alessio boni

MA CHE NON CE L’HAI UNA STORIA DI MOLESTIE? ALESSIO BONI CONFESSIONS: "UN PRODUTTORE CI PROVO’ IN UN HOTEL DI NEW YORK. VOLEVA FARE DI ME UN NUOVO DIVO DI HOLLYWOOD, INIZIO' CON LE AVANCES, DICENDOMI SEMPLICEMENTE: 'SE DIVENTI IL MIO AMANTE, DIVENTERAI UNA STAR'. LO GUARDAI SCIOCCATO. LO SAPEVO SPOSATO E CON UN FIGLIO, QUINDI NON MI PASSAVA PER L'ANTICAMERA DEL CERVELLO LA POSSIBILITÀ DI UNA SUA PROPOSTA SESSUALE" – "VORREI INTERPRETARE IL RUOLO DI UNA DRAG QUEEN, È UN MONDO LONTANISSIMO DAL MIO..."

Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”

 

«Due cose non puoi scegliere nella vita: in quale luogo nascere e in quale famiglia. Io sono nato nell'ospedale di Sarnico in una famiglia proletaria, di piastrellisti», racconta Alessio Boni, che però non ha fatto il piastrellista. «Mio padre e i suoi parenti facevano questo mestiere a Villongo, e sarebbe stata una cosa normale per lui che io facessi altrettanto.

alessio boni recita gli ultimi minuti di george floyd 1

 

Per un po' l'ho accontentato, mentre frequentavo le lezioni serali all'istituto di ragioneria, ma mi sentivo ignorante, detestavo quel lavoro, quel tipo di studio e persino il paese che mi circondava. Ogni tanto andavo a piangere di fronte al vicino Lago d'Iseo e mi chiedevo: perché mi capita tutto questo?».

 

E dopo i pianti?

«Decisi: scappo, vado nelle forze dell'ordine.

Faccio la domanda, mi prendono in Polizia. Ero contento, pensavo di diventare un Serpico, ma non mi piacevano tutte quelle gerarchie ingessate e scappo di nuovo, vado negli Stati Uniti e...vedrai, lavorerò in qualche ditta importante, farò import export, imparerò l'inglese... Invece faccio il lavapiatti, il babysitter, anche in nero, sì, cari americani, anche in nero! Ma i soldi per mantenermi non bastano mai e torno in Italia con le pive nel sacco. Non mi arrendo, il piastrellista proprio no e mi metto a fare l'operatore turistico, comincio ad appassionarmi nel creare quegli spettacolini per gli ospiti del villaggio.

ALESSIO BONI COVER

 

Riuscivo sempre a coinvolgere il pubblico. Il capo animatore, osservando le mie discrete capacità di intrattenimento attoriale, un giorno mi dice: perché non provi al centro? Io lo guardo e, siccome eravamo sul Gargano, gli rispondo: il centro di Vieste? E quello ribatte: ma no, il Centro Sperimentale di Cinematografia! Decido di nuovo: vado a Roma, per tentare lo scritto, tanto mi cacceranno... Invece passo lo scritto, poi la seconda fase e alla terza fatidica fase mi trovo davanti dei mostri sacri».

 

Chi erano?

«Luigi Comencini, Giulietta Masina, Mauro Bolognini... Esordisco, con voce impostata: buongiorno. E Comencini subito mi chiede: Bergamo o Brescia? Oddio!, penso: si sente così tanto? Credevo di non avere un accento così forte. E la selezione non la passo, però è un'iniezione di fiducia».

 

Fiducia? Ma se era stato bocciato!

alessio boni tutte le mie notti

«Sì, perché mi sono reso conto di quanto fossi ignorante. Così cerco lavoro, lo trovo come cameriere, poi mi iscrivo alla scuola di Alessandro Fersen e qui scopro che Stanislavskij non era il centravanti di una squadra di calcio russa, ma un pedagogo del teatro. Scopro anche, grazie all'insegnante di dizione, che avevo una cadenza dialettale forte: non mi ero mai sentito, me ne accorgo durante un saggio e per la vergogna credo di non aver parlato per due giorni».

 

Dunque, la sua passione per il teatro fu immediata?

«All'inizio volevo fare solo cinema. Il teatro mi sembrava una roba noiosa per vecchi. Però una sera degli amici romani mi propongono di andare al Sistina. Non c'ero mai stato e ho chiesto consiglio su come vestirmi, figuratevi la risposta... Assisto alla Gatta Cenerentola con Beppe Barra protagonista e mi si scoperchia il cervello: capii che volevo fare teatro e qual era la scuola più importante? L'Accademia Silvio d'Amico. Vado, mi iscrivo per fare il provino».

 

alessio boni recita gli ultimi minuti di george floyd 2

Con quell'accento dialettale e con il semplice diploma di ragioneria?

«L'accento lo avevo superato, grazie alla frequentazione della Fersen. Quanto al diploma da ragioniere, non era richiesto solo il liceo classico, anche se i miei colleghi mi chiedevano cosa significasse fare il piastrellista... Certo, mi sentivo un pesce fuor d'acqua... Fino al fatidico giorno del provino...».

 

Che succede?

«La commissione era severissima, erano mazzate... Mi è successa una cosa stranissima.

Avevo preparato un brano da I sette contro Tebe , ma poco prima che toccasse a me non ricordavo nemmeno la battuta iniziale. Dieci secondi di terrore, una follia: mi vedo recitare dall'esterno, come se stessi in estasi. Sono arrivato fino alla fine senza rendermi conto di ciò che avevo fatto. Però superai la prova».

 

alessio boni recita gli ultimi minuti di george floyd

E il papà piastrellista come reagì al figlio che voleva fare l'attore?

«Si vergognava. I commenti dei paesani erano sprezzanti, gli dicevano: Alessio gira il mondo a spese tue? Io lo capisco, perché veniva dal dopoguerra, si era rimboccato le maniche, era riuscito a costruirsi faticosamente il suo piccolo impero, il negozio di piastrelle, un futuro sicuro per noi tre figli maschi.

 

Si sentiva tradito e avvertivo il peso della sua disapprovazione: avevo i capelli lunghi, i jeans stracciati, giravo il mondo...uno scialacquatore di soldi, anche se mi mantenevo. Quando d'estate tornavo a casa, mi rimetteva a fare il suo lavoro, finché ho detto basta e poi sono arrivate le prime importanti esperienze con gli Strehler, i Ronconi...».

 

I suoi genitori venivano ad applaudirla?

«All'inizio non capivano cosa stessi facendo. Solo quando acquistai un po' di visibilità nei primi film, se usciva la mia foto sul giornale, seppi da mia madre che papà ne comprava una decina di copie e le distribuiva a parenti e paesani. Mi fece tenerezza, era la sua rivalsa, come a dire: vedete, mio figlio non è un lazzarone, ha solo voglia di fare un altro lavoro. E la consacrazione arrivò con La meglio gioventù : alla presentazione al Festival di Cannes era presente la famiglia intera. Io mi giro e vedo mio padre, nordico, austero, commosso. Era orgoglioso di me, pur non riuscendo mai a dirmi: bravo».

 

alessio boni adrian di adriano celentano 2

I sogni americani archiviati?

«Assolutamente no, però mi accadde un episodio sgradevole. Avevo 24 anni, frequentavo ancora l'Accademia e la mia agenzia mandava in giro il mio curriculum per propormi a qualche produttore. Vengo contattato per un incontro in un mega hotel a Piazza di Spagna, dove un produttore americano stava cercando giovani attori per un nuovo progetto. Vengo accolto in una suite imperiale. Non mi esprimevo in un eccellente inglese, ma abbastanza buono e mi scelgono.

 

Mi puzzava un po' questa scelta: com' era possibile che prendessero proprio me? Comunque la fortuna può girare, allora parto per l'America e a New York vengo invitato a cena dal produttore in un altro meraviglioso hotel al Central Park. Mi spiega che intendeva fare di me un nuovo divo di Hollywood, però poi... inizia con le avances, dicendomi semplicemente: se diventi il mio amante, diventerai una star. Lo guardai scioccato. Ciò che mi aveva ingannato era che lo sapevo sposato e con un figlio, quindi non mi passava per l'anticamera del cervello la possibilità di una sua proposta sessuale. Riprendo l'aereo e ritorno all'Accademia».

 

nina verdelli alessio boni 3

Tra i numerosi personaggi del repertorio classico che ha impersonato, quale è stato quello più difficile da restituire al pubblico?

«Non è stato un classico, ma dico Walter Chiari. E non perché i personaggi delle tragedie greche sono facili, ma perché lo spettatore quei personaggi non li ha mai conosciuti, mai incontrati. Mentre Chiari lo conoscono tutti e persino la casalinga di Voghera poteva dire: no, questo interpretato da Boni non c'entra niente con il vero Chiari. Rievocarlo per me è stata l'impresa più difficile della mia carriera, era un'anguilla che mi scivolava tra le mani e sul set più volte mi sono pentito di aver firmato quel contratto».

 

È stato altrettanto difficile interpretare il Matteo Carati de «La meglio gioventù» che ha il triste epilogo del suicidio?

«Non sapevo cosa fosse il suicidio, cosa scatta in mente a chi arriva a questa tragica decisione. Purtroppo l'hanno fatto due persone che conoscevo bene: una si è buttata dall'ultimo piano di un hotel, l'altra si tagliò le vene. L'incontro con la morte mi ha reso più carico di umanità, di quell'immagine non ti liberi più».

nina verdelli alessio boni 2

 

A proposito di umanità: ha mai avuto una lite con un collega di cui si è poi rammaricato?

«A volte discuto animatamente, senza arrivare allo scontro».

 

Una critica offensiva del suo lavoro da cui si è sentito ferito?

«Qualcuna negativa è capitata, ma sono sempre migliorative. Diceva Alda Merini: ringrazio i miei nemici, perché sono i più attenti a ciò che scrivo. Amo ricordare il più bel complimento che abbia mai ricevuto. Una volta ero a Lecce per presentare proprio La meglio gioventù e, dopo la proiezione, venne una signora con la figlia, una ragazza non vedente e mia fan sfegatata. Mi disse che l'avevo emozionata perché, pur non potendo guardare i tratti del mio viso, le arrivava la mia forza interiore, il mio recitare col cuore».

 

Perché ha affermato che vorrebbe interpretare una drag queen?

nina verdelli alessio boni

«È un mondo lontanissimo dal mio, non lo conosco, vorrei conoscerlo intimamente e non con la faciloneria di quelli che, a volte, si cimentano in questo ruolo. Vorrei capire il motivo per cui certe persone nascono con un involucro, il loro corpo, in cui non si sentono a proprio agio. E mi affascinerebbe comprendere il passaggio da un sesso all'altro, le perplessità, le difficoltà nell'affrontare l'esistenza».

 

La sua compagna e madre dei suoi figli è la giornalista Nina Verdelli: le dà qualche consiglio mediatico?

«È molto più social di me e mi suggerisce le news da pubblicare o no su Instagram. Seguo sempre i suoi preziosi consigli».

Si intitola «Mordere la nebbia» il suo libro recentemente pubblicato. Quanto le è servito essere bergamasco per fare il suo mestiere?

alessio boni e roberto gudese

«Bergamo mi è servita tanto per darmi lo stimolo a dimostrare ciò che sapevo fare. Mi sento bergamasco in quanto testardo: se mi prefiggo degli obiettivi, vado avanti, non mi arrendo e non mollo, magari sbattendo la testa. Mordere la nebbia è un motto per i giovani: capire cosa c'è dietro la nebbia senza averne paura».

alessio boni ph adolfo franzo'Alessio Boni Alessio Boni Alessio Boni Alessio Boni Alessio Boni alessio boni

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...