vauro senesi

RITRATTO DI VAURO BY GIANCARLO PERNA: “E’ UN APPASSIONATO IMMIGRAZIONISTA, ORMAI È UNO ZINGARO: VA DOVE PUÒ IN TV E OFFRE LE SUE VIGNETTE QUA E LÀ - ERA UN ASINO A SCUOLA. TANTO CHE I PROF LO SISTEMARONO IN CORRIDOIO IN UN BANCO TUTTO PER SÉ - IN UNA LITE TV, L'EX MISSINO STORACE, GLI DISSE: “A ME HANNO SPARATO. PER FORTUNA I TUOI COMPAGNI NON M'HANNO AMMAZZATO”. VAURO REPLICÒ, SPIRITOSO: “LA PROSSIMA VOLTA GLI DIRÒ DI SPARARE MEGLIO”

giancarlo perna

Giancarlo Perna per “la Verità”

 

Ha litigato più o meno con tutti, Vauro Senesi, in arte Vauro, il vignettista che sproloquia di tette e c..li come un altro dice buongiorno e buonasera. Si proclama comunista, né pentito, né resipiscente, ma fiero e orgoglioso. Osanna il despota venezuelano, Nicolás Maduro, la Cuba castrista, la Corea del Nord. Più si cerca di farlo ragionare e più Vauro si sbraccia in difesa dei suoi mostriciattoli bocciati dalla storia. Cinque anni fa, con altri 100 mattoidi firmò un appello per recuperare falce e martello e ridargli l'onore del mondo. Insomma, un caposcarico.

vauro

 

GUINZAGLIO TIRATO

È facilissimo vederlo in tv perché ci passa ore urlando su un canale o l' altro. Le sue vignette compaiono invece sul Fatto quotidiano da una dozzina d' anni. Ne azzecca una su mille. L' ultima che mi è piaciuta è di un biennio fa. Matteo Renzi era ormai nel pallone e il Pd gli faceva il vuoto attorno. Vauro riassunse il dramma disegnando il Fiorentino che spalanca la porta di casa e annuncia mogio alla moglie: «Agnese mi hanno abbandonato tutti Agnese, Agnesee! Agneseee?!».

 

Ora, col governo gialloblù, il direttore, Marco Travaglio, gli dà disco verde sui leghisti e frena sui pentastellati. Vauro, che ha un fondo anarchico, si scaglia con voluttà sul ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Lo aveva adocchiato da anni, dandogli a più riprese del «razzista, fascista, istigatore di odio».

barbara alberti e vauro

 

Vauro, infatti, gli preferisce di gran lunga Kim Jong Un. Ora, che Salvini è al Viminale non gli perdona sgomberi e respingimenti in mare. Vauro è un appassionato immigrazionista. Da anni, è sodale del medico terzomondista Gino Strada e cura la comunicazione della sua Onlus, Emergency. Nelle vignette recenti, Salvini è raffigurato come un maiale. Non lo nomina ma se vedi un maiale, è lui. Il giornale lascia fare.

 

Quando invece ha azzardato una caricatura del grillino Danilo Toninelli, il sor Tentenna che guida il ministero delle Infrastrutture, Travaglio gliel'ha cassata. Vauro ha inghiottito la censura, limitandosi a denunciarla. Non ha però tirato la corda come è nel suo temperamento. Travaglio è infatti la sua ciambella di salvataggio, appartenendo alla sua stessa camarilla. Quindici anni fa, nacque un sodalizio oggi in dissoluzione tra Michele Santoro, Travaglio e Vauro.

 

TRAVAGLIO VAURO TONINELLI VIGNETTA

Michele era il pivot per il suo enorme potere tv. Prese Vauro come ospite fisso ad Annozero (2006) poi a Servizio pubblico (2011) sulla Rai. Infine, su La7 con Announo (2014). Mille euro di compenso a puntata, quattro volte al mese. Un gruzzoletto. Nelle stesse trasmissioni, il dott. Travaglio pronunciava pistolotti sferzanti ispirati all' Antonio di William Shakespeare. Vauro si serviva del clan per promuovere anche i propri libri. Ne ha scritti una quarantina, quasi tutti pubblicati da editori del circo travagliesco-santoriano. La maggiore parte stampati da Francesco Aliberti e Chiarelettere, due finanziatori del Fatto. Gli altri ce li ha sulla coscienza il Cav, che li ha editi tramite la sua Mondadori. Con l'annebbiamento di Santoro, questo mondo è scomparso.

 

VAURO 1

DECLINO INESORABILE

Vauro è ormai uno zingaro. Va dove può in tv e offre le sue vignette qua e là, al Fatto, Left, fogli vari. Tanto più solo che lo ha pure lasciato, per miglior vita, don Andrea Gallo, il prete di strada genovese.

 

Avevano scritto alcuni libri a quattro mani ed erano spiriti affini. Entrambi comunisti, vicini ai picchiatori, teneri coi vizi proletari, sprezzanti delle virtù borghesi. Celebre il richiamo di don Gallo, mezzo toscano tra i denti e Borsalino sul capo, alle sue truppe di no global fronteggiate dalla polizia: «Non lasciatevi provocare da questi figli di puttana: se non ci aiutiamo tra noi, qui non ci aiuta una c..zo di nessuno».

 

Inutile fare l'elenco delle persone offese da Vauro, che hanno abbandonato trasmissioni tv per causa sua o lo hanno querelato. Ma poiché di quegli scontri è intessuta la sua vita, se ne taccio resta poco. Mi limito all'essenziale. Nel 2004, firmò un appello alla Francia per la liberazione del terrorista rosso, Cesare Battisti. Poi fece retromarcia, dicendo: «Non l' ho firmato. Un amico appose la firma e io non la ritirai per rispetto dell' amico». Perdendo così quello per sé stesso.

vauro senesi

 

COME I NAZISTI

Sbeffeggiò la giornalista italoisraeliana Fiamma Nirenstein, disegnandola col naso adunco, il distintivo del fascio e la stella di Davide. Voleva così punirla per il suo passaggio a Silvio Berlusconi, dopo una lunga storia nella sinistra. Fu tacciato di antisemitismo e scoppiò una polemica. Renato Brunetta lo querelò per essere stato ritratto dentro un barattolo (allusione alle piccole dimensioni dell' ex ministro del Cav) e con le sembianze di Dudù, il cane da grembo di Arcore.

 

VAURO SULLE MOLESTIE DI COLONIA

In una lite tv, l'ex missino Francesco Storace, gli disse: «A me hanno sparato. Per fortuna i tuoi compagni non m'hanno ammazzato». Vauro replicò, spiritoso: «La prossima volta gli dirò di sparare meglio». A tutto questo, reagì Rita Pavone, twittando: «Vauro è un mostro di cattiveria, ma anche fisicamente. Quelli come lui basta si guardino allo specchio per sentirsi incazzati per quel che vedono».

 

LACRIME DI COCCODRILLO

Il mostro tuttavia ha un cuore o almeno lo aveva in quel luglio 1998. Trinariciuto com' è, detestava Bettino Craxi. Un anno e mezzo prima che morisse (2000), andò però ad Hammamet a intervistarlo per Boxer, giornale satirico che aveva da poco fondato. Davanti a Craxi malato ed esule, si sciolse. «Mi sono commosso e ho pianto», raccontò.

 

VAURO BY BENNY

Era una notizia: l'uomo che morde il cane. Munito di taccuino, andai da lui per chiedergli cosa gli molse il cuore. Vidi un simil legionario che parlava pistoiese, in camicia cachi e pantaloni pluritasche per armi, bombe eccetera. «Segga!», ingiunse. «Diamoci del tu», proposi. «Allora acculati!», disse per accettazione. «Fa caldo», feci banalmente. «Lo dici per rompere il ghiaccio?», mi rimbeccò sarcastico. «Perché uno come te è andato da Craxi?», chiesi.

 

«Ho una specie di amore per i perdenti», rispose. «Hai addirittura pianto». «Lui era seduto su un muretto e dietro c'era il tramonto. Il tramonto sul Mediterraneo, più il tramonto di Craxi Si fa presto a commuoversi», rispose. Da piccolo, a Pistoia, Vauro era un asino a scuola. Distratto e ribelle tanto che i prof lo sistemarono in corridoio in un banco tutto per sé.

 

VAURO INSULTA BELPIETRO

Fu libero così di disegnare invece di studiare. Suo primo idolo fu il grande Jacovitti che Vauro, dall' alto del suo magistero marxista, ha definito: «L'ultimo di destra intelligente e creativo». Nel 1969, a 14 anni, si iscrisse a Lotta continua. Poco più grande, partì per Milano cercando di entrare nel mondo della satira. Incontrò Pino Zac che divenne il suo maestro. Nel 1978 fondarono insieme la rivista Il Male, e insieme l'affossarono in quattro anni. Poi, Vauro entrò al Manifesto, disegnò per il Corsera e, insomma, divenne quello che è.

VAURO SALVINI 3

 

PROFONDO ROSSO

Da Lotta continua, passò al Pci. Frequentò le Frattocchie, la scuola di partito, e s'innamorò di Mirella, militante pura e dura. La sposò e nacque Fiaba, oggi sulla quarantina. Anni dopo, si risposò con la cilena Vianela in cui si imbatté sempre in ambiente rigorosamente comunista: Italia Radio, trasmittente proletaria della capitale. Ebbe un secondo figlio, a cui andò peggio che alla sorellastra. Lo chiamò, infatti, Rosso. Si ignora se glielo abbia perdonato.

Vauro Senesi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...