1. PRONTI? A NATALE TORNA IN SALA CORRADO GUZZANTI CON ‘’OGNI MALEDETTO NATALE’’ 2. UN ANTIPANETTONE CON VEZZI E VIZI DA CINEPANETTONE DOVE IN CAMPAGNA È UNO ZIO IRACONDO E RANCOROSO, MENTRE NEI QUARTIERI ALTI È L’IRRESISTIBILE BENJI, CAMERIERE FILIPPINO SERVILE, CINICO, MESCHINO, DI ORIENTAMENTO LIBERAL-LIBERISTA 3. “LA SATIRA? OGGI C’È STATA UN’INVASIONE DI CAMPO, SONO I GIORNALISTI CHE VOGLIONO FARCI RIDERE. E IO MI IRRITO: PRIMA RACCONTAMI COSA È SUCCESSO E POI FAI LE TUE BATTUTE” 4. IL RENZI DI CROZZA LO DIVERTE MOLTO, PERÒ GLI PIACEREBBE UN PO’ MENO SCEMOTTO E PIÙ MINACCIOSO. E TEME CHE NON SERVA PIÙ TANTO: “LA PARTE COMUNICATIVA DI RENZI CONTIENE GIÀ LA SUA AUTOSATIRA, NON FA NIENTE PER NASCONDERE QUELLA SUA PARTE DI LINGUAGGIO CHE CI RICORDA BERLUSCONI. SAREBBE PIÙ CURIOSO CHE QUALCUNO ANDASSE A INDAGARE SU QUEL CHE HA SCRITTO DE BORTOLI DEI SUOI RAPPORTI CON LA MASSONERIA”

Paola Zanuttini per “la Repubblica

 

il film ogni maledetto natale con corrado guzzanti il film ogni maledetto natale con corrado guzzanti

Corrado Guzzanti non ha buona fama come soggetto da intervistare: schivo, laconico, riservato. Caratteri apprezzabili sul piano umano, un po’ meno davanti a un registratore. Accingendosi all’impresa, capita di leggere negli occhi dei compagni di lavoro, e dell’ufficio stampa, un’ombra di preoccupazione, o compatimento. Addio, si va. 

 

Inaspettatamente, stavolta sembra quasi loquace. La nuova agente dice che l’ha addomesticato, lo porta anche alle feste. Epperò c’è un problemino: non ha ancora visto il film che è il pretesto di questa intervista, ‘’Ogni maledetto Natale’’, nel quale furoreggia. Mi chiede com’è: laconicamente, si può definire un antipanettone con vezzi e vizi da cinepanettone. Di sicuro successo. 

il cast di avanziil cast di avanzi

 

Firmato da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, già sceneggiatori e registi di Boris, serie televisiva in qualche modo epocale frequentata episodicamente dal nostro, il film racconta le traversie di due ragazzi che, trafitti da colpo di fulmine in una Roma già piena di luminarie, vedono il loro nuovo amore minacciato dall’incombere del Natale. Ricorrenza funestissima che libera i peggiori istinti nel luogo deputato a celebrarla, la famiglia.

 

Quella di lei è contadina, arcaica e selvaggia, quella di lui ricca sfondata, venale e nevrotica. Con un dispositivo più teatrale che cinematografico, gli attori, molti dei quali già colonne o guest star di Boris, sostengono ruoli simmetrici nelle due famiglie. Guzzanti no: in campagna è uno zio iracondo e rancoroso, mentre nei quartieri alti è l’irresistibile Benji, cameriere filippino servile, cinico, meschino, di orientamento liberal-liberista.

i personaggi di corrado guzzantii personaggi di corrado guzzanti

 

«Sì, è un fan pazzesco di Monti, più grande statista di tutti i tempi che però trovato tante difficoltà». Questa affermazione di Guzzanti cade nel vuoto, perché nel film non c’è traccia di Monti. «Ah, l’hanno tagliato?». A questo punto, visto che sul prodotto finito è un po’ vago, conviene parlare della lavorazione.

 

«Ho sempre dovuto scrivermi da solo i personaggi, lavorarci sopra, ma trovo splendido recitare e basta, molto meno faticoso. Non mi dispiacerebbe fare solo l’attore: quest’anno ho girato anche un film serio, produzione americana, un remake di La piscina. Ero un maresciallo». A questo altro punto conviene precisare che Corrado Guzzanti è stato ribattezzato Oblomov, come l’indolente eroe del romanzo di Goncarov. Non ricorda chi gli ha affibbiato il soprannome.   

 

corrado guzzanticorrado guzzanti

Continuando sul film: «È stato divertente, soprattutto per chi aveva gli anticorpi di Boris, osservare l’iniziale straniamento degli attori non abituati a lavorare con tre registi, convinti peraltro di fare tre film diversi.

 

C’era chi pensava a un film grottesco satirico e chi a una grande commedia sentimentale. Quindi erano molto diverse anche le indicazioni: Senti, qui anche di meno: il personaggio sta soffrendo, fai arrivare questo dolore. Poi arrivava l’altro: Che stai facendo? Ti avevo detto di zompare! Era come se i fratelli Coen fossero tre, e questi non sono neanche parenti, non so se la cosa agevoli». 

 

Benji, imperturbato dal suicidio di un altro cameriere che guasta la festa ai padroni, e preoccupato solo per la riuscita del di pranzo di Natale, è una partenogenesi di Ariel, il colf, sempre filippino, interpretato da Marco Marzocca, che vide la luce nel 2002 in un programma guzzantiano quasi clandestino, Il caso Scafroglia.

matteo renzi koalamatteo renzi koala

 

«L’ispirazione veniva da un filippino che aveva lavorato da me: Giovedì non posso venire perché purtroppo mia figlia ha partorito in mare. Poi spuntò anche il cognato Gnol, Ariel voleva procurargli a tutti i costi il permesso di soggiorno. Ma, subito dopo averlo ottenuto, Gnol doveva tornare nelle Filippine per un’emergenza: Cognato mia sorella avuto incidente motorino e pure rubato telefonino. Quello ero io». Andatevelo a cercare su YouTube e vedrete che è identico a Benji, senza livrea. 

 

Dato che il personaggio è politicamente molto scorretto, vanno messe in preventivo  le accese rimostranze delle anime belle. Guzzanti si prepara a schivarle con lo stesso cinismo di Benji: «Se la prendano con gli autori, io l’ho solo caratterizzato un po’».

 

A un comico serio non puoi dire che è razzista perché, se è ben fatta, la satira investe su un personaggio tanto studio e attenzione che diventa quasi amore. Lui poi non la considera razzista, come parodia. Trova invece molto ipocrita la correttezza politica, una falsa buona maniera. Dice che nella realtà sono tutti razzisti e negarlo non racconta come stanno le cose. Benji è solo un po’ troppo appiattito sul modello dei padroni: è fiero di lavorare per loro, vuole che passino un buon Natale.

 

sabina guzzanti a servizio pubblicosabina guzzanti a servizio pubblico

E il Natale in casa Guzzanti era buono? «Mai avuto Babbo Natale. Siamo di tradizione romana befanizia e questo mi ha reso un disadattato a scuola: il 25 i miei compagni mi elencavamo al telefono i regali ricevuti, dal Meccano in giù, e io non avevo niente da dire fino al 6 gennaio. Tenendo conto che la scuola ricominciava il 7, mi restavano 24 ore per godermi i giocattoli nuovi. Però mio padre si impegnava molto sulle lettere che ci lasciava la befana: le scriveva in un romano sgrammaticatissimo: Corado ti ho comprato er pupazo ma non è quelo che volevi purtropo». 

 

caterina guzzanticaterina guzzanti

Quando i genitori si sono separati, Sabina e Corrado hanno mantenuto la tradizione con Caterina, la sorella più piccola. Che però chiedeva perché dei pacchi avevano la carta di un negozio e altri no. I fratelli arronzavano scuse, convenzioni stipulate dalla Befana con alcuni commercianti. Cabaret famigliare. Ma di teatrini ce n’erano altri. «Le gigantesche magnate. Di rigore, allora come oggi, le tartine e il risotto al salmone.

 

Giravano anche certi liquori come lo Stock 84, arrivato in enormi confezioni regalo oggi estinte. Era un po’ una palla, c’erano zii che faticavo a riconoscere, sbagliavo i nomi, perché la nostra è una famiglia molto diasporata». Anche il presepe era una faccenda impegnativa, sfida ingegneristica fra parenti, soprattutto con lo zio Elio, futuro ministro della Sanità.

 

E Paolo Guzzanti in veste di capofamiglia sentenziava sulla carta delle montagne o i ruscelli di stagnola. «Noi tagliavamo le casette di cartone, e le statuine erano sempre di grandezze diverse. Un’angoscia da saggio di fine anno». 

Paolo Guzzanti Paolo Guzzanti

 

Le storpiature della Befana, i nomi sbagliati degli zii, le disquisizioni surreali, o eduardiane, sul presepe e poi, non molti anni dopo, i suoi personaggi che spappolano la lingua e il discorso, producendo un caos verbale sintomatico di altre confusioni. «È un vecchio trucco, trovare neologismi e espressioni inesistenti è sempre appartenuto ai canoni della comicità. Poi l’italiano puro è ancora abbastanza artificiale.

 

Ogni zona, anche poco distante, si crea un suo dizionario delle parole di cui c’è necessità. E gli sbagli li fanno tutti. C’è pure il laureato che mi dice sono un tuo fans, errore da scoppola in qualsiasi lingua. A Roma si è cominciato a usare piuttosto che non in funzione avversativa, ma come sinonimo di anche. È tutto un lost in translation».

 

MARCO 
MARZOCCA
MARCO MARZOCCA

Forse piuttosto che entrerà nel lessico di uno dei suoi personaggi. Che sono di due tipi: imitazioni di figure fin troppo pubbliche, o sintesi di mille avvistamenti ed esperienze. «Quelo, per esempio, viene dall’aver avuto una sorella buddista, Sabina, che ha tentato a lungo e inutilmente di convertirmi, ma anche da un’antica fidanzata new age in fissa con La profezia di Celestino. Sono un iperateo incuriosito dalla spiritualità, infatti anche uno degli ultimi, Padre Pizarro, parla dello Ior come della cosmogonia: È la stessa cosa, ‘na partita de giro». 

 

Guzzanti non ama riprendere i vecchi personaggi, fermi in quel tempo che va dai Novanta ai primi anni del Duemila. Ha fatto un’eccezione per Lorenzo che, da studente fallimentare e cazzarone è diventato padre di Luco, un disastro umano, l’involuzione della specie: la tragedia di una generazione, che fa molto ridere, amaramente. «Tante madri mi hanno scritto che si sono riconosciute nel dolore di Lorenzo». Non è chiaro se questa è una battuta.

 

MAURIZIO 
CROZZA 
MAURIZIO CROZZA

Gli ultimi politici cui si è dedicato sono Tremonti e, per un attimo, Di Pietro. Un’altra epoca. È in pieno disamore per la satira politica. Dice che nei momenti di censura più cupa può offrire una lettura della realtà che altrimenti non passerebbe, ma di regola è solo una forma di intrattenimento, magari alto, da praticarsi preferibilmente nei teatri off. «Non siamo profeti, ma gente che si informa, si fa un’ idea e la esprime. Dai nostri tempi di Avanzi o di Tunnel, è molto cambiata l’Italia e anche la satira: allora era proibita, rischiosa, ma dalla seconda fase dell’ultimo governo Berlusconi si è diffusa ovunque, sui social network, in tv. Per un politico è un titolo di onore essere satireggiato, anche violentemente. Ma io ho sempre pensato, anche quando i miei colleghi sono diventati più aspri e aggressivi, che se quelle cose le dici facendo crepare dal ridere hai vinto, se invece abbassi la parte comica per essere più caustico non fai bene il tuo lavoro. È una questione di punti di vista».

 

MAURIZIO 
CROZZA 
MAURIZIO CROZZA

Abbastanza diverso da quelli di sua sorella Sabina che, nel lontano 2003, ai tempi di Raiot fu accusata proprio di questo. «Era un clima da guerra civile, in assoluta buona fede Sabina ha offerto un’arma per farsi dare addosso da chi non la tollerava: Ti abbiamo pagato per facce ride e non ce stai a fa ride. Oggi invece c’è stata un’inversione o un’invasione di campo, sono i giornalisti che vogliano facce ride. E io che sto diventando anzianotto mi irrito: prima raccontami cosa ha detto Napolitano ai giudici e poi fai le tue battute».  

 

ferruccio de bortoli   ferruccio de bortoli

Il Renzi di Maurizio Crozza lo diverte molto, però gli piacerebbe un po’ meno scemotto e più minaccioso. E teme che non serva più tanto: «La parte comunicativa di Renzi contiene già la sua autosatira, non fa niente per nascondere quella sua parte di linguaggio che ci ricorda Berlusconi. Sarebbe più curioso che qualcuno andasse a indagare su quel che ha scritto De Bortoli dei suoi rapporti con la massoneria».

 

L’anno prossimo saranno 50. Ai nostri tempi l’ha detto più volte. Nostri indica il gruppone giovinastro e scanzonato di Avanzi, pure quello diasporato. E tempi una storia d’Italia finita. Guzzanti non ha mai fatto mistero delle sue melanconie: come se la passano in questa fase? «Loro benissimo, io un po’ meno. Ma ho imparato a conviverci, sono molto utili per scrivere, a volte producono delle vere perle».

Ultimi Dagoreport

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...