pupo sesso macchina

“AVEVO TRE POSSIBILITÀ PER MORIRE: IL PALCO, IL TAVOLO VERDE E LA FIGA. LE ULTIME DUE LE HO CASSATE. NON MI RIMANE CHE…” – PUPO SI RACCONTA, DAI “BROGLI” A SANREMO FINO AI CONCERTI IN RUSSIA: “ANDREI A CANTARE ANCHE IN COREA DEL NORD SE CI FOSSERO LE CONDIZIONI DI SICUREZZA. SOFFRO DI UNA PATOLOGIA: UN FORTE COMPLESSO DI SUPERIORITÀ” – “GELATO AL CIOCCOLATO” ISPIRATO A UN’AVVENTURA OMOSESSUALE VISSUTA IN TUNISIA DALL’AUTORE CRISTIANO MALGIOGLIO? DA QUANDO L’HO SCOPERTO NON SONO PIÙ LO STESSO UOMO” – “IO ANTIFASCISTA? NON VENITE A ROMPERE I COGLIONI A ME, SONO ANARCHICO CONSERVATORE” (MA CHI SI CREDE DI ESSERE, GIUSEPPE PREZZOLINI?) - VIDEO

 

Gianmarco Aimi per rollingstone.it - Estratti

 

pupo

Pupo compie 70 anni l’11 settembre e festeggia i 50 di carriera con un nuovo album, Insieme, in classifica in vari Paesei europei, e un tour internazionale che è partito dalla sua Arezzo al Men/Go Music Fest e toccherà anche la contestatissima Russia. In questa intervista ripercorre la sua parabola di vita e artistica, tra luci e ombre, ammettendo di non aver mai avuto il sacro fuoco dell’arte: «La musica mi serviva per conquistare le ragazze».

 

Agli esordi alla Baby Records lo consideravano «un prodotto con la scadenza, come uno yogurt». Ma a distanza di decenni, ha capito cosa lo ha salvato: «Soffro di una patologia: un forte complesso di superiorità». Spiega che di Gelato al cioccolato non aveva capito subito il significato ambiguo dato dall’autore del testo Cristiano Malgioglio: «Da quando l’ho scoperto non sono più lo stesso uomo». Rivela che a Sanremo ’80 gli avevano assicurato la vittoria con Su di noi, ma poi è saltato tutto: «Allora bastava frugarsi in tasca e accordarsi con gli organizzatori».

pupo emanuele filiberto luca canonici

 

Si definisce «pienamente un cantautore» e rimarca la qualità di alcuni suoni brani: «Firenze Santa Maria Novella non ha qualcosa di meno rispetto a canzoni di Paoli, Tenco e De André». E ricorda un aneddoto: «De Gregori, rispondendo a Morandi, disse: “Caro Gianni, dici una cazzata, è molto più difficile scrivere Gelato al cioccolato che Alice”».

 

Accetterebbe volentieri la direzione artistica del Festival: «Potrei rilanciare i pezzi all’estero, come accadeva fino agli anni ’80». È favorevole all’Auto-Tune, ma solo «se reso manifesto», perché con il pubblico ci vuole trasparenza: «Il concerto è una cosa, la performance alla Rovazzi è un’altra».

 

 

pupo giuseppe cruciani la zanzara show

Allo stesso modo, non apprezza la confusione tra informazione ed entertainment: «Alla Zanzara, Cruciani dà la parola agli imbecilli. È giornalismo o spettacolo? Basta dichiararlo». Non si sottrae alle critiche sulle trasferte in Russia: «Convenienza? Sì, come quella di chi mi critica. Andrei anche in Corea del Nord se ci fossero le condizioni». In modo analogo, a chi gli chiede di dichiararsi antifascista replica: «Che cazzata è? Non venite a rompere i coglioni a me».

 

Politicamente? «Sono un anarchico conservatore». Mentre sulla morte, da vero toscano, sfoggia una battuta che rischia di diventare un epitaffio virale: «Avevo tre possibilità per morire: il palco, il tavolo verde e la figa. Le ultime due le ho cassate. Non mi rimane che morire sul palco».

david parenzo pupo giuseppe cruciani

 

Il 13 luglio è partito il tuo tour per i 50 anni di carriera. Quando sei partito da Ponticino negli anni ’70 ti saresti aspettato una carriera così lunga?

È una domanda che mi faccio spesso. Sono arrivato alla conclusione che, lo dico senza vergogna, non mi sarei mai aspettato di vivere così a lungo.

 

Come mai?

Da ragazzino non avevo idea di cosa stessi facendo. Non sono mai stato toccato dal sacro fuoco del predestinato, come quelli che sentivano che avrebbero dovuto fare solo musica per avere successo o esprimere chissà quali grandi messaggi al mondo. Io, semplicemente, ero uno che scriveva delle canzoncine e un mio amico, Giuseppe Tinti, si accorse di questa mia predisposizione e mi costrinse, letteralmente, a presentare le mie cose a un concorso. Per me, invece, la musica serviva prima di tutto per conquistare le ragazze.

 

(…)

pupo

Il successo arriva nel 1979 con Gelato al cioccolato. Avere un brano così in repertorio, oltre che rappresentare una svolta e una garanzia, è anche una condanna?

Non ti nascondo che, per un periodo, ho pensato che non solo Gelato al cioccolato fosse stata una maledizione, ma anche il nome d’arte Pupo. Infatti ho fatto qualcosa che non ha mai fatto nessuno in Italia: sono andato al Festival di Sanremo del 1991 con il brano La mia preghiera rinnegando Pupo, cioè utilizzando il mio nome all’anagrafe, Enzo Ghinazzi.

 

Quando Pippo Baudo mi presentò mi resi conto della cazzata che avevo fatto, con le prime file dell’Ariston che, traducendo il labiale, dicevano: «Ma chi cazzo è Enzo Ghinazzi?». Però quelli sono problemi che ci facciamo noi, ormai per me Pupo è un suono e in fondo è la mia fortuna. Adesso, invece, sia Pupo che Gelato al cioccolato sono diventati dei valori aggiunti importanti.

 

La canzone è ispirata a un’avventura omosessuale vissuta in Tunisia da Cristiano Malgioglio, che è autore del testo. Tu hai dichiarato di aver scoperto solo in seguito il reale significato, mentre Malgioglio dice che ne eri consapevole. Chi ricorda male?

Malgioglio è una persona capace, simpatica e di un’intelligenza fuori dal normale. Come si è saputo gestire nella sua carriera è incredibile. Un re Mida che ha trasformato tutto quello che ha toccato in oro. Lui è stata una delle prime persone che negli anni ’70 ho conosciuto a Milano. È divertente, ma anche ambiguo nella scrittura, e ha una vita personale, con questi amori all’estero, che definirei esotica.

pupo emanuele filiberto luca canonici

 

Quella canzone è nata nel periodo in cui collaborava con Mina, Vanoni e Zanicchi e io, successivamente, l’ho trasformata in un racconto teatrale divertente, in particolare quando la gente scopre che non viene celebrato il famoso prodotto italiano, cioè il gelato, ma che c’è sotto una storia ben più conturbante. Io stesso, lo posso giurare, da quando ho saputo tempo dopo da cosa era ispirata non sono più lo stesso uomo.

 

pupo enzo ghinazzi

Nel 1980 arriva anche il successo internazionale con Su di noi, dopo esserti classificato al terzo posto a Sanremo. Primo Toto Cutugno con Solo noi e secondo Enzo Malepasso con Ti voglio bene. Il tuo brano meritava almeno il secondo posto?

Meritava il primo posto, infatti ha vinto il premio della resistenza. Su di noi è molto più popolare di Solo noi, per non parlare della canzone di Malepasso, che era un mio grandissimo amico e purtroppo è scomparso prematuramente. All’epoca le classifiche erano abbastanza variabili fino all’ultimo, direi piuttosto umorali.

 

Pensa che io ero sicuro di vincere, tanto che chiamai a casa la sera della finale perché il mio discografico di allora mi disse che avevamo vinto Sanremo. Come avevamo fatto? Allora bastava frugarsi in tasca e accordarsi con gli organizzatori. Avevano già preparato i festeggiamenti per quando sarei tornato, poi, all’ultimo, ho dovuto chiamare poco prima dell’annuncio per avvisare di annullare tutto.

 

Parli di «accordi» e di «frugarsi in tasca» per vincere Sanremo. Brogli?

pupo enzo ghinazzi

Quello che mi spiegarono è che “Freddy” Naggiar, a un certo punto, litigò con gli organizzatori perché le loro richieste aumentavano sempre di più. Per questo lui mandò tutti a quel paese e io non vinsi Sanremo. Ma sai, all’epoca le cose funzionavano così.

 

Per tornare alla musica, chi ti ha ispirato agli esordi?

Non ho avuto un’unica ispirazione. All’inizio ero un musicista, suonavo la chitarra in un complesso. Ho avuto un sacco di chitarre, dalle Stratocaster alle Gibson Les Paul. E suonavo, come ti ho detto, per fare colpo sulle donne. Del successo mi interessava poco. Il repertorio prevedeva i Deep Purple, i Grand Funk, i Led Zeppelin, poi ascoltavo anche Crosby, Stills, Nash & Young, i Beatles, i Rolling Stones, oltre ai grandi cantautori italiani, da Tenco a Gaber, da De André a De Gregori.

 

pupo enzo ghinazzi

Meno Venditti, tantissimo Claudio Baglioni, che poi è diventato un mio caro amico. Ecco, uno a cui scrivendo mi sono più ispirato era Baglioni. Da quel mondo lì penso di aver attinto di più, come quello di Lucio Battisti del quale ero un grande estimatore. Diventare poi amico di Mogol, per me, è stato un immenso regalo.

 

Tutte ottime referenze.

C’è da dire, per onestà, che le mie melodie erano più semplici di quelle di Baglioni. Ma come hanno fatto in seguito altri, da Umberto Tozzi a Vasco Rossi, quelle sono le melodie che hanno più possibilità di rimanere nel tempo rispetto a quelle più articolate.

 

CRISTIANO MALGIOGLIO - ALESSIA MARCUZZI - PUPO - TALE E QUALE SHOW

Ti consideri un cantautore, un cantante pop, un narratore di storie?

Mi considero pienamente un cantautore, perché ho scritto canzoni da autore-cantante, tanto per giocare con le parole. Se pensi a Firenze Santa Maria Novella, quella è sicuramente una canzone da cantautore e che non ha qualcosa di meno, anche se non è impegnata politicamente, di brani che hanno scritto Gino Paoli, Luigi Tenco o Fabrizio De André.

 

Come mai allora il nome di Pupo non è mai accostato agli artisti che hai citato e non sei mai finito nelle candidature del Premio Tenco, che è il tempio del cantautorato?

È una domanda che mi sono fatto anch’io in passato, anche se la risposta per me non è mai stata così importante. Io politicamente sono un anarchico conservatore. Mi identifico in Prezzolini e ho una cultura media che, se paragonata con quella delle giovani generazioni, definirei persino alta, per cui il problema non è mio. Non ho mai preso posizioni politiche pubblicamente, ho cantato ovunque, dalle Feste dell’Unità a quelle dell’Amicizia e dell’Avanti, quando c’era ancora il Partito Socialista.

pupo e barbara d'urso

 

Effettivamente non sono mai entrato in quel giro di sinistra che era più chiuso, composto da persone che avevano la tendenza a snobbare chi non la pensava come loro, e mi è andata bene così. Tutta gente che, però, alla lunga si è trovata anche a dover chiedere scusa di certe scelte. Io non voglio mai trovarmi nelle condizioni di chiedere scusa a nessuno, e il complesso di superiorità mi ha salvato.

 

 

C’è qualcuno che, passati tanti anni, ha chiesto scusa a Pupo per averlo snobbato?

No, però ti racconto questa che rende l’idea. Una volta ero con Gianni Morandi e Francesco De Gregori in televisione e Gianni, che è come se fosse mio fratello, disse scherzando: «Enzo, ma sai che questo ha scritto Alice e tu Gelato al cioccolato, ma ti rendi conto della differenza?». E De Gregori replicò: «Caro Gianni, dici una cazzata, perché è molto più difficile scrivere Gelato al cioccolato che Alice».

 

 

 

 

pupo la moglie anna la compagna patricia

Col gioco d’azzardo hai smesso o ogni tanto ci ricadi?

Ecco, è lo stesso discorso. Non ho usato una tecnica precisa per non giocare più, ho smesso e basta e non gioco più da vent’anni. Da allora continuo a controllare il demone che c’è in me, perché il gioco fa parte della mia persona, è endogeno, quindi come posso dare un consiglio ad altri? So che è dura, molto dura, alla fine ci si arriva ma ci vuole tanta costanza, sofferenza, e non tutti hanno la fortuna di avere dentro di sé questa riserva caratteriale ad aiutarli.

 

 

pupo la moglie anna la compagna patricia

In tuo soccorso è arrivata la televisione, con Gianni Boncompagni che ti propone la prima esperienza come co-conduttore, tra l’89 e il ’90, di Domenica In con Edwige Fenech. Poi tanti altri programmi, compreso Affari tuoi nel dopo Bonolis, dove avevi stupito tutti per i risultati raggiunti. Però a un certo punto non ti abbiamo più visto, in particolare nei panni di presentatore. Hai deciso tu di allontanarti o si è rotto qualcosa?

Tutte e due le cose. Io ricevo quotidianamente, da anni, proposte per andare ospite in tv per parlare di tutto, dalla politica alla Russia, da Gelato al cioccolato a cose più frivole e dico al 90% di no a tutti. Perché non ho più voglia di essere utilizzato, visto che non ho bisogno né di popolarità né di soldi.

 

Dall’altro lato, alcune cose che avrei fatto come conduttore non mi sono state proposte. A un certo punto è cambiato il vento politico ed erroneamente, visto che ho fatto tanta televisione con loro, sono stato considerato in Rai un uomo molto vicino a Fabrizio Del Noce e Mauro Mazza, allora nell’area del centrodestra.

 

Ora che il vento è cambiato e soffia di nuovo in quella direzione, potresti tornare in tv?

melania rizzoli pupo

Io non mi sono mai preoccupato della politica, ma di fare le cose fatte bene. Quando ho condotto Affari tuoi, dopo Bonolis, facevo gli stessi ascolti di Paolo. Un risultato straordinario. Adesso ho raggiunto un equilibrio nel quale, pur guardando poco la tv, non è detto che da qui ai prossimi mesi non possa tornarmi la voglia di fare qualche proposta.

 

 

Si è parlato tanto di Sanremo nel dopo Amadeus, ora si parla già del successore di Carlo Conti e si ipotizza un futuro con Stefano De Martino, che come te sta passando attraverso Affari tuoi, ma perché non una conduzione o direzione artistica di Pupo?

Questa è una possibilità che, se me la proponessero, la accetterei molto volentieri, e sono convinto che potrei farla bene. Perché la mia concezione della musica ha un’apertura internazionale di ciò che la canzone italiana rappresenta nel mondo e potrei rilanciare i brani all’estero. Se pensiamo ai vari Sanremo degli ultimi anni, solo sporadicamente una canzone diventa internazionale. Sono tantissime invece quelle che vanno dagli inizi alla fine degli anni ’80.

 

Nel tuo ipotetico Sanremo da direttore artistico, saresti favorevole o contrario all’utilizzo dell’Auto-Tune?

pupo - concerto a mosca

Io non sono contrario a niente, se utilizzato in maniera manifesta. Non sono sfavorevole a nessuna evoluzione tecnologica, basta che chi ascolta sia contento e provi un’emozione. Altrimenti dovrei essere contrario a molti cantanti che oggi sono molto amati dai giovani, che vanno ad ascoltarli pagando centinaia di euro per un biglietto convinti di andare ad assistere a un concerto, mentre invece non sanno che vanno ad assistere un’esibizione di altro genere.

 

In che senso?

L’importante è chiamare ogni cosa con il proprio nome. Il concerto è una cosa, la performance con l’Auto-Tune è un’altra. Per me chiunque può fare quello che gli pare e usare tutto ciò che vuole, l’unico aspetto che non mi piace è far parlare le persone di argomenti che non conoscono. Perché è diseducativo. Ti faccio un esempio. Rovazzi, che è un amico, non sa cantare. Però te lo dice chiaro, è più un regista, crea situazioni, si inventa duetti. Bravissimo, perché non dovrebbe farlo? Però chi lo va a vedere non dica che assiste a un concerto, ma semmai a una performance di Rovazzi.

 

Il concerto è un altro mondo. Bisogna educare i giovani a dare il proprio nome alle varie situazioni affinché siano consapevoli. Sono anche molto amico di Giuseppe Cruciani, pensa che quando viene a Roma dorme a casa mia, e le uniche cose su cui discutiamo, anche se è un uomo di comunicazione pazzesco, è che non mi piace che a La Zanzara dia la parola agli imbecilli. È giornalismo o spettacolo? Basterebbe dichiarare che si tratta di uno spettacolo: signori, le stronzate che dicono non sono la verità.

pupo - concerto a mosca

 

Sei in partenza per un tour internazionale e fra le varie tappe c’è anche la Russia. Hai spiegato che «vado dove mi pagano» e «la musica non è legata alla politica». Ai tuoi detrattori, però, queste giustificazioni non sono bastate.

Chi mi dice che non dovrei andare a cantare in Russia perché c’è la guerra dovrebbe allora spiegarmi perché lui fa altre scelte che io non condivido. E lo dice in virtù del fatto che lui, in Russia, non ha alcun interesse. Ognuno fa il proprio interesse personale.

 

Più che contestarti di andare a cantare in un Paese dove c’è la guerra, ti contestano di andare a cantare in un Paese che ne ha aggredito un altro, l’Ucraina.

A questa gente che non vuole capire che non sono un politico, rispondo che andrei a cantare anche in Corea del Nord se ci fossero le condizioni di sicurezza e legali. Se imponessero per legge a un cantante italiano di non andare in Russia non ci andrei, ma se mi lasci libero lasciami, sono libero di decidere. Mi sembra lo stesso discorso di doversi dichiarare non fascista.

 

Non ti dichiari antifascista?

Ma che cazzata è doversi dichiarare? Chi sei tu per chiedermi di dichiararmi antifascista? Perché, evidentemente, tu sei cresciuto in un mondo che ti ha insegnato a doverti dichiarare non fascista, però non venire a rompere i coglioni a me. Che magari sono più anti-dittatori di te, ma non mi va di seguire un’imposizione come se dovessi seguire per forza il tuo pensiero.

 

Hai detto che andresti a cantare anche in Ucraina, solo che per ora sei stato bandito.

A parte che in Ucraina ho cantato centinaia di volte, è chiaro che ci andrei. Così come sono andato decine di volte a discutere con l’ambasciatore ucraino a Roma, che sta a 100 metri da casa mia. E gli ho assicurato che, appena ci saranno le condizioni, andrò a cantare.

 

C’è qualche critica sulla questione Russia che ti ha fatto più male?

pupo

Male no, semmai fastidio per qualche collega che potrebbe risparmiarsi dei commenti. Come quelli che sono sempre venuti con me a cantare in Russia e che, non citandomi ma facendo capire che parlavano di me, dicevano che è sbagliato andarci. Le trovo uscite fuori luogo perché chiunque, finché c’è libertà, può fare quello che vuole senza essere costretto a giustificarsi. Ne faccio una questione di convenienza? Sì, persino la generosità e la solidarietà contengono una punta di egoismo. L’essere umano non fa niente contro il proprio piacere. Se vado in Russia è chiaro che è anche un discorso di convenienza, ma come è un discorso di convenienza criticarmi.

 

Si può dire tutto di Pupo ma non che si nasconda, visto che dalla Russia all’avere da tanti anni un rapporto parallelo con due donne, la tua prima moglie e la tua compagna, non hai mai nascosto niente e, anzi, spesso ne hai parlato con trasparenza.

 

pupo

Questa è stata la cifra da sempre della mia vita. Io sto con due donne da 35 anni alla luce del sole, rispetto ad altri che si nascondono, e credo sia il massimo della mancanza di ipocrisia.

 

Anche per questo, dopo tanti anni, nel videoclip di Penso a te, canzone contenuta nel nuovo album Insieme, compare la tua compagna Patricia?

Ho sentito di dedicare un omaggio a una donna straordinaria. Bella, ancora oggi che ha 65 anni, e che mi ha fatto innamorare. Come sono innamorato della mia prima moglie Anna, che però non avrebbe mai partecipato a un videoclip perché non ne vuole davvero sapere di comparire. Ho fatto fatica a convincere anche Patricia, però quella canzone era perfetta per lei. Pensa che siamo già arrivati a più di un milione e mezzo di visualizzazioni.

pupo cremlino

 

Quando succederà tra cent’anni, vorresti morire sul palco?

Le possibilità erano tre, come le mie passioni: il palco, il tavolo verde e la figa. Sul tavolo verde e la figa non può più succedere, non mi rimane che morire sul palco.

pupo marcello lippi emanuele filibertopupopupoPUPIN - PUPO E VLADIMIR PUTIN BY EMILIANO CARLIpupopupo emanuele filiberto canonici

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