PIPER PER SEMPRE - PATTY PRAVO: “LÌ CAMBIÒ LA MIA VITA. MI CHIESERO: CANTI COME BALLI? IO GLI DISSI DI SÌ, OVVIAMENTE MENTENDO, E MI INVENTAI CANTANTE ROCK”

Michela Tamburrino per “la Stampa”

 

PATTY PRAVOPATTY PRAVOpiper club piper club

La signora Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, ha assistito all’elezione del Presidente Mattarella dalla finestra di casa sua. Forse l’unico evento degno di nota passivamente visto e non vissuto da protagonista. Per il resto è stata lei a determinare molti passaggi epocali nella storia della musica e del costume. Prendiamo il Piper che festeggia i 50 anni e rimpiange la sua beat generation: l’immagine iconica è quella di lei che canta e balla, appunto la ragazza del Piper. Sprofondata nel divano candido (della vista strepitosa si è già accennato), racconta ciò che ripete da una vita.

 

Come successe e quando successe?

«Il Piper è una delle cose più importanti che l’Italia abbia mai avuto. Per gli artisti, luogo di benessere e di felicità. Passavano Andy Warhol, Schifano i Pink Floyd che ci accusarono di aver copiato le loro luci psichedeliche, le nostre caserecce con olio e vetro colorato. Capitai al Piper perché a Londra non si parlava d’altro. Il fondatore del locale, Alberigo Crocetta, mi chiese se sapevo cantare come sapevo ballare. Io gli dissi di sì, ovviamente mentendo.

patty pravo 26patty pravo 26

 

Quella sera c’erano Tenco, Arbore, Visconti che poi veniva appositamente per sentirmi. M’inventai cantante di rock ma ne avevo l’anima e di blues. Gli studi al Conservatorio mi avevano dato la disciplina e un approccio professionale. Gli studi e l’educazione. Vivevo con mia nonna che era molto liberale ma dura. Solo con tanta disciplina, mi diceva, puoi sentirti libera».

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Il Piper le diede energia.

«Forse sono stata io a dare energia al Piper».

 

E l’immagine che all’epoca si sarebbe definita trasgressiva?

«Non l’ho mai vista come componente importante del successo. Ero così. Sono stata la prima a cantare in tv, in un programma per bambini, con una giacca senza niente sotto, ero talmente androgina che non si notava».

 

Ha fatto di tutto, non si è fatta mancare nulla. Pure Sanremo. Le è piaciuta Irene Grandi nella cover di «Se perdo te»?

«Le ho inviato un tweet di complimenti. Di Festival ne ho fatti nove. Il primo per curiosità, lo chiesi al direttore della mia casa discografica, la Rca, e mi feci male da sola. È molto stressante. Ricordo quando andai vestita da geisha con lo strascico lungo un metro e mezzo. Stavo in barca, si cantava in playback, una meraviglia. Poi Dimmi che non vuoi morire di Vasco Rossi. Spero ancora che mi scriva qualcosa».

 

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Lei scrive parole e musiche di molti suoi dischi. Adesso ne sta incidendo uno nuovo.

«Mi piace fare ricerca, sono curiosa, voglio stupirmi e stupire. Ma questo disco nuovo no, è scritto da grandi autori, . Ci sono pezzi, splendidi, del mio grande amico Giuliano Sangiorgi che è un poeta, Tiziano Ferro, Emis Killa... Zibba lo conoscevo da venti minuti e ha scritto per me un pezzo meraviglioso. Registro a Milano e a Los Angeles».

 

La musica oggi è in crisi?

Alberto Arbasino al Piper di Roma in una foto anni 70Alberto Arbasino al Piper di Roma in una foto anni 70

«La crisi è mondiale e riguarda tutto, dunque anche l’arte. Una crisi che influisce sull’animo dell’artista. All’estero si sente meno perché noi ci piangiamo addosso in continuazione. Senza fare niente. Le Niagara Falls danno da vivere a un Paese e sono solo cascatine. A Pompei sta cadendo tutto e noi non sfruttiamo l’enorme ricchezza che potremmo avere».

 

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Politica no. Religione?

«Papa Francesco mi è simpatico non per religione ma per gli errori che fa. È umano».

 

Il cinema?

«Ho perso occasioni strepitosa. Rifiutai il ruolo di Micol nel Giardino dei Finzi Contini. E poi per Professione Reporter non combaciarono gli impegni. Oggi lavorerei con Ridley Scott e Giuseppe Tornatore. Sorrentino? Non mi è piaciuto il suo film da Oscar».

 

 

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