
LA ROMA DEI GIUSTI - NON CREDEVO CHE GALLIANO JUSO, MITICO PRODUTTORE DEL CINEMA ITALIANO DA POCO SCOMPARSO, RIUSCISSE A FINIRE “IL GRANDE BOCCIA”, CIOÈ UN BIOPIC SUL REGISTA TANIO BOCCIA - STAVA SULLA BOCCA DEI CINEMATOGRAFARI QUANDO PENSAVANO A UN REGISTA SCALCINATO, MA ERA IN GRADO DI CHIUDERE UN FILM IN DIECI GIORNI - LA PELLICOLA POTEVA ESSERE PIÙ RICCA, POTEVANO ESSERCI PIÙ STORIE, MA MI SEMBRA CHE SIA STATO FATTO PER PASSIONE E PER DARE UN SENSO ALL’ULTIMO FILM DI UN MAESTRO DEL CINEMA FATTO IN BARBA A TUTTI E A TUTTO...
Marco Giusti per Dagospia
In tutta onestà non credevo che Galliano Juso, mitico produttore del cinema italiano da poco scomparso, riuscisse a finire il suo più amato progetto, “Il grande Boccia”, cioè un biopic sul regista considerato un po’ Ed Wood italiano, quel Tanio Boccia che stava sulla bocca dei cinematografari quando pensavano a un regista scalcinato, ma in grado di chiudere un film in dieci giorni. Al punto che quando Fellini vinse l’Oscar nel 1970 lo chiamò Alberto Sordi e gli disse, “Federì, mi dispiace, ma devo dirti che l’Oscar l’ha vinto Tanio Boccia”.
Episodio, raccontato dallo stesso Fellini, che apre il film che alla fine ha realizzato Karen Di Porto sulla vita di Tanio Boccia. Non credevo perché non era un’impresa facile da portare a termine in questi anni e già Galliano aveva perso anni nel tentativo di farlo con altri attori e altri registi. Ma già vedere sullo schermo Galliano Juso (e Rai Cinema) presenta “Il grande Boccia” mi mette di buon umore.
Perché, e magari non se ne voleva accorgere, ma il personaggio di Tanio Boccia, qui impersonato da Ricky Memphis in maniera piuttosto divertente, col suo continuo arrabattarsi per fare un film, somiglia non poco a Galliano. E dopo qualche minuto ci appare chiaro che Ricky Memphis non sta solo interpretando Tanio Boccia, ma anche il suo produttore. Anche se nato a Potenza, in Basilicata, quasi tutto ricordano Tanio Boccia come romanissimo. Secondo Enzo Barboni, l'E.B.Clucher di Trinità, era "un Sergio Corbucci involgarito sedici volte".
Da giovane, anni 30, aveva fatto l'attore di teatro dialettale romano e poi il ballerino, il boy nelle compagnie di varietà. Remo Capitani, vecchia pellaccia romana, lo ricordava infatti così, anche se negli anni 60 si era molto ingrossato. Renato Terra ricorda invece che fu costretto a cambiare nome in Amerigo Anton nel western per era sbeffeggiato come sinonimo di regista cialtrone. Terra ricordava che in un western gli diceva: "Devi essere più Thomas Mitchell, più Thomas Mitchell". E lui gli rispondeva: "Ma tu non sei John Ford".
Franco Daddi, vecchio shunt, ricorda che nei suoi film c'era una grande confusione, gli stuntmen spesso facevano sia i buoni che i cattivi per risparmiare. Francesco Barilli, che lo incontrò sul set ricorda la gag della scatola di svedesi. in pratica usava una scatola di svedesi vuota per studiare le inquadrature del panoramico. Per Rik Battaglia: "Faceva miracoli con la macchina da presa. In mano sua 10 cavalli sembravano 3000. Lo diceva anche Sergio Leone: Boccia fa i miracoli!"
Richard Harrison ricorda che per un western lesse un copione e lo trovò identico a un altro che aveva appena girato. Era proprio uguale. Glielo disse e Boccia rispose: "Lo cambio al montaggio". La battuta giusta che Tanio fa a Kirk Morris alias Adriano Bellini era: “Gonfiate Adrià che te faccio er primo piano der muscolo". Si narra che riuscisse a fare un film in 12-13 giorni. Girava questa sua battuta: "L'attrice ndo sta? Nun c'è? Ciccia! Giriamo o stesso". Ecco. Ora, un po’ seriamente un po’ per divertirci con Massimo Gaudioso avevamo tirato giù una serie di ricordi e di gag legate a Tanio Boccia, che nel cinema italiano era un po’ come il Pierino delle barzellette.
Le legge Galliano e decide di farci un film. Erano anni, ci disse, che lo voleva fare. E Massimo aveva trovato la chiave giusta leggendo le storie che avevo raccolto di Boccia. L’idea di fare una serie di quattro film peplum contemporaneamente per Luigi Rovere, cioè per la Cineluxor, costola della Cineriz, con Kirk Morris. Una vera e propria sfida. Galliano a questo punto iniziò a rincorrere tutti gli attori di commedia italiana, da Lillo a Paolo Ruffini, da Rocco Papaleo a Christian De Sica alla ricerca del suo protagonista. E chiamò una serie infinita di registi, ricordo Daniele Ciprì, Pappi Corsicato, per girarlo.
A qualche riunione andai anch’io. Ma per me e Gaudioso il massimo era proprio vedere il cartello Galliano Juso presenta Tanio Boccia. Il film era quasi secondario. Alla fine però è riuscito a farlo. Con Karen Di Porto, la regista di “Maria per Roma”, che era un buon piccolo film. Con un cuore. Anche qui il budget credo che sia una miseria. Ma non importa. Perché Ricky Memphis e Karen hanno capito l’operazione e alla fine quello che conta è che Galliano e Tanio Boccia hanno avuto il loro film. Ci sono pure Denise Tantucci, Urbano Barberini, Fabrizio Nardi e Nino Frassica come padrone del mitico salotto Morazzani, dove si riunivano attori e registi.
Poteva essere più ricco, potevano esserci più storie celebri di Tanio Boccia, ma la Bella Film di Galliano non è né Cattleya né Fremantle. Mi sembra che sia stato fatto per passione e per dare un senso all’ultimo film di un maestro del cinema fatto in barba a tutti e a tutto. In fondo Galliano non è tanto diverso e più dispersivo di un Francis Coppola. Vi racconta altre due storie. Il mito vuole che per il suo ultimo western Tanio Boccia avesse chiesto al produttore un dolly. Richiesta eccessiva per il produttore. Ma Boccia voleva il dolly. Ma non solo per girare, bensì per farsi prendere sotto caso col dolly dimostrando così ai vicini che era un vero regista. Crederci? Ottavio Oppo, l’organizzatore ricordava: “Un giorno incontrammo un operatore che stava raccogliendo cicoria in un prato, gli chiedemmo che film stesse girando e lui rispose: di Tanio Boccia.”