70 da oscar

UN NASTRO SULL’OSCAR - PREMIATI GLI ITALIANI CHE HANNO RICEVUTO LE STATUETTE, PER I 70 ANNI DEI NASTRI D’ARGENTO: SORRENTINO, MORRICONE, FERRETTI/LO SCHIAVO, TORNATORE - CHRISTIAN DE SICA: ‘MIO PADRE NON RITIRÒ MAI GLI OSCAR PER NON FERIRE GLI AMICI COME ROSSELLINI’ - BENIGNI: ‘CHE SERATA COMMOVENTE, SIAMO UN PAESE COSÌ PICCOLO E ABBIAMO TUTTI QUESTI OSCAR’

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Fulvia Caprara per la Stampa

 

Overdose da premi Oscar. Arriva Ennio Morricone e dietro di lui s' intravedono Roberto Benigni e Paolo Sorrentino, mentre sul tappeto rosso, un po' più avanti, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo posano per i fotografi.

 

Ci sono proprio tutti. Quelli che hanno stretto tra le mani la statuetta e quelli che hanno sperato di poterlo fare, nell' attimo emozionante in cui, sul palcoscenico degli Academy Award, vengono pronunciati i nomi degli artisti che hanno ottenuto la nomination. Ieri sera, all' Auditorium Parco della Musica, premiati e candidati italiani si sono dati per la prima volta appuntamento in «70 da Oscar», la manifestazione (con la regia teatrale di Guido Torlonia) che ha concluso i festeggiamenti per i settant' anni del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani.

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Vincitore della prima edizione dei Nastri d' argento, nel 1946, era stato Vittorio De Sica con Sciuscià , primo film straniero ad aggiudicarsi, due anni dopo, il riconoscimento dell' Academy. Le celebrazioni non sono casuali: «Papà non è mai andato a ritirare gli Oscar - racconta Christian De Sica - perché altrimenti i colleghi, vedendo le foto e le interviste sui giornali, avrebbero sofferto. Pensava a Rossellini, suo grande amico, e spiegava: "Sarebbe come se Cassius Clay andasse a casa sua e gli desse un pugno nello stomaco". Meglio evitare».

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Benigni sul palco apparirà poi quasi emozionato: «Che serata commovente, siamo un Paese così piccolo e abbiamo tutti questi Oscar. Qui ci danno un premio per aver ricevuto un altro premio, l' Oscar è come un vaso di Pandora, se lo apri da lì esce di tutto». Sorrentino, invece, spiazza con l' ironia: «Serate come questa sono emozionanti e sono accomunate a quella degli Oscar dal fatto che tutti sappiamo che in fondo al tunnel c' è il ristorante».

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Aver vissuto da protagonisti la notte delle stelle è un' esperienza che lascia il segno e che ognuno metabolizza a modo suo: «Se tornassi indietro, in quel 1990 - sorride Giuseppe Tornatore, ricordando il trionfo con Nuovo Cinema Paradiso - direi a me stesso: "Goditela di più, e fai quello che senti di fare, solo le cose che ti piacciono". Ripensare oggi a quella sera mi fa piacere, è uno dei momenti più belli della mia vita professionale, ma mi fa anche sentire vecchio. E comunque non ci penso spesso».

 

La reazione di Tornatore, ancora vivida, fu di «entusiasmo, sorpresa, gioia vera, non artefatta». Per il musicista Nicola Piovani, premiato nell' anno della Vita è bella per la colonna sonora del film di Benigni, fu soprattutto di «sorpresa, mi sentii smarrito. Dovevo parlare nel mio inglese maccheronico, se tornassi indietro prenderei un coach per prepararmi meglio il discorso». Dopo la vittoria «nella mia vita interiore non è cambiato nulla. All' esterno, invece, è salito il mio tasso di credibilità, anche nel mondo della musica».

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A Los Angeles, come De Sica, anche Gianni Amelio scelse di non andare: «Dico la verità, ho fatto come diceva Nanni Moretti, "Mi si nota di più se non vado".

In realtà mi si sarebbe notato di più se avessi vinto e fossi rimasto a Roma. Le cose non andarono così, ma sono ugualmente contento. Le più grandi, come Loren e Magnani, non sono mai andate alla cerimonia degli Oscar».

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Alcuni, invece, sono diventanti «habituée», come Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo che continuano a collezionare candidature e statuette: «Quando si fa questo lavoro ricevere l' Oscar è il massimo, un enorme piacere, non cambia nulla dal punto di vista professionale, ma è una conferma internazionale importantissima.

E poi è strano, appena ricevuta la nomination si è solo contenti, all' eventualità di vincere si pensa solo quando ci si ritrova in sala e la cerimonia inizia».

 

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C' è anche chi da Hollywood è appena tornato, fresco di statuetta e già impegnato su nuovi fronti: «La cosa divertente - commenta Alessandro Bertolazzi - è che dopo l' Oscar cominciano a premiarti tutti, una serie infinita di riconoscimenti. Ed è molto bello, perchè l' Oscar porta felicità e va condiviso, quando l' hai preso vedi che la gente è contenta, si commuove, piange». Anche solo per questo, vale la pena vincerlo.

 

 

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