IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – DAL ‘PEPLUM’ ALLA COMMEDIA SEXY CON BUZZANCA, L’INCANTEVOLE ROSSANA PODESTÀ È STATA ATTRICE (DA) KOLOSSAL PRIMA DI LASCIARE IL CINEMA PER AMORE DI WALTER BONATTI

Marco Giusti per Dagospia

La bellissima Rossana Podestà, che se è andata in silenzio a 79 anni, poco dopo la scomparsa del suo amato ultimo compagno, Walter Bonatti, al quale aveva dedicato proprio recentemente un libro e un documentario, "W come Walter", è stata una delle poche star italiane che possa vantare non solo una popolarità internazionale, girando film a Hollywood, in Messico, in Spagna, ma anche varie vite da attrice.

E' stata la stupenda Giorgia della saga di "Sette uomini d'oro" diretta dall'allora marito Marco Vicario, che si muoveva da gatta con addosso solo una tutina di maglia sulle note della musica lounge di Armando Trovajoli, ma anche la Nausicaa dell'"Ulisse" di Mario Camerini prodotto da Carlo Ponti e Dino De Laurentiis con Kirk Douglas e l'incantevole Elena di Troia nell'omonimo film della Metro Goldwyn Mayer diretto da Robert Wise nel 1956, vincendo il ruolo su incredibile star americane, da Lana Turner a Rhonda Fleming, da Cyd Charisse a Yvonne De Carlo e la sua scelta venne molto pubblicizzata sulle pagine di "Variety", anche perché aveva allora solo diciannove anni e aveva ottenuto il ruolo dopo centinaia di provini che la Metro fece sia in America che in Europa.

Ma fu anche una delle tenere protagoniste di "Le ragazze di Piazza di Spagna" di Valerio Zurlini, e una delle reginette del peplum italiano. Per non parlare della sua grande attività nella commedia sexy a fianco di Lando Buzzanca in una serie di fortunatissimi film diretti sia da Vicario che da Nando Cicero e Steno dai titoli celeberrimi: "Il prete sposato", "Homo eroticus", "L'uccello migratore", "L'uccello migratore", "Il gatto mammone", dove è sempre e comunque la femmina del supermacho e assoluto re della pornochancada all'italiana.

Nata a Zlitan, in Libia nel 1934, figlia di Antonio Podestà, vero podestà di Tripoli sotto il controllo italiano, ragazzina di ottima famiglia, viene scelta dal regista francese Leonide Moguy per una specie di Moccia movie del 1951, "Domani è un altro giorno", interamente girato a Roma. Nei primi anni '50, ancora giovanissima, diventa una stellina del nostro cinema, fra commedia e mélo. Era stata messa sotto contratto, come si faceva a Hollywood, dalla Minerva Cinematografica a sedici anni per centomila euro al mese. L'impegno era che imparasse a recitare e a muoversi davanti alla macchina da presa.

La troviamo i "I sette nani alla riscossa" di Paolo W. Tamburella, "Guardie e ladri" di Steno con Totò e Fabrizi, "Strano appuntamento" del registo austro-ungherese Dezso Akos Hanza, "Io , Amleto" di Giorgio Simonelli con Macario, "Fanciulle di lussso" di Bernard Vorhaus, "Viva la rivista" di Enzo Trapani.

Ma la troviamo anche in film maggiori e di livello internazionale, come "La voce del silenzio" di Georg W. Pabst a fianco di Jean Marais e Aldo Fabrizi, prima di partire per il Messico per "La rete" e "Nosotros dos", due film cultissimi diretti da Emilio Fernandez, detto "El Indio", attore e regista diviso tra Hollywood e criminalità, che usciva e entrava di galera, resuscitato poi da Sam Peckinpah negli anni 70. In "Nosotros Dos" come nel precedente "Addio, figlio mio" di Giuseppe Guarino recita accanto al suo futuro marito Marco Vicario, allora giovane attore, col quale si sposò poco dopo. Ma saranno "Ulisse" di Camerini e "Elena di Troia" di Wise a aprirle le porte del grande cinema americano, che forse non riuscì a sfruttare a pieno.

Anche perché il suo matrimonio con Marco Vicario la confinò soprattutto a girare in Italia negli anni successivi. Con gli americani recitò in "Santiago" di Gordon Douglas con Alan Ladd e "Vento di passioni" di Richard Wilson con Jeff Chandler e Esther Williams, film oggi introvabili e di grande interesse. Ma la troviamo anche nel francese "L'isola dei pirati" di Robert Darene, nello spagnolo "Playa prohibida" di Julian Soler scritto da Juan Antonio Bardem, "L'isola in capo al mondo" di Edmond Greville, "Un evaso ha bussato alla porta" dello spagnolo di Julio Coll.

Divenne una delle personalità più attive nel peplum italiano, come dimostrano i suoi ruoli in "La spada e la croce" di Carlo Ludovico Bragaglia, "La furia dei barbari" di Guido Malatesta, "Solo contro Roma", prodotto dal marito dove incontra gran parte del cast de "I sette uomini d'oro", e, soprattutto, "Sodoma e Gomorra" di Robert Aldrich prodotto da Goffredo Lombardo, kolossal megaflop che ridusse sul lastrico la Titanus.

Nei primi anni '60 venne diretta da Antonio Margheriti nel capolavoro gotico "La vergine di Norimberga" e in "L'arciere delle mille e una notte". Poi vennero i film diretti da Marco Vicario, "Le ore dell'amore" con Keir Dullea, tratto da un racconto di Alberto Moravia, e i grandi successi della saga "I sette uomini d'oro", che le dettero una nuova e travolgente popolarità che verrà sfruttata più che nello spy anni 60, dai film sexy che Vicario dirigerà e produrrà negli anni '70.

Fu un titolo un po' più d'autore "Paolo il caldo" che Marco Vicario girò con Giancarlo Giannini protagonista tratto dal romanzo di Brancati. Il nudo non preoccupava la Podestà, visto che era già esplosa come attrice sexy con due paginoni su "Playboy" nel 1966. Assieme a Lando Buzzanca forma una coppia formidabile che produrrà un vero e proprio genere in tutto il Sudamerica, più o meno identificato nella pornochanchada brasiliana. Ma i loro film dettero origine anche a generi analoghi in Argentina e in Messico.

La ritroviamo negli anni '80 in produzioni curiose, come "I seduttori della domenica", dove è ancora bellissima nell'episodio di Dino Risi con Ugo Tognazzi, l'"Hercules" di Luigi Cozzi e in "Segreti, segreti" di Giuseppe Bertolucci, che sarà il suo ultimo film, dove interpreta la mamma di una terrorista. Divisa da Marco Vicario, passerà tutta la sua vita con Walter Bonatti ormai lontana da qualsiasi schermo cinematografico. Non ne voleva neanche parlare. Noi ne abbiamo sempre sentita la mancanza.

 

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