travalicava in lunghe cene, telefonate, chiacchierate... C’era il tempo per lo scherzo. Da lui ho imparato tanto di cinema, ma tanto di più della poetica del quotidiano».

 

A una frase di Fellini ha rubato il titolo della sua autobiografia, appena ripubblicata dalla Nave di Teseo: «La musica è pericolosa». Perché è pericolosa?

fellini piovani

«Lui la riferiva al panico che gli generava la commozione musicale. Io l’ho scelta perché è una frase che, metaforicamente, paradossalmente, mi appartiene. Riferita a una pericolosità gioiosa, bella, adolescenziale».

 

Che cosa ricorda dell’incontro con Roberto Benigni?

«Avvenne sul set del Minestrone di Sergio Citti, in cui lui era attore e io facevo le musiche. Anni dopo, mi chiamò per La vita è bella. Ricordo che volle recitarmi a memoria tutto il copione. Lo sapeva parola per parola».

 

Come visse l’Oscar per la colonna sonora?

«Il premio arrivò inatteso, dati i calibri delle nomination in concorso nella mia cinquina. Ero felice, ovviamente, e ricordo che il capitano e l’equipaggio dell’aereo di ritorno mi fecero viaggiare in cabina con loro, con la statuetta sul cruscotto».

nicola piovani (2) ricevimento quirinale 2 giugno 2024

 

Dove la tiene oggi?

«In una cassetta di sicurezza: so che le rubano».

 

Di premi ne ha vinti tanti, anche quattro David di Donatello, tre Nastri d’argento...

Che effetto le fanno?

«Il successo è bello e gratificante: ma è un participio passato. È ciò che è successo.

Quando ricevo un riconoscimento il pavone vanitoso che abita in me scodinzola, me lo godo con gioia. Ma poi lo metto nella teca e riprendo il mio lavoro guardando avanti.

Vivere troppo con la testa girata a poppa anziché a prua, alla lunga, ottunde il cervello e l’anima».

 

Di recente, ha scritto su Instagram che la accomunava a Fabrizio De André la battaglia contro la musica di sottofondo. Perché la detesta?

«Ormai voglio smettere di parlarne perché, da quando ho iniziato, il fenomeno non solo non si è placato, ma sta crescendo in modo esponenziale. Ora la mettono pure nelle farmacie. La musica è un’arte e non si può mortificare coprendola coi rumori. Ma la mia è una causa persa».

 

(...)

 

Un brano che la commuove ogni volta?

nicola piovani

«L’ultimo movimento della sesta di Beethoven: il divino e l’umano raccolti nel mistero di poche note».

 

Un momento che le ha fatto benedire la sua professione?

«Quando mi ha fermato la polizia stradale ed ero senza documenti: per fortuna, un agente, appassionato di musica, mi ha riconosciuto, si è fidato di me e mi ha lasciato arrivare a casa con la mia auto».

 

C’è un capolavoro che si riconosce?

nicola piovani

«Di capolavori ne ho realizzati solo due, i miei figli: Duccio e Rocco e tutti e due hanno avuto il buonsenso di intraprendere carriere scientifiche, lontane dalla musica. La musica la frequentano con passione, ma per diletto».

 

Lei ha 78 anni, con che spirito si avvia agli 80?

«Penso alla fortuna di esserci arrivato. In senso fisico, meglio non parlarne, ma in senso mentale, non mi sento molto diverso da quando avevo vent’anni».

nicola piovani foto di bacconicola piovani foto di bacco (3)nicola piovani nicola piovani foto di bacco (1)il bacio tra giovanna melandri e nicola piovani

Ultimi Dagoreport

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...