IL PIÙ ‘’GRAND THEFT AUTO’’ DI SEMPRE: LA RECENSIONE DEL VIDEOGAME CULT “GTA V” – UNICO PROBLEMA? E’ “TROPPO”!

A cura di Andrea Andrei per Dagospia
(Twitter: @andreaandrei_ )

È vero quel che si dice in giro: GTA V è un gioco pericoloso. Ma le mamme stiano tranquille: i propri figli, le proprie figlie o i propri mariti non se ne andranno in giro a rubare macchine o a ingaggiare sparatorie con le gang del quartiere (certo, sempre a meno che non siano già inclini a farlo...).

Semmai, il vero pericolo è per la loro vita sociale. Perché il nuovo episodio di Grand Theft Auto, la serie che negli anni è diventata talmente famosa da essere considerata un genere a sé, è un'opera titanica, un kolossal di cui anche parlare risulta limitante.

Insomma, c'era da aspettarselo. D'altronde se il lancio del nuovo titolo di Rockstar Games sviluppato da Rockstar North per Playstation 3 e Xbox 360 (e prossimamente anche per PC) era atteso come un evento quasi epocale è perché tutto lasciava pensare che gli sviluppatori avrebbero fatto anche meglio che nell'episodio precedente della serie, già molto apprezzato dalla critica.

Le attese non sono affatto state tradite, e nel mondo videoludico è scoppiata una sorta di isteria collettiva: in soli tre giorni il gioco ha incassato oltre un miliardo di dollari, ripagando i suoi costi di produzione nel giro delle prime ventiquattro ore (e non era facile, visto che GTA V è il videogame più costoso della storia, con un investimento di 256 milioni di dollari). Addirittura a Londra un ragazzo è stato aggredito, accoltellato e rapinato della sua copia del gioco appena acquistata.

Ma lasciamo da parte le follie dei criminali veri per concentrarci su quelle che invece ci piacciono di più: quelle dei delinquenti virtuali di Grand Theft Auto 5. Ecco la prima, importante innovazione: i personaggi principali sono tre. Il giocatore può prendere il controllo di ognuno di loro in qualsiasi momento: mentre vestirà i panni di uno, gli altri due continueranno autonomamente le proprie vite.

Uno dei protagonisti è Franklin, un ragazzo proveniente dai quartieri difficili della città, che sogna di diventare un gangster. Ad aiutarlo ci penserà Michael, un criminale di lungo corso, che arricchitosi negli anni e almeno apparentemente in "pensione" conduce una noiosa vita nel lusso sfrenato della sua villa, con una moglie e una figlia litigiose e viziate e un figlio che non smette di cacciarsi nei guai. Franklin e Michael sono due evidenti tributi ai precedenti episodi della saga di GTA, rispettivamente CJ, protagonista di "GTA: San Andreas" e Tommy Vercetti di "GTA: Vice City".

Il terzo personaggio è Trevor, uno psicopatico delinquente incallito, che quando si infuria diventa praticamente invulnerabile.

Vista l'opera maestosa con la quale è stata ricostruita la città di Los Santos, ci si aspetterebbe che la trama fosse il punto debole del gioco. Niente di più sbagliato: i profili dei protagonisti sono approfonditi e appassionanti, e le loro storie si intrecciano con frequenti colpi di scena. Peccato solo che spesso i dialoghi siano difficili da seguire, perché l'inglese delle gang non risulta molto comprensibile e leggere parecchi sottotitoli mentre si guida fra mille ostacoli non è certo una cosa semplice.

Può sembrare esagerato o semplicistico dire che in GTA V si può fare di tutto, eppure è proprio così. Come per i predecessori, anche qui Los Santos offre decine di attività da poter svolgere, solo che stavolta il grado di interazione con l'ambiente è davvero impressionante. Volete fare una partita a tennis o a golf? Potete, e dovrete davvero faticare per vincere e migliorare le vostre statistiche.

Volete rilassarvi davanti alla tv? Potete, e troverete diversi canali che mandano in onda intere trasmissioni anche per vari minuti di fila. Volete divertirvi in uno strip club? Potete, e potete anche mettere le mani (virtuali) sulle spogliarelliste che si esibiscono per voi. Senza contare la possibilità di acquistare una grande varietà di vestiti, di cambiare pettinatura o taglio di capelli e chi più ne ha più ne metta.

E poi, ovviamente, il crimine. Rubare auto (i modelli disponibili sono innumerevoli), compiere atti vandalici di ogni tipo, ingaggiare sparatorie e svolgere missioni varie sono la prassi in GTA. Solo che stavolta le cosiddette "missioni secondarie" (cioè quelle che non incidono sulla trama principale) sono praticamente infinite: ad esempio, basta che un furgone portavalori vi passi davanti e, se vi gira, potete assaltarlo.

La grafica è superlativa, il gameplay fluido, i cambi di telecamera molto precisi e gestibili. Le sequenze sparatutto sono curatissime. Le missioni si fanno via via più difficili, così che fin dall'inizio, anche quando non si ha dimestichezza con i comandi, ci si può tuffare nel pieno dell'azione. Insomma, realistico sì, ma anche divertente.

Non solo, perché essendo ambientato ai giorni nostri, GTA non poteva tralasciare un aspetto fondamentale della quotidianità del 21esimo secolo: la tecnologia. È qui che il titolo di Rockstar Games raggiunge livelli davvero sorprendenti. Ogni personaggio è dotato di uno smartphone dal quale può accedere, oltre che a mail, messaggi e chiamate (per farsi assegnare le missioni), anche a un vero e proprio browser. Da lì si può navigare in internet, giocare in Borsa, visitare siti di locali o di prodotti, leggere le notizie (che a volte riguardano proprio le vicende dei personaggi) e, udite udite, andare sull'equivalente in versione GTA di Facebook, "Life Invader". Si tratta di un vero social network dei giocatori di Grand Theft Auto, sul quale si possono pubblicare post e contenuti di vario genere.

Non solo, perché ovviamente non poteva mancare anche l'equivalente di Twitter, dove i protagonisti pubblicano i loro "cinguettii", e il risultato è a dir poco spassoso. Insomma, proprio come è per noi, i personaggi di GTA hanno sia una vita reale che una vita virtuale.

Con lo stesso smartphone si possono scattare delle foto (o meglio, in questo caso degli screenshot) da condividere su Facebook. Insomma, un doppio, addirittura triplo livello di virtualità che potrebbe aprire la strada ai videogiochi del futuro, quelli completamente interconnessi con la vita reale. E infatti Grand Theft Auto 5 introduce anche un'ulteriore funzione: scaricando l'app "iFruit" per dispositivi mobili si può addestrare il cane di Franklin, Chop, come se fosse una sorta di tamagochi, oltre che modificare le auto e le targhe. Il tutto a distanza, anche mentre si è sui mezzi pubblici o al lavoro, lontani dalla console.

Eccolo qui il difetto, se così si può chiamare, di questo videogioco: è "troppo". Troppo esteso per essere scoperto tutto, troppo longevo per essere giocato in tempi umani.

Per godersi davvero appieno Grand Theft Auto 5 bisognerebbe farne la propria occupazione principale. Giocarci in maniera più "superficiale" lo rende quasi frustrante, anche considerato il fatto che, come tutti i GTA e forse anche di più, è molto dispersivo.
Così, se si vuole procedere con la storia, bisogna continuamente trattenersi dal distrarsi nelle decine di attività e di stimoli che Los Santos offre.

Più o meno, come nella vita reale.

 

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