stefano lorenzetto

CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI! – SECONDO IL “CORRIERE DELLA SERA”, NELLA PRIMA GIORNATA DI ZONA GIALLA, “7 ITALIANI SU 10 HANNO PRANZATO AL RISTORANTE”. IPOTIZZANDO UNA CLIENTELA COMPRESA FRA I 6 E I 90 ANNI, STIAMO PARLANDO DI OLTRE 56 MILIONI DI PERSONE, CIOÈ 39,2 MILIONI DI AVVENTORI. VORREBBE DIRE CHE OGNI LOCALE HA MESSO A TAVOLA PER PRANZO BEN 212 PERSONE… – LA PAGINA DI “STYLE” SENZA TESTO E CON IL “TITOLO FINTO”

“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”

(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)

 

Stefano Lorenzetto

Secondo Rinaldo Frignani del Corriere della Sera, nella prima giornata di zona gialla dopo l’allentamento delle misure contro la pandemia, «7 italiani su 10 hanno pranzato al ristorante». Ipotizzando una clientela compresa fra i 6 e i 90 anni, stiamo parlando di oltre 56 milioni di persone (fonte: Istat), cioè 39,2 milioni di avventori (il 70 per cento di 56 milioni, appunto).

 

Poiché il numero delle imprese registrate nel nostro Paese alla voce «ristoranti e attività di ristorazione mobile» ammonta a 184.587 unità (fonte: Federazione italiana pubblici esercizi, Rapporto annuale 2019), vorrebbe dire che ogni locale ha messo a tavola per pranzo – la sera i locali erano chiusi – ben 212 persone.

CORRIERE DELLA SERA - 7 ITALIANI SU 10 AL RISTORANTE IN ZONA GIALLA

 

Però la stessa Fipe calcola che i ristoranti mediamente abbiano una superficie di 90 metri quadrati e 62 posti a sedere. Dunque, una capienza massima di 11,4 milioni di commensali. Solo che con il distanziamento sociale imposto dal Covid-19 questi 62 posti dovrebbero essersi ridotti più o meno alla metà, quindi in totale 5,7 milioni (dando per scontato che tutti i ristoranti abbiano riaperto i battenti, ma non è così). E gli altri 33,5 milioni di ghiottoni di cui riferisce Frignani? Hanno mangiato in piedi come i cavalli?

 

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Da un articolo di Repubblica.it, firmato da Laura Mari, apprendiamo che «Draghi indossa un completo scuro e all’occhiello del bavero della giacca ha appuntato la “rosetta” che viene rilasciata con l’onoreficienza di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana». Merita l’onorificenza di cavaliera al merito della sgrammatica italiana: non è facile infilare due svarioni in una sola parola.

 

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MARIO DRAGHI CON IL FACCIARIO

«In questo senso l’Italia è fortunatamente ricchissima: per restare, a titolo d’esempio, al solo Veneto, Rovigo è diversa dalla molto vicina Verona, Verona da Vicenza, Vicenza da Treviso, Treviso da Padova, per non parlare di Venezia che fa caso a sé», scrive Massimo Fini sul Fatto Quotidiano. Non si capisce il senso dell’esempio. Rovigo dista «dalla molto vicina Verona» 90 chilometri, quindi è molto più prossima a Padova (46 chilometri), Vicenza (82) e Venezia (82).

 

 

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stefano lorenzetto

In un articolo dedicato al calciatore tedesco di origine turca Mesut Özil, apparso sulla Repubblica, Paolo Condò dedica questo passaggio a Graeme Souness: «Dopo un derby particolarmente bollente, il manager scozzese guadagnò a stento gli spogliatoi, salvato dagli scudi dei poliziotti schierati a testuggine come opliti».

 

Paragone storico assai infelice. La testuggine era la tipica formazione di fanteria pesante dell’esercito romano, mentre gli opliti erano i soldati dell’antica Grecia provvisti di lancia, spada, corazza, elmo e scudo. Trattasi di reminiscenze delle elementari, scuole che Condò evidentemente deve aver frequentato con scarso profitto.

 

LA PAGINA DI STYLE SENZA TESTO CON IL TITOLO FINTO

 

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Sarina Biraghi sulla Verità attribuisce a Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia) la seguente dichiarazione: «Se poi portasse dei provvedimenti che io condivido per il bene dell’Italia, allora li voto». Può darsi che il fratello d’Italia ignori l’italiano, in particolare il periodo ipotetico. Ma in tal caso il giornalista non deve sottoscrivere, bensì correggere. «Se portasse dei provvedimenti» (protasi: congiuntivo imperfetto) «li voterei» (apodosi: presente condizionale).

 

 

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La pagina 179 del numero di gennaio del mensile Style Magazine si presentava nell’edizione digitale come segue. Titolo: «TITOLO FINTO». Sommario: «As enti opta inctiiscia voles explam nonsequ iaecerf erundi nienimincto» eccetera. Altro sommario: «TESTO FINTO. È ET ACI UTECTA EARIBUS CIPISSIM QUI ACEAQUOS» eccetera. Didascalia: «Alitibus dollorumquo totae ersperro temporr ovitenis» eccetera.

 

SALVINI MANGIA LA NUTELLA

Foto: mancanti. Se non altro, in passato i grafici usavano come testo segnaposto l’elegante «Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit», inventato nel Cinquecento da un tipografo sconosciuto. E soprattutto i redattori lo riempivano. C’è da augurarsi che almeno in edicola sia arrivata la pagina corretta, priva dell’indicazione «mancano testo e foto» evidenziata in giallo, quindi con articoli e immagini.

 

 

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WANDA MARRA

Titolo dal Giornale: «Quando Salvini era “razzista e cafone”. Il Capitano era il bersaglio preferito della sinistra per le sue uscite». Per le sue uscite la sinistra utilizzava come bersaglio Salvini oppure per le sue uscite Salvini era il bersaglio preferito della sinistra? Nel secondo caso, che pare il più plausibile, bastava scriverlo esattamente così.

 

 

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Mario Draghi

Wanda Marra sul Fatto Quotidiano, a proposito di Mario Draghi: «Trapela il fatto che farà il governo dopo il voto su Rousseau, anche in caso di astensione da parte di M5S». E più avanti: «Dopo il voto di Rousseau, Draghi farà il governo, anche con l’eventuale astensione dei Cinque Stelle». Quindi è un fatto che sul Fatto trapela il fatto della possibile astensione.

 

 

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Notizia luttuosa sulla prima pagina della Gazzetta di Mantova: «Se n’è andato per sempre il notaio Mario Nicolini». In un Paese che ha bandito da tempo il verbo morire, c’è chi se ne va per qualche giorno e chi per sempre.

 

 

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