intellettuale

PALLONI SGONFIATI D'ITALIA - I RISULTATI DEL VOTO DEL 4 MARZO DECRETANO IL TRAMONTO DEGLI INTELLETTUALI SCONFITTI DAI SOCIAL E DALLO LORO SUPPONENZA – OGGI LE COMPAGINI POLITICHE ATTINGONO DIRETTAMENTE AGLI UMORI DI UNA QUOTIDIANITÀ IN CUI SI PUÒ FARE A MENO DELLA MEDIAZIONE DI CHIERICI DEL PENSIERO E INTELLO’ ORGANICI

Giuseppe Lupo per www.ilsole24ore.com

 

intellettuali

Non so quanto sia opportuno far coincidere i risultati del 4 marzo con la fine della Seconda Repubblica, com’è stato dichiarato trionfalmente nei commenti post-elettorali. Conosciamo l’entità di quanto è accaduto nelle urne e proprio per questo sarebbe più opportuno verificare gli effetti sul medio-lungo termine.

 

Il dato certo però è che le consultazioni di qualche giorno fa hanno definitivamente delegittimato il ruolo di quelle élite intellettuali, cancellando l’antico desiderio, connaturato alla loro stessa identità, di elargire soluzioni, dare opinioni, pronunciare verità.

 

sartre foucalt

Se il Novecento è stato il secolo in cui ai chierici è toccato scendere definitivamente dal piedistallo, magari pur avendo qualcosa di importante da dire, i primi decenni di questo millennio hanno ottenuto effetti ancora più devastanti: constatare quanto sia complicato, per non dire impossibile, lasciare un segno visibile nel grande flusso di informazioni che alimenta ogni giorno la rete o i social, accontentarsi di vivere una prospettiva periferica rispetto ai contenuti che dominano la scena del quotidiano (alto o basso che sia), rimanere nella frustrante posizione di semplici spettatori di un récit che sistematicamente tende a sovrapporre le voci, a confondere i contenuti, a neutralizzare i discorsi che provengono dalle voci più accreditate e dunque autorevoli.

BARICCO RENZI

 

Nessuno può e deve impedire, all’interno di un sistema democratico, la pluralità e la versatilità delle opinioni. Pur tuttavia quel continuo e logorante lavoro ai fianchi che la rete compie alle strutture epistemologiche del sapere determina una serie di anomalie, prima fra tutte l’indisciplina delle fonti o, ancor di più, la messa in crisi di quei metodi a cui ci si rivolgeva di solito per assumere informazione. Se è scritto in rete, è vero: questo è il paradigma conoscitivo dell’epoca in cui viviamo. Ne consegue una regola disarmante: tutto ciò che non transita attraverso la rete non viene intercettato dalla maggioranza e la rete diventa l’unico, vero magazzino a cui attingere ciò che serve.

 

Pasolini

Gli effetti di questo procedere investono negativamente non soltanto le comuni regole che ci erano state trasmesse dalla tradizione scientifica, ma riverberano sul terreno politico, dove appunto i luoghi in cui fare campagna elettorale non sono più quelli di un tempo, piuttosto gli algoritmi che governano i rapporti interpersonali all’interno delle community.

 

Se i risultati elettorali hanno vanificato la capacità, da parte degli intellettuali, di inserirsi dentro i canali attraverso cui il Paese - quello reale, quello che partecipa tutti i giorni di problemi concreti a cui la classe politica non ha saputo dare risposte - viene informato e orientato, in parte è dovuto alla difficoltà di decifrare la variazione genetica dei nuovi linguaggi (nell’essere cioè rimasti a un modello di comunicazione che evidentemente la velocità del presente ha reso inefficace o addirittura polverizzato),

paolo mieli

 

 

in parte discende dal definitivo sfilacciarsi dei partiti, le cui radici si collocano nell’alveo di una tradizione storica, che si rifaceva a quel sostrato pseudo-ideologico, lasciato in eredità dal secolo scorso, dove comunque contava il seme di un’appartenenza a determinati valori di una civiltà politica.

 

È probabile che, al venir meno di questa tradizione storica, si accompagni il tramonto di una narrazione che, nel bene e nel male, transitando attraverso la capacità prensile degli intellettuali, continuava a fornire proprio a essi la patente di credibilità e dunque legittimava il loro posizionarsi a metà tra il piano della quotidianità e il vertice del Palazzo.

michele serra

 

Gli scenari offerti dal 4 marzo dicono invece di compagini politiche che attingono direttamente agli umori di una quotidianità in cui si può fare a meno del filtro dei chierici. Dunque si è fatta strada l’idea che, per fare azione di governo, non sia più necessario ricorrere ad alcuna disciplina legata ai codici del sapere o ai linguaggi di quelle istituzioni scolastiche/universitarie dove troppo spesso l’insegnamento della Storia, anziché formare la base di riferimento di una civiltà la cui memoria risulti condivisa, resta purtroppo una liturgia alla quale obbedire in nome di una norma burocratica. Il tema non riguarda più la banale regola che il passato è maestro. Di fatto non lo è mai stato, meno che mai lo potrebbe essere oggi.

 

Ma è l’unica materia prima, nei suoi più elementari principi di identità, a fornire la stampella a una nazione che appare disorientata e che solo tramite un profondo ravvedimento culturale potrebbe trovare la soluzione ai propri tormenti.

intellettuali-1

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO