
“IL PARADOSSO DEL CONCLAVE PER SCEGLIERE IL SUCCESSORE DI FRANCESCO? SONO TUTTI DIVISI, ANCHE I BERGOGLIANI” – NEL PRE-CONCLAVE EMERGONO UNA MOLTIPLICAZIONE DI ASPIRAZIONI E VELLEITÀ PAPALI TRA I FEDELISSIMI DI PAPA FRANCESCO – MASSIMO FRANCO: “SI PARLA DI ALMENO CINQUE GRUPPI DI CARDINALI ”BERGOGLIANI” CHE SI CONFRONTANO E COMPETONO. LE DIFFERENZE ATTRAVERSANO GLI STESSI EPISCOPATI NAZIONALI. TROPPI ASPIRANTI NON SOLO A ESSERE ELETTI PAPA, MA A DIVENTARE SEGRETARI DI STATO…”
Massimo Franco per il Corriere della Sera - Estratti
papa francesco intervistato da esne tv
«Il paradosso di questo Conclave è una frammentazione che non risparmia nemmeno i cardinali considerati “bergogliani”. Nonostante la maggioranza assoluta sia stata nominata da Francesco, le divisioni riguardano tutti».
La voce anonima arriva dalle Congregazioni che sono una sorta di pre Conclave. E raccontano un paradosso in realtà solo apparente. Se è vero che oltre cento dei 133 elettori della Cappella Sistina sono figli di dieci concistori in dodici anni indetti da Jorge Mario Bergoglio, era prevedibile che questa falange si sarebbe rivelata molto più frastagliata ed eterogenea del previsto, una volta scomparso il Papa.
Succede spesso così. Basta pensare al 2013, quando molti davano per scontata l’elezione di Angelo Scola, arcivescovo di Milano e cardinale, ritenuto «ratzingeriano». E invece spuntò a sorpresa Jorge Mario Bergoglio.
Stavolta, l’equivoco si ripete.
Gli analisti più frettolosi avevano previsto che un Conclave di «tutti bergogliani» avrebbe prodotto rapidamente un pontefice nel solco della continuità. Invece, si sta materializzando uno scenario nel quale, dopo la scomparsa del pontefice argentino, dall’unanimità si sta passando allo stereotipo opposto del «nessuno bergogliano».
Dietro la massa degli indecisi, dei dubbiosi, si indovina una frammentazione nella frammentazione. Piccoli gruppi legati a un singolo candidato, al momento incerti sul da farsi. Grumi di cinque, sette, dieci voti che cercano di giocare in proprio nel segno di una pretesa fedeltà all’eredità di Francesco, che finisce per esserne la negazione.
La candidatura D’altronde, se questo è il Conclave dell’«uno vale uno», del quasi anonimato collettivo nel quale spiccano solo alcune candidature di rilievo e di spessore, diventa quasi inevitabile una moltiplicazione di aspirazioni e velleità papali.
juan luis cipriani thorne papa francesco 1
C’è solo da capire chi, alla fine, riuscirà a convogliarle verso una candidatura unitaria; e quali tempi questa operazione di persuasione richiederà.
Le voci su un allungamento dei tempi non sono, di per sé, negative. Significa che la discussione è reale; e che approfondire la conoscenza reciproca e avvicinare le posizioni viene considerato necessario.
Per questo oggi pomeriggio comincia un Conclave definito indecifrabile: «al buio», come si dice mutuando un’espressione usata nelle crisi dei governi secolari.
Si parla di almeno cinque gruppi di cardinali «bergogliani» che si confrontano e competono accanto agli altri «pacchetti» di voti. Le differenze attraversano gli stessi episcopati nazionali. E a non avere una strategia comune e condivisa, all’inizio del Conclave, non sono solo i «soliti» italiani.
Sono divisi, preoccupati e frustrati dopo le becere provocazioni di Donald Trump travestito da Papa anche i nordamericani; e i latino-americani, che invece nel 2013 si mostrarono compatti nel sostenere Bergoglio, mentre oggi sembrano tagliati fuori da ogni candidatura; e ancora i tedeschi, indeboliti dalla polarizzazione tra ultra-conservatori e ultra progressisti, a rischio di scisma, solo per citare alcune componenti, per quanto si tratti di categorie semplicistiche.
Le divergenze Forse esistono meno divergenze tra i cardinali dell’Europa orientale; ma su una linea ortodossa e ostentatamente antibergogliana che tende ad archiviare il papato di Francesco in modo così netto da non riuscire a esprimere ancora un candidato in grado di essere eletto, nonostante le critiche all’operato del pontefice siano state trasversali.
A guardare bene, la stessa idea, che sembra accomunare un po’ tutti gi elettori, di un «Consiglio dei cardinali» chiamato ad affiancare il prossimo pontefice, è un segnale chiaro. Amplifica il problema di un’unità difficile da sintetizzare in una sola persona. E pone la questione dei poteri papali. L’impressione è che nessuno voglia un successore di Bergoglio onnipotente.
(…) Il tema non è un pontefice anti Bergoglio ma post Bergoglio, in grado di andare oltre le divisioni non solo del Conclave del 2013 ma dei precedenti.
Il ruolo strategico Per arrivarci potrebbe essere necessario qualche giorno in più. «Troppi aspiranti non solo a essere eletti papa, ma a diventare segretari di Stato», si fa notare con una punta di malizia. Anche perché la convinzione diffusa è che dopo anni in cui il «primo ministro» vaticano è stato messo in ombra, parzialmente svuotato del potere, il suo ruolo tornerà centrale e strategico.
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