lolita

“CON LE REGOLE DI ZUCKERBERG SPARIREBBE TUTTA LA LETTERATURA MONDIALE” – PARENTE: DA FLAUBERT A NABOKOV, ECCO I CAPOLAVORI CHE NON SAREBBERO MAI STATI “AUTORIZZATI” DA FACEBOOK (E DA HOLLYWOOD) – DE SADE E PASOLINI 'SESSISTI', A TWAIN NON FAREBBERO NEANCHE APRIRE UN ACCOUNT: “HO CONOSCIUTO BEN POCHI NEGRI CHE AVESSERO IL CUORE AL POSTO GIUSTO” - E CHE DIRE DI “KING KONG”: ALTRO CHE WEINSTEIN….

celine

Massimiliano Parente per il Giornale

«Era un buon lavoro come tutti quelli della sua razza; ho conosciuto ben pochi negri che avessero il cuore al posto giusto» scrisse Mark Twain in Viaggio in paradiso (ma di negri sono pieni tutti i romanzi di Twain, a partire dal famoso Le avventure di Huckleberry Finn, senza contare Faulkner e McCarthy).

 

 

Mentre se lo avesse scritto oggi su Facebook sarebbe stato bloccato, come è successo a me, bloccato per un mese, per aver usato «negro» (per difendere i negri tra l'altro) e, altro mese, «frocio» (per difendere il gay pride).

 

 

lolita

Potreste mettere nel vostro status anche una citazione del Tristram Shandy di Laurence Sterne: «I negri hanno un'anima», e Facebook vi metterebbe in punizione. Certo, bisognerebbe spiegare a Zuckerberg che «negro» non è la traduzione italiana della parola spregiativa «nigger», la quale costò a Agatha Christie la censura del titolo Dieci piccoli indiani (l'originale era Ten little niggers). E che non è cambiando le parole che si cambia la mentalità, come spiegano scienziati del livello di Steven Pinker contro la censura del politicamente corretto.

 

parente

D'altra parte l'algoritmo di Zuckerberg ha appena censurato la Dichiarazione d'Indipendenza americana, mentre gli studenti dell'Università di Manchester hanno cancellato il murales della poesia If di Rudyard Kipling in quanto razzista e imperialista. Figuriamoci cosa succederebbe a romanzi che oggi sarebbero accusati di sessismo, bullismo, razzismo e quant'altro, come la Justine, la Nouvelle Justine o La filosofia nel boudoir, del divin marchese. Nei romanzi di De Sade il concetto è chiaro e ripetuto: «Una bella ragazza deve solo dedicarsi a fottersi e mai a generare». Provate a leggerlo alla Boldrini. La quale va tenuta lontana anche da romanzi sessisti come L'animale morente di Philip Roth, avventura di un vecchio con una giovane (come anche ne La noia di Alberto Moravia) o da American Psycho di Bret Easton Ellis, razzista, sessista, bullista, omicida e alla fine senza neppure una favola della morale.

 

lolita

Da bandire, anzi, per spaccare il capello femminista in quattro, sarebbe anche Madame Bovary, perché diciamo la verità, Flaubert ha scritto un romanzo terribilmente maschilista e incompatibile con l'era del #metoo, che dimostra quanto può essere stronza una donna. Non per altro ne è nato anche un aggettivo: «bovarismo», non propriamente un complimento. E di donne bovariste si riempiranno tutti i romanzi successivi, solo nella Recherche di Proust è pieno, da Odette a Albertine (di quest'ultima il Narratore si libera, facendola morire in un incidente a cavallo, e scoprendo post mortem quanto fosse stronza). Addirittura all'inizio del secolo successivo un altro francese, Blaise Cendrars, nel suo capolavoro Moravagine (appena ripubblicato da Adelphi), arriva a disprezzare le donne e a elogiare il femminicidio. Per non parlare di Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno di Henry Miller, sprizzano sessismo fallico a ogni riga. Per Miller le donne si chiavano e basta, se postaste su Facebook una citazione del tipo «Merda, magari la si chiava insieme... si va in macchina e a caccia, con dei bei vestiti addosso. Lei vuole solo farsi chiavare, e basta» vi arriverebbe un bel messaggio di blocco perché il vostro testo è sessista e non rispetta le regole della community.

 

zuckerberg

A proposito, leggetele, le regole della community di Zuckerberg: non solo non si può dire niente, ma sparirebbe tutta la letteratura mondiale. Se poi si applicassero alla letteratura le regole puritane di Hollywood e Netflix sparirebbe anche il tanto celebrato Petrolio di Pier Paolo Pasolini, dove c'è una scena che dura pagine e pagine di sesso orale praticato da un adulto su un minorenne dopo l'altro (cosa che oltretutto Pasolini faceva anche nella vita, ma Pasolini non si tocca, mentre se Kevin Spacey tocca qualche culo di maschio adulto sul set non lo si fa più lavorare, è un molestatore, come lo è Morgan Freeman solo perché faceva degli apprezzamenti a donne dai vestiti attillati). Per non parlare di Lolita del grande Nabokov, scherziamo? È un'istigazione alla pedofilia bella e buona.

pasolini decameron

 

Su Céline meglio soprassedere, come è noto parte dei suoi libri non si ristampano perché antisemiti, Zuckerberg non gli farebbe neppure aprire un account. E però a pensarci bene perfino un insospettabile classico al di sopra di ogni sospetto come I promessi sposi non potrebbe esistere, Don Rodrigo sarebbe bloccato subito da un magistrato in quanto stalker e molestatore e sessista, e però, signore mie, senza Don Rodrigo cosa resterebbe della storia? Quei due sfigati morti di sonno di Renzo e Lucia? Chissà perché, però, nella vita è tutta una molestia e un pugno alzato di Asia Argento, mentre in libreria vanno a ruba i porno per signore, da Cinquanta sfumature di grigio in poi è tutto un elogio della molestia, che amano leggere le donne.

de sade

 

E che dire di King Kong, romanzo e film? Il più grande molestatore di tutti i tempi, grande, grosso e peloso, altro che Harvey Weinstein: vede una donna, si innamora, se la piglia e la trascina sull'Empire State Bulding. Poi arrivano le femministe politicamente corrette del #metoo a bordo degli aerei e lo abbattono. Ma forse qui, almeno, potremmo sperare nel politicamente corretto degli animalisti.

PASOLINIking kong

 

 

celinecelinede sade coverDE SADEde sade justine diciottesimo secoloDE SADEmarchese de sade musee d orsay 9marchese de sade musee d orsay 8marchese de sade musee d orsay 2king kong

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?