benigni

1. DA PICCOLO DIAVOLO A PARACULO SERIALE, ANTONELLO PIROSO DEMOLISCE BENIGNI 2. "UN COMICO CHE FACEVA RIDERE FINO ALLE LACRIME RETROCESSO A TESTIMONIAL COMPIACIUTO DEL POLITICALLY CORRECT 3. UN TRASFORMISTA INFALLIBILE: DOPO AVER TUONATO PER ANNI “SILVIO DOVE LI HA PRESI I SOLDI?” QUANDO DISTRIBUI’ I SUOI FILM CON LA MEDUSA INNEGGIO’ A BERLUSCONI: "E' IL PIU’ GRANDE IMPRENDITORE DEL MONDO" 4. PER ESSERE GRADITO A RENZI NELLA REPLICA DELLO SHOW SULLA COSTITUZIONE HA AGGIUNTO 6 MINUTI (ALLA MODICA CIFRA DI 200MILA €) ADERENDO AL FRONTE DEL SI’ AL REFERENDUM - IL SARCASMO DI PIERACCIONI

INNO DEL CORPO SCIOLTO

JOHNNY STECCHINO

 

Antonello Piroso per la Verità - laverita.info

BENIGNIBENIGNI

Scriveva Edmondo Berselli, direttore del Mulino, saggista di sinistra intellettualmente onesto, nel suo libro Venerati maestri: «Non mi piacciono gli indiscutibili. Non mi piace Roberto Benigni. Il conformismo diffuso. Il velluto di ipocrisia collettiva per cui nessuno obietta mai niente. È il ferreo regime degli infallibili, che inibisce qualsiasi critica. In privato si parla male di tutti. In pubblico ci si guarda bene dall’incrinare, anche solo con un graffio, il luogo comune e l’oleografia».

 

Il titolo citava Alberto Arbasino: «Arriva sempre il momento in cui si passa dalla categoria di “bella promessa” a quella di “solito stronzo”, solo a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di “venerato maestro”».

 

All’ombra dell’ultima querelle (trasferta 2011 a Bruxelles con jet privato affittato - «dato che l’artista aveva la gamba ingessata» - per 16.400 euro dall’allora rettore dell’università per stranieri di Perugia, oggi ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, per consentirgli di declamare Dante al parlamento europeo) c’è da chiedersi: a che punto della parabola si trova, a 64 anni, il citato Benigni? Maestro venerabile o - senza offesa - paraculo seriale?

BENIGNIBENIGNI

 

RIDERE FINO ALLE LACRIME Perché io mi ricordo, sì, mi ricordo di un Benigni che faceva ridere fino alle lacrime, in un teatro-tenda a Roma nel tour del 1983. Di un elfo incontenibile con Raffaella Carrà a Fantastico nel 1991, a valanga su pene, vagina e relativi sinonimi, sventrapapere e vulve. Di una maschera esilarante nel (per me) suo film migliore, Johnny Stecchino, sempre nel 1991.

 

Poi, da quel dì, un fastidio crescente, la disillusione di una passione che va scemando, la noia insopprimibile per blitz che appaiono ripetitivi, per un talento retrocesso a cliché, un testimonial compiaciuto del politically correct, un «situazionista» bravo a provvedere alla situazione sua (a guidare un po’ meno, visto il sorpasso di auto incolonnate in zona Parioli a Roma, con invasione della corsia opposta e conseguente ritiro della patente un mese fa). Partiamo dalla riproposizione su Rai1, il 2 giugno scorso, dello show sulla Costituzione, da record nel 2012: 12 milioni 620.000 telespettatori, share al 44%. Il 3 maggio Benigni aveva dichiarato: «Sarei orientato a votare no al referendum, proprio per proteggere la nostra meravigliosa Costituzione » .

 

TAPIRO BENIGNI STRISCIA STAFFELLITAPIRO BENIGNI STRISCIA STAFFELLI

Quindi che fare con la replica di una performance (già costata alla Rai, fonte Il Fatto Quotidiano, 1 milione 800.000 euro, appalto totale «chiavi in mano») che, con tale coming out, rischiava di apparire uno spot per il No?

 

6 MINUTI A 200.000 EURO Semplice: aggiungere 6 minuti freschi freschi, alla modica cifra di 200.000 euro, in cui il comico dichiarava con nonchalance di averci ripensato, aderendo al fronte del Sì. Beccandosi il sarcasmo di Leonardo Pieraccioni che su Facebook scriveva a Matteo Renzi: «Tranquillo, a ottobre fai il botto co’ i referendum! Facciamo prima un tour tutti insieme come i Pu! Io, te, la Boschi, Benigni! L’ho chiamato: “Roberto ci vieni a fare i tur co’ ragazzi? ” Mà risposto: “No... sì... no... sì...”». Detti e contraddetti di Benigni, novello Karl Kraus, anche in tema di antiberlusconismo. Nel maggio 2001, in chiusura di campagna elettorale, Benigni tenne - ospite (complice) di Enzo Biagi nel suo programma Il Fatto in onda dopo il Tg1 - un «comizio anti Cav.» (Repubblica).

 

BENIGNIBENIGNI

Così, quando la Rai deciderà di averlo ospite a Sanremo per il Festival 2002, Giuliano Ferrara annuncerà un boicottaggio contro di lui dentro il teatro Ariston a «colpi di uova e fiori freschi ». Benigni sceglierà di non complicarsi la vita parlando d’amore. Solo qualche leggera battuta per Silvio B., cui si rivolgerà in chiusura, con tanto di anacoluto, suonando il violino: «Con l’augurio che ognuno di noi, quando va a letto, lui agisca in modo di farci sentire orgogliosi di essere italiani. Buon lavoro Presidente!» (le uova Ferrara si limitò a scagliarle contro la tv nella sua casa di Capalbio, ripreso dal Tg5, mentre urlava sghignazzante: «Ipocrita! Non parli di politica eh?, parla di politica se hai il coraggio"). Sempre nel 2002 - dopo aver tuonato per anni dal piccolo schermo: «Silvio, dove li hai presi i soldi?» (per diventare Berlusconi) - si ritrovò a far distribuire le 900 copie del suo Pinocchio, film italiano più costoso della storia, 45 milioni di euro, dalla Medusa dell’inviso «impresario».

 

benignibenigni

IL PASSAGGIO A MEDUSA Scriverà Alberto Crespi sull’Unità: «Pinocchio è passato alla Medusa via Vittorio Cecchi Gori. Diversi titoli del suo listino sono passati a Medusa nel momento in cui l’ex padrone della Fiorentina ha fatto flop. Ma la realtà è anche un’altra: Benigni poteva scegliere. Pare che laWarner italiana gli abbia offerto cifre alla Zio Paperone per assicurarsi il film. Ma Benigni ha scelto Medusa. Perché?». Replica ponziopilatesca del comico: «La scelta è di Cecchi Gori. Medusa è peraltro un’azienda di grandi professionisti. Berlusconi è il più grande imprenditore del mondo. Come presidente del Consiglio uno può avere dei dubbi, non sarà Cavour, ma non possiamo non prendere il suo aspetto migliore. Del resto sarebbe stato il colmo: se distribuisce Medusa che dovevo fare, dovevo cambiare Paese? » .

 

benigni in autobenigni in auto

OSCAR CONTESTATO Un barcamenarsi che portò altra acqua al mulino del direttore del Foglio, suo antipatizzante storico dai tempi di La vita è bella, pellicola che a Benigni è valsa tre Oscar e una miriade di altri premi. Ferrara imbastì una campagna quotidiana contro la beatificazione artistica e ideologica del film e di Benigni stesso, cui anni dopo darà la sua adesione Simone Veil, la sopravvissuta ad Auschwitz, figura politica e morale europea di primo piano, definendo l’opera «assolutamente scadente» che non meritava la statuetta. Scrisse il Corriere della Serain quell ’occasione: «Le polemiche tra gli entusiasti, “è un nuovo Chaplin”, e i critici, “è un film mafioso perché nessuno potrà criticarlo”, andarono avanti a lungo.

 

benigni autobenigni auto

L’artista-scrittore Moni Ovadia elesse Benigni “yiddish onorario”. Il regista Steven Spielberg in pubblico ne parlò bene ma, pare, che vedendo il film volesse uscire prima della fine». Sullo sfondo, l’urticante fantasma del plagio. Agitato dalla stampa francese. La vita è bella esce nel 1997. La trama copiata sarebbe quella di Train de vie, film che raccontava in chiave ironicosurreale la tragedia dell’Olocausto, del regista rumeno naturalizzato francese Radu Mihaileanu. Nelle sale però nel ’98. Quindi si dovrebbe semmai concludere il contrario: è questo a essere un clone di La vita è bella. 

 

IL FANTASMA DEL PLAGIO Chiarirà Mihaileanu: «La verità storica, peraltro ammessa da Benigni, è che gli ho mandato il copione nel febbraio del ’96, offrendogli il ruolo del folle del villaggio che racconta tutta la storia, perché il mio coproduttore italiano pensava che con una star come lui avremmo trovato più facilmente dei finanziamenti in Italia. A Roberto il copione piacque. Ma poi mi ha fatto sapere che non poteva, perché si stava concentrando su un suo film. Se avessimo girato prima del ’96, saremmo usciti prima di

benigni alla guida in non ci resta che piangerebenigni alla guida in non ci resta che piangereroberto benigni (10)roberto benigni (10)

 

La vita è bella e non ci sarebbe stata nessuna polemica. Purtroppo abbiamo trovato i fondi per girare il film solo un anno dopo: e nell’estate del ’97, mentre erano in corso le riprese, abbiamo saputo che Benigni stava montando un film in qualche misura simile al nostro. È stato un colpo, non lo nego. Ma non ho mai accusato Benigni di plagio e non ho mal pensato di fargli causa». Parole di grande signorilità, un «ego te absolvo» che di certo il Piccolo diavolo Benigni, amante della verità avrà apprezzato.

roberto benigni (5)roberto benigni (5)BENIGNIBENIGNI

 

benigni renzi benigni renzi BENIGNI JOHNNY IL LECCHINOBENIGNI JOHNNY IL LECCHINOroberto benigni (1)roberto benigni (1)

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA