1. NON SONO SOLO CANZONETTE, RENATO ZERO HA FATTO DEI SUO CORPO UN’OPERA D’ARTE 2. LA MOSTRA CHE IL MUSEO MACRO DI ROMA DEDICHERÀ DAL 18 DICEMBRE AL 22 MARZO AL RE DEI SORCINI NON SARÀ UNA SEMPLICE PARATA DI MEMORABILIA, DI COSTUMI DI LUSTRINI E PIUME DI STRUZZO, DI SPEZZONI DI CONCERTI E PROVINI DEI SUOI DISCHI, DI RITRATTI DELL’ARTISTA IN FORMA DI EX-VOTO MA QUELLA DI “ACCENDERE UNA LUCE DEFINITIVA SUL CANTANTE PIÙ ORIGINALE E PROVOCATORIO DEL NOSTRO TEMPO, UN TESTIMONE FORMIDABILE DI 40 ANNI DI STORIA DEL NOSTRO PAESE, DAGLI ANNI DI PIOMBO AGLI ANNI DEL VUOTO DI SENSO” 3. ''LA SUA FORZA, PER IL FILOSOFO E STORICO DEL DESIGN ALDO COLONETTI, È “NELLA CAPACITÀ DI ZERO DI MESCOLARE KITSCH E NORMALITÀ, TRASGRESSIONE E TRADIZIONE, LA TRASGRESSIONE DEI SUOI COSTUMI E LA TRADIZIONE DEI TESTI DELLE SUE CANZONI”

Stefano Bucci per "La Lettura-Corriere della Sera"

 

lucio presta e renato zerolucio presta e renato zero

Se il triangolo non è soltanto «la figura geometrica con il minor numero di lati» ma può invece nascondere un’infinità di possibili ambiguità, anche la mostra che il Museo d’arte contemporanea di Roma (il Macro) dedicherà dal 18 dicembre al 22 marzo a Renato Zero — che aveva celebrato proprio la complessità del triangolo sessual-amoroso-libertino in una canzone del 1978 — non sarà una semplice parata di memorabilia, di costumi pieni di lustrini e piume di struzzo, di «scalette» degli spettacoli, di «lacche» dei suoi dischi in vinile, di ritratti dell’artista in forma di ex-voto.

 

RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA

Zero, questo il titolo della prima retrospettiva dedicata a Renato Fiacchini in arte Renato Zero (nato a Roma il 30 settembre 1950) si propone un obiettivo a più largo raggio: «Accendere una luce definitiva sul cantante più originale e provocatorio del nostro tempo, un testimone formidabile di quarant’anni di storia del nostro Paese, dagli anni di piombo agli anni del vuoto di senso». La sua forza, per il filosofo e storico del design Aldo Colonetti, è «nella capacità di mescolare kitsch e normalità, trasgressione e tradizione, la trasgressione dei suoi costumi e la tradizione dei testi delle sue canzoni».

Zero da sempre rivendica il primato di aver raccontato nelle sue canzoni (titoli come Il Carrozzone, I migliori anni della nostra vita , Mi vendo, Vecchio, Marciapiedi ) «l’uomo, le sue maschere, la differenza, gli ultimi, sdoganando temi difficili come la droga, il controllo delle menti, l’identità di genere o la depressione, il degrado delle periferie urbane», restando sempre e comunque libero «da tessere politiche e schieramenti identitari, sessuali, culturali».

 

RENATO ZERO SALUTA IL PUBBLICO FOTO ANDREA ARRIGA RENATO ZERO SALUTA IL PUBBLICO FOTO ANDREA ARRIGA

Demetrio Paparoni (teorico d’arte contemporanea e curatore che sta per pubblicare con Skira un volume che raccoglie le sue conversazioni con Arthur Danto) conferma questa sua capacità: «L’identità italiana è quella di Fellini, di Schifano, di Jacovitti e di Zero, il primo vero front man del nostro Paese, la dimostrazione vivente che la musica è l’arte più astratta, ma la corporalità del musicista, di Zero come di David Bowie, è più eclatante e evidente di quella di un pittore o di uno scultore. Zero è come Gilbert & George che hanno fatto dei loro corpi un’opera d’arte».


L’effetto finale, lo stesso cercato da artisti come Renè Magritte o Loris Cecchini, è spesso quello dello spaesamento: a lungo percepito come omosessuale in virtù dei suoi travestimenti, dei testi di alcune canzoni, dei suoi atteggiamenti, nel novembre del 2010 «aveva sorpreso molti dichiarando apertamente di essere eterosessuale».

 

RENATO ZERO SALUTA CARLA FRACCI NEL PARTERRE FOTO ANDREA ARRIGA RENATO ZERO SALUTA CARLA FRACCI NEL PARTERRE FOTO ANDREA ARRIGA

In questo Zero può contare su un grande alleato: la foltissima e agguerrita comunità di fan (chiamati prima zerofolli e poi sorcini) che sul sito della mostra (www.renatozero.com) hanno già da tempo iniziato un vero conto alla rovescia.

 

«Sono soddisfazioni anche per noi che lo seguiamo da quarant’anni» spiega ad esempio Elisa su Twitter a proposito dell’esposizione romana mentre Rox (ancora sulla social wall) chiede consigli più pratici: «Ragazzi, mi sapete dire la differenza tra il biglietto open e l’altro?». Una rete «personale e interattiva» che ha anticipato internet.

RENATO ZERO  COSTUME RENATO ZERO COSTUME


David Bowie, Beyoncé, Annie Lennox, fino a Björk — alla quale il Moma di New York dedicherà una grande rassegna dall’8 marzo al 7 giugno che potrà contare sulla collaborazione di personaggi come Matthew Barney: la mostra del Macro (ideata da Simone Veneziano con Vincenzo Incenzo, Ennezerotre e Tattica che pubblica anche il catalogo) rinnova l’idea di collaborazione tra arte e «musica leggera» già sperimentata con successo alla Triennale Bovisa di Milano che nel 2009 aveva ospitato Il gesto del suono dedicata a Demetrio Stratos, al Victoria & Albert di Londra che nel 2008 aveva invece celebrato «Les Supremes», il gruppo di Diana Ross o (ancora) all’Abba Museum di Stoccolma interamente dedicato al gruppo svedese di Waterloo e Mamma mia (che a settembre ha festeggiato i suoi primi 500 mila visitatori dall’inaugurazione nel maggio 2013).

Anche se a Roma saranno prima di tutto le canzoni di Zero a parlare: il visitatore entrando in una cabina potrà ascoltare hit come Supermarket o Spiagge «come non le aveva mai sentite prima, dall’ispirazione al provino al risultato finale». Un cantiere diviso in sei mega ambienti «da vivere come capsule del tempo» (a fare da filo conduttore ci sarà il battito del cuore di Renato) all’insegna dell’interazione, mille metri quadri ad alta tecnologia «che non dovranno mai diventare un reliquiario o un accumulo di gadget e feticci»; piuttosto «un viaggio a ritroso dal Cielo alla Montagnola» (il quartiere dove Zero è cresciuto). E tra le tante cicatrici del nostro Paese.

RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA

 

«È uno dei più grandi personaggi della musica italiana — assicura Luca Beatrice che nel 2007 aveva pubblicato con Baldini Castoldi Dalai la biografia Zero —, paragonabile a Luigi Ontani, per quel suo gusto del travestitismo e della performance, ma con uno spirito molto pirandelliano».


Istrionico e trasgressivo, ironico e profondo, amato e odiato, l’artista romano (alle spalle anche la partecipazione come comparsa nel Satyricon e nel Casanova di Fellini) conferma ancora una volta di non provare alcun timore reverenziale nei confronti della cultura cosiddetta «alta» tanto che sulle pareti della Pelanda (il Centro di produzione culturale nel quartiere del Testaccio scelto come spazio per la mostra) ha voluto le parole di intellettuali come Pasolini per spiegare «il potere magico e abbiettamente politico» delle canzoni, lo stesso potere su cui è basato quel progetto, finora irrealizzato, per una cittadella della musica che dovrebbe chiamarsi Fonopoli come l’associazione culturale no-profit di cui Zero è presidente onorario.

RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA


Proprio a Fonopoli si lega un altro tassello importante della mostra romana, che prevede una serie di «eventi ambulanti» all’esterno della Pelanda (cominciando probabilmente dal pubblico in coda per l’ingresso come nella performance Good Feelings in Good Times di Roman Ondak): il concorso per gli studenti delle scuole secondarie «che vuole promuovere e valorizzare i contenuti, le strutture e il valore sociale dei testi di Renato Zero».

RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA

 

Cinque tracce ricavate da cinque canzoni per parlare di disagio, migranti, ecumenismo, condizione infantile, drammi esistenziali (in palio un premio di mille euro). E tra i giurati anche Marco Travaglio, lo stesso Travaglio che la Rete da tempo ripropone in un video mentre, lo scorso febbraio, balla scatenato al ritmo di Madame durante un concerto di Zero a Livorno.

 

RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA

Ultimi Dagoreport

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)