E NON CI LIBERI DAL “MALE”, AMEN - REQUIEM PER IL BAGAGLINO, TEMPIO DELLA SATIRA QUALUNQUISTA E DI DESTRA. E RESURREZIONE DOPO QUASI UN TRENTENNIO DE ‘IL MALE’, IN VERSIONE “RIBOLLITA” BY VINCINO E VAURO - DAL 1977 AL 1982 FU IL BOLLETTINO SCORRETTISSIMO E DISSACRANTE DEL SETTANTASETTE, POI LA SATIRA RIENTRò NEI RANGHI DI UNA SINISTRA PERBENE E POLITICAMENTE CORRETTA - TORNERÀ LA FEROCIA POLITICAMENTE SCORRETTISSIMA?...

Massimiliano Panarari per "la Stampa"

Requiem per il Bagaglino, tempio della satira qualunquista e di destra. E resurrezione, dopo quasi un trentennio, di una storica pubblicazione satirica «di sinistra», Il Male, ucciso (probabilmente) dal riflusso e dall'edonismo reaganiano. Corsi e ricorsi storici, come avrebbe detto Giambattista Vico.

C'era, infatti, una volta il settimanale Il Male, che durò lo spazio di (qualche) mattino, dal 1977 al 1982, mettendo a ferro e fuoco il panorama dell'informazione italiana, con scarso successo di pubblico, ma con una notevole attenzione da parte degli addetti ai lavori e del mondo culturale.

Lo fondarono Pino Zac (al secolo Giuseppe Zaccaria), Vincino (alias Vincenzo Gallo), Sergio Saviane, Jacopo Fo, Vauro Senesi e Riccardo Mannelli. E oggi proprio Vauro e Vincino, insieme con Massimo Caviglia, riesumano quella storica testata (con gli editori del Fatto quotidiano Francesco Aliberti e Cinzia Monteverdi).

A volte ritornano, si potrebbe dire, anche per rifarsi alla performance pubblicitaria, in esemplare stile situazionista, che ha visto i promotori di questa seconda giovinezza del settimanale presentarsi vestiti da zombie davanti a Montecitorio. A essere definitivamente andati, invece, sono di sicuro i tempi, e il Paese, nei quali il progetto del Male prese forma, ispirandosi dichiaratamente al francese Canard enchaîné, per rivelarsi poi molto più «bastardo» del modello. Il suo dna, infatti, è nella data di nascita, anno di grazia (o di malagrazia) e di movimento (come si diceva allora) Settantasette.

Di quella fase storica, che appare lontanissima, sono per l'appunto figli l'iperbole cattiva e dissacrante, lo sperimentalismo, l'anarchia spinta fino all'irresponsabilità, la ferocia politicamente scorrettissima, e il situazionismo che straripavano a ogni piè sospinto dalle pagine del Male .

Convinta, da brava discepola di Guy Debord, dell'esistenza di uno scambio continuo tra il reale e l'immaginario e, in buona sostanza, teorica ante litteram della realtà virtuale, la redazione della rivista si produsse in una serie di false prime pagine dei quotidiani che fecero epoca e molta sensazione: da quelle di Paese Sera e della Stampa con Ugo Tognazzi in manette («È il capo delle Br», «Schiaccianti prove lo indicano come il cervello delle Br») a quella giocosa del Corriere dello Sport che annunciava il clamoroso annullamento dei Mondiali di calcio in Argentina per la scoperta dei «piedi drogati» dei calciatori della nazionale olandese, sino a quella di Repubblica, devastante nel clima dei funerali di Aldo Moro, che recitava: «Lo Stato si è estinto. Dopo oltre cento anni si è avverata la cupa profezia di Carlo Marx».

Ovvero, il falso (o il fake , come si direbbe ai giorni nostri), una delle tecniche di lotta predilette dai «guerriglieri» della comunicazione, esplicitamente teorizzata da Vincenzo Sparagna, che fu uno dei veri duri della redazione del pluriquerelato settimanale (e successivamente direttore di Frigidaire, oltre che certosino raccoglitore di un florilegio di quelle copertine nel suo Falsi da ridere, Malatempora).

Se il Settantasette, dunque, ha avuto un house organ (o forse, più propriamente una fanzine) questo è stato proprio Il Male, palestra di nuovi linguaggi (come il fumetto di Andrea Pazienza, Filippo Scòzzari e Tanino Liberatore), distillato sovversivo degli spiriti ribellistici (e ribaldi) della sinistra extraparlamentare e specchio fedele di una stagione popolata da Nanni Balestrini, dagli indiani metropolitani, dalle macchine desideranti di Deleuze e Guattari, dall'ossessione per il potere che si fa rizomatico e dalla volontà di contrastare il «colpo di Stato postmoderno» a colpi di risate che avrebbero dovuto seppellirli.

E dopo? Esauritasi quella fiammata tanto politicamente sciagurata (e sgangherata) quanto (contro) culturalmente originale - in cui nasce, per molti versi, l'ideologia e la prassi del fare comunicazione -, la satira è sembrata rientrare nei ranghi di una sinistra perbene e politicamente corretta, che si è emendata da certi riflessi «brutti, sporchi e cattivi» e troppo irriverenti.

Si è così dedicata a mettere in ridicolo gli anni Ottanta, quelli degli yuppies, della Milano da bere e, naturalmente, del Psi di Bettino Craxi (il «cinghialone»), che divenne il bersaglio predestinato e il termometro dello stato di salute e delle fortune dell'umorismo progressista. Tanto quello della satira «entrista» e intra moenia del settimanale Tango diretto Sergio Staino - che, tra il 1986 e l'88, uscì come supplemento dell' Unità , riuscendo però a produrre più di un travaso di bile a parte del gruppo dirigente del Pci - quanto quello, assai più disorganico, di Cuore di Michele Serra e vari altri.

Nel frattempo il ruolo chiave di dispensatore di occasioni di satira di Craxi veniva rilevato dall'assai prolifico, da questo punto di vista, Silvio Berlusconi. Una funzione che pare, però, prossima a esaurirsi, in un Paese nel quale, a conferma della bontà delle intuizioni dei situazionisti, i cortocircuiti tra la realtà e la sua rappresentazione si spingono a livelli fino a poco tempo fa impensabili (chi imita chi, ormai, tra Pierluigi Bersani e Maurizio Crozza?).

E, allora, rieccoci, in una sorta di eterno ritorno, al Male, in versione giustappunto - parole testuali di Vauro - «ribollita». Visto che cambiare il mondo si rivela alquanto complicato, e pure arrivare al potere risulta tutt'altro che semplice, si continui, almeno, a deriderlo e a mostrare che il re è nudo. Sembra poco, ma non lo è.

 

LE FINTE COPERTINE DEL MALE Vincino e VauroLE FINTE COPERTINE DEL MALE LA COPERTINA DEL NUOVO MALE LE FINTE COPERTINE DEL MALE LE FINTE COPERTINE DEL MALE IL MALE COPERTINA DEL MALE DEL FEBBRAIO DEDICATA A SANDRO PERTINI

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