PROVE DI GUERRA: PUTIN ASSISTE ALLA PIÙ VASTA ESERCITAZIONE MILITARE DELLA RUSSIA DAI TEMPI DELL’URSS

Foto dal "Daily Mail"

1 - RUSSIA, IN CORSO MAXI ESERCITAZIONI MILITARI: PUTIN OSSERVA DA SACHALIN
(LaPresse/AP) - La Russia ha lanciato le maggiori manovre militari dai tempi dell'Unione Sovietica, in Siberia e nella regione estrema orientale. Coinvolti 160mila soldati e cinquemila carri armati, ma anche decine di navi della flotta pacifica e 130 aerei da combattimento. Il presidente Vladimir Putin ha potuto osservare oggi in prima persona le esercitazioni sull'isola di Sachalin, nel Pacifico.

Le operazioni, che sono iniziate venerdì e proseguiranno per il resto della settimana, fanno parte di una serie di recenti sforzi di Mosca volti ad aumentare la mobilità e la capacità di risposta in combattimento da parte dell'esercito. Il viceministro della Difesa, Anatoly Antonov ha garantito agli attaché militari stranieri che le esercitazioni sono parte di un regolare addestramento militare e non sono dirette contro alcuna nazione particolare.


2 - PUTIN HA ESPRESSO UN GIUDIZIO SULLE MANOVRE MILITARI
Da "Italian.ruvr.ru"

Il Presidente della Russia Vladimir Putin è soddisfatto delle esercitazioni nel Distretto militare Orientale. "Le manovre non sono ancora finite, al momento sono alla tappa finale e stanno eseguendo bene, gli obiettivi sono praticamente raggiunti" ha messo in evidenza il capo dello Stato, rispondendo alle domande dei giornalisti a Cita, dove seguiva la corsa delle manovre.

Secondo le parole del Presidente, la difficoltà delle esercitazioni è stata nella repentinità del controllo, le divisioni sono state dislocate tutte intere su poligoni sconosciuti. "L'aviazione di trasporto, dipendenti di ferrovia, marinai tutti hanno lavorato bene" ha concluso Putin.


3 - IL CONDOTTIERO PUTIN E IL RISIKO DELLA RUSSIA IN ASIA-PACIFICO
Mauro de Bonis per "Limes"

Putin si cala nei panni del valoroso condottiere e vola a Sakhalin, nell'estremo Oriente della Federazione Russa, per assistere alle più consistenti manovre militari delle sue Forze armate mai organizzate dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica e dell'Armata Rossa.

Un numero impressionante di soldati (160 mila), carri armati (circa mille), aerei (130) e navi (70) chiamati a dimostrare al capo supremo venuto dal Cremlino la capacità di ridislocarsi nel più breve tempo possibile a oltre 3 mila chilometri di distanza. E difendere il paese contro una possibile invasione.

Il tutto nel Distretto militare orientale, oggi diventato strategicamente rilevante per Putin e i suoi progetti di ricostruzione e sviluppo delle regioni della Siberia orientale e dell'Estremo Oriente. Ma soprattutto prossimo ombelico del mondo per le tante potenze che si affacciano nella regione Asia Pacifico. A cominciare dalla Cina, puntualmente e scrupolosamente informata delle esercitazioni in corso - che dureranno fino al 20 luglio prossimo - dalle autorità militari russe.

Proprio con Pechino, solo qualche giorno prima, Mosca aveva concluso manovre navali congiunte sempre nel suo Oriente più lontano. Nelle fredde acque della Baia di Pietro il Grande, vicino a Vladivostok, di fronte al Giappone. Esercitazioni che ripetono quelle già effettuate lo scorso anno e che saranno seguite a breve dalla "Peace Mission 2013" a Celjabinsk, in Russia.

La cooperazione militare tra russi e cinesi, servirà, secondo esperti e addetti ai lavori dei due paesi, proprio per assicurare stabilità e sicurezza all'Asia-Pacifico, ma non per creare un blocco armato tra Mosca e Pechino. Queste potenze asiatiche sanno di dover interagire per la salvaguardia di alcuni rispettivi interessi primari, ma restano comunque 2 contendenti alla leadership, regionale e non solo.

A contendersi il primato, anche Stati Uniti e Giappone, alleati da "sempre", e che nei giorni delle manovre russo-cinesi nel Mar del Giappone hanno iniziato esercitazioni congiunte di autodifesa nella zona di Hokkaido e un monitoraggio giornaliero di quanto cinesi e russi combinavano a circa 300 chilometri dalle loro postazioni.

Un bel risiko, finora solo virtuale. Mentre del tutto materiali e strategici sono gli interessi dei 4 contendenti citati. Soprattutto della Russia di Putin, così ricca di materie prime e di energia proprio nelle sue regioni orientali, ma così povera di infrastrutture e impianti per poterle trovare, estrarle e farle fruttare a dovere. Un tesoro immenso che il presidente russo intende tirar fuori dallo scrigno, con mezzi propri e con l'aiuto di altri paesi interessati, nessuno escluso.

A riprova di ciò e della sterzata verso Est nella strategia di sviluppo del Cremlino, il progetto della statale Rosneft, la principale compagnia petrolifera russa, pronta ad investire 23 miliardi e mezzo di euro nei prossimi 5 anni nelle regioni della Siberia orientale e dell'estremo Oriente della Federazione. A confermarlo Igor Secin, amministratore delegato della Rosneft, che ha chiarito anche il programma di investimenti per il 2013: 1,2 miliardi di euro per la costruzione, insieme alla statunitense ExxonMobil, di un impianto per la la liquefazione del gas, proprio sull'isola di Sakhalin.

Sul lembo di terra che oggi ospita Putin il condottiero: sempre vigile contro i nemici della Federazione e sempre attento ai soldi che anche i non-proprio-amici hanno intenzione di investire nel degradato e preziosissimo Oriente russo.

 

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