nino d'angelo

A VOLO D’ANGELO (NINO) – I FILM DI SERIE B “CHE DAVANO DA MANGIARE A TANTI”, IL SUCCESSO “CHE ACCECA”, IL “CANE NERO” DELLA DEPRESSIONE, PARLA L’ETERNO RAGAZZO DELLA CURVA B CHE FESTEGGERA’ I 60 ANNI ALLO STADIO SAN PAOLO DI NAPOLI: “E’ IL POSTO DOVE NEGLI ULTIMI 30 ANNI LA CITTA’ E’ STATA PIU’ FELICE…” – VIDEO

 

Angelo Carotenuto per il Venerdì- la Repubblica

NINO D'ANGELONINO D'ANGELO

 

 

Gaetano D’Angelo e per il mondo Nino, di anni sessanta fra cinque giorni, è un uomo convinto che per il suo compleanno il regalo perfetto sia incidere un disco con “i maggiori insuccessi della carriera”. «Perché io, dentro, sono rimasto sempre uguale». Lo fa per davvero: nel cofanetto pure un cd di inediti e il dvd del concerto che sabato 24 terrà allo stadio San Paolo. «È il posto dove negli ultimi trent’anni la città di Napoli è stata più felice».

 

Ne sono passati trenta anche da una delle sue canzoni più famose, Quel ragazzo della curva B, l’inno dei tifosi di calcio. Il palco sarà proprio davanti alla curva, ventimila persone, «tre generazioni che volevo unire per una festa verace, nonni, nipoti, non sapevo dove farla. Il sindaco de Magistris ha tirato fuori l’idea, però ho pagato tutto io. Per i miei quarant’anni Bassolino ebbe un’intuizione e cantai a Scampia, in piazza, dove si aggregò tutta la periferia.

 

Per i cinquanta feci una cosa più intima, al teatro Trianon, che mi avevano chiamato a rilanciare. I sessanta sono un traguardo più pesante: allora mi sono allargato».

 

Solo cantanti napoletani tra gli invitati. Rais, Brunella Selo, Maria Nazionale. «Una serata di orgoglio con il mio mondo, per andare oltre l’idea che esista solo Gomorra», questo sarà “Concerto 6.0” per il papà dei neo melodici, il ragazzo che con un caschetto biondo negli anni 80 al cinema faceva tremare pure Flashdance.

 

NINO D'ANGELONINO D'ANGELO

«I miei film erano di serie B ma davano da mangiare a tante famiglie. Oggi vedo un sacco di gente che ne fa di serie A ma i soldi non li distribuisce, li ruba, e per la verità i film fanno pure schifo. I miei forse erano sentimentali, venivano considerati dei sottoprodotti, come i fotoromanzi, ma dentro c’era un’innocenza perduta. Mi pare che esistano solo persone pronte a camminarti addosso».

 

 

Il Nino sessantenne fa i conti con i rimpianti. «Ho avuto i miei pregi sempre e i miei difetti a ogni età. Mi sono evoluto nella musica, nelle conoscenze, nell’amore per la contaminazione di un percorso inizialmente legato alla tradizione napoletana e alla sua resa in chiave pop. Ho scoperto i suoni del Mediterraneo, sono diventato autore di canzoni sociali, ma sono stato un padre assente. Il lavoro mi ha portato in giro per il mondo. Non ho accompagnato i miei figli a scuola, non ho visto le loro recite, le loro partite di pallone. Ho scoperto tardi che esisteva anche questo e che lo avevo perso. Il successo acceca, mi ha rubato la bellezza, costringe a vivere con la paura che possa finire. È una sensazione terribile. Si diventa ricchi ma ci si impoverisce».

 

NINO D'ANGELONINO D'ANGELO

San Pietro a Patierno, periferia nordest di Napoli, stretta tra Secondigliano e Capodichino, una delle zone più tormentate dal terremoto del 1980. «Desideravo la vita agiata perché ero incazzato con la povertà. Ne avevo fatto il pieno da bambino. Inconsapevolmente. Io all’inizio nemmeno lo sapevo, di essere povero. Eravamo figli del sottoproletariato, eravamo i poveri dei poveri. Ma l’ho scoperto per colpa del prete del quartiere, un sacerdote vecchio stampo, di quelli che recuperano i ragazzi dalla strada e li trascinano in oratorio.

 

Mi portava con lui a benedire le case nella settimana prima di Pasqua. Gli reggevo l’acquasantiera, i fedeli lasciavano le loro offerte in un vassoio, gli spiccioli poi venivano raccolti in una busta di plastica. “Dove li metto?”, domandai al prete quando tornammo in sacrestia. “Portali a casa tua” rispose. Mi spaventò. Pensai di avere a che fare con un disonesto, pensai di avere di fronte a me un mariuolo. “Padre”, gli dissi allora scandalizzato, “ma non si può, è peccato: questi soldi sono per i poveri”.

 

nino d'angelo nino d'angelo

E allora lui fu gelido: “Perché tu cosa sei?”. Una verità che mi uccise. Tornai a casa con questo sacchetto pieno di monete e gridai contro mio padre: “Perché non mi hai mai detto che siamo poveri?”. A casa facevano sacrifici immensi per nasconderlo a noi figli e io mi ribellavo. Mio padre rispose: “Se non ti piace, vattene a vivere da solo con i soldi che ti ha dato il prete”. Non l’ho scordato più. Oggi lo capisco».

 

Trentasette album, cinque festival di Sanremo, un David di Donatello e un Nastro d’argento. Ha cantato all’Olympia di Parigi mentre la città borghese si vergognava di lui. «Ho fatto il cantante per riscattarmi dalla sottocultura in cui ero cresciuto. Ho cominciato a scrivere canzoni sociali per dare qualcosa a chi veniva a sentirmi, e dalla cultura era respinto. Perciò dico che sono rimasto un cantante del popolo, per questo faccio una vita semplice. Non ho bisogno della barca o di terreni, ho bisogno delle persone e delle idee.

 

NINO D'ANGELO E MARADONA NINO D'ANGELO E MARADONA

Mi piacciono le belle teste, gli incontri interessanti, quelli che si battono contro le ingiustizie. Ho smesso di credere ai politici. Quando ero ragazzo, il partito non te lo sceglievi. Era lo stesso per cui votava tuo nonno. A casa mia erano tutti comunisti. Mio nonno, mio padre, e alla fine pure io. Avevamo una foto di Berlinguer. È un po’ come per le squadre di calcio. Per fortuna mio nonno era pure malato del Napoli. Del Napoli e di Gimondi».

 

Nino D’Angelo recita a memoria la formazione anni ’60, dall’uno al numero undici: «Bandoni, Nardin, Miceli, Ronzon, Panzanato, Bianchi, Cané, Juliano, Altafini, Sivori, Orlando. Allo stadio andavo con il fratello di mia madre: lo zio più giovane. I miei campioni erano Juliano e Altafini, che ci tradì come poi Higuaín. Non so se il 24 giugno verrà Maradona. È la mia festa, con lui sarebbe diventato un evento esagerato: non lo so, magari mi fa una sorpresa e si presenta lo stesso…». Papà operaio, mamma casalinga.

 

 

D'ANGELO, MEROLA, ARBORED'ANGELO, MEROLA, ARBORE

Si racconta che il discografico più in vista della città fosse corso da lei disperato, quando Nino passò in studio a fargli ascoltare ‘Nu jeans e ‘na maglietta. Le disse: «Signo’, vi avverto, state attenta a vostro figlio: sta perdendo ‘a cervella». «Gli idoli musicali in casa mia erano tanti e diversi. Mio nonno amava Mario Abbate, papà preferiva Franco Ricci, io mi ero scelto uno che stava antipatico a tutti quanti, Sergio Bruni, il più grande dal 1950 a oggi. Mamma impazziva per Giacomo Rondinella, che a Napoli chiamavano ’o chiagnazzaro, cioè il piagnone, il lamentoso, per quel suo modo di cantare addolorato. Una volta, in pieni anni Ottanta, Rondinella l’ho incontrato in America.

 

Era venuto a sentire un mio spettacolo. Alla fine entrò in camerino, s’avvicinò e disse: “Azz’, guagliò, e se a me mi chiamavano ‘o chiagnazzaro, tu allora che ssì?”. Ma si cantava così. Si piangeva». I figli di Nino non hanno mai cantato. «Non li ho mai incoraggiati, anzi, avevo paura che si avvicinassero al mio mondo. Toni fa il regista, Vincenzo è giornalista, a loro sono sempre piaciuti gli U2 e gli Iron Maiden. Ma sono borghesi, hanno fatto le scuole private, sono cresciuti nell’agio, non hanno mai conosciuto i desideri. Desiderare è una bella condizione. Quando non si desidera più, si cade in depressione».

NINO D'ANGELO NINO D'ANGELO

 

Non è una parola che usa a caso. «Non mi spaventa». Nino ha combattuto cinque anni contro “il cane nero”. «Il successo, i soldi, tutto ridarei indietro per averne di nuovo venti, per riavere il Natale con i miei, per rivedere mia madre, mio padre, certi amici che si sono persi strada facendo». Com’erano belli i vent’anni di Nino. «Essere amici, avere amici: c’era un rapporto di carnalità. Era come essere fratelli. Oggi invece tutti si dicono amici, ma nessuno viene più a dormire a casa tua».

 

 

NAPOLI SAN PAOLONAPOLI SAN PAOLOMARADONA AL SAN PAOLO MARADONA AL SAN PAOLO

 

STADIO SAN PAOLO DI NAPOLI STADIO SAN PAOLO DI NAPOLI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...