UN SALTO DAL DUOMO (COME IN UN FILM DI CHECCO ZALONE) - SE UN GOLIARDA HA BEFFATO LA SICUREZZA DELLA BASILICA, COSA PUÒ FARE UN TERRORISTA?

1 - SALTO NEL VUOTO DAL DUOMO, LA BRAVATA DEL JUMPER
Massimo Pisa e Franco Vanni per "la Repubblica"

Tutto avevano preparato e calcolato. I sopralluoghi dei giorni precedenti, il modo per infilarsi a sera dentro il Duomo e mischiarsi ai turisti, quello per nascondersi dentro all'ora di chiusura, il passaggio sulle impalcature per calare giù una corda e attaccare lo zaino col paracadute, alle 3 di notte, quando nessuno guarda in su nel cuore assonnato di Milano.

E tutto era pronto alle 6.15 di ieri mattina per Maurizio Di Palma, 34enne base jumper trentino e alfiere del gruppo Turbolenza, uno col gusto del proibito e dell'adrenalina, che lo ha portato in giro per il mondo, dalle torri televisive lituane ai grattacieli malesi. Eccolo davanti alle fotocamere di Eleonora e Chiara, di Alberto e Max, gli amici e coetanei (tutti hanno tra i 33 e i 35 anni) di goliardata. Solo un pezzo era fuori posto, quella camionetta di poliziotti del Reparto mobile che presidia la piazza sempre da una posizione diversa, e che era sfuggita ai piani.

Dopo sette secondi appena di volo, Di Palma ha toccato terra, ha sganciato il suo arnese da parapendio, lo ha abbandonato in piazza e si è infilato di corsa nella fermata della metropolitana, sfuggendo agli agenti e schizzando in metrò verso la Stazione centrale e poi a casa su in Trentino, dove sarà raggiunto dai poliziotti in tarda mattinata: per identificarlo, infatti, la polizia impiega alcune ore.

I primi minuti sono di panico, la chiamata alla centrale operativa è allarmata, intervengono le volanti e viene allertata la Digos prima che svanisca l'allarme terrorismo e si capisca che quello è nient'altro che uno scherzo collaudato in giro per i monumenti d'Italia e mezza Europa, una «bella tacca» come conferma dalla Romagna Daniele Fraternali, il presidente del gruppo.

Bel salto, altroché, davanti ai nasi di qualche edicolante e venditore di souvenir e ai quattro amici. Tre vengono bloccati e identificati sul posto, provano a negare («Non lo conosciamo»), si fanno docilmente sequestrare i filmini destinati a YouTube.

La sequenza finisce in questura e poi sul tavolo del pubblico ministero di turno Maurizio Ascione: Di Palma, 2.600 lanci all'attivo da edifici, ponti e pareti di roccia è considerato uno dei migliori a saltare da piattaforme fisse, scavalca la recinzione che la Veneranda Fabbrica del Duomo ha messo lungo il cornicione superiore, alla base delle guglie, per impedire i suicidi, si posiziona sopra all'ingresso centrale, si lancia da un'altezza di 45 metri con il paracadute collegato a una "fune di vincolo" che lo fa aprire immediatamente, e plana.

«Non mi aspettavo fosse così facile riuscire a stare sul Duomo per una notte intera», dirà ieri a sera, indagato al momento per getto pericoloso di oggetti. E non è nemmeno l'unico: un mese fa due goliardi vestiti da preti entrarono nella cattedrale con resti animali
e li depositarono tra le navate.

«Ci sono gravi falle nella sicurezza del Duomo - attacca l'ex vicesindaco Riccardo De Corato, veterano della destra locale - il simbolo di Milano è divenuto facile preda per eventuali terroristi». Obiezione non senza fondamento, se è vero che il direttore della Veneranda fabbrica del Duomo, l'ingegnere Benigno Mörlin Visconti Castiglione, è stato convocato ieri in questura: «Faremo tutti gli accertamenti del caso - spiega - e in accordo con le forze dell'ordine cercheremo di capire se la sicurezza del Duomo può essere migliorata».

Il questore Luigi Savina sospira: «Purtroppo è possibile un gesto del genere, superare gli ultimi controlli che sono effettuati né da forze dell'ordine né da militari e nascondersi in chiesa. Abbiamo chiesto di effettuare sopralluoghi più stringenti, studieremo misure più efficaci. Non sottovalutiamo, correremo ai ripari, ma il Duomo era ed è vulnerabile con giunte di destra e di sinistra».


2 - "L'EMOZIONE PIÙ GRANDE? BEFFARE I CONTROLLI"
F.V. per "la Repubblica"

Maurizio di Palma, le mancava giusto il Duomo.
«Direi di sì, ed è stato bello. Ho già saltato dalla Torre di Pisa, dal Colosseo, a Siena in piazza del Campo, dalla Tour Eiffel, da monumenti, grattacieli e antenne televisive ovunque nel mondo».

Le capita spesso che la polizia riesca ad arrivare a lei?
«Mi hanno arrestato diverse volte, in Francia, in Asia. Questa volta non mi hanno preso sul posto, ma la scelta di saltare con una vela marchiata col nome del mio gruppo di base jumpers ha aiutato gli investigatori».

Come ci si sente a saltare da appena 45 metri?
«Il salto è il meno. La sfida è stata studiare le falle del sistema di sicurezza del Duomo, salirci pagando il biglietto e passare lì la notte. Il salto è solo il momento finale di un percorso che dura mesi».

Mesi?
«La preparazione è lunga. Bisogna organizzare il sistema delle telecamere a terra, studiare i tempi, e cercare di evitare di essere presi, perché passati i due giorni di clamore restano le denunce. In questo caso, devo dire, mi aspettavo di trovare un sistema di controlli sull'accesso in Duomo più efficace. La polizia invece è stata attenta e pronta, era in piazza, si è mossa velocemente».

Il volo quanto è durato?
«Sette secondi. Da 45 metri ovviamente non c'è caduta libera, si salta con la cosiddetta "fune di vincolo", una corda che, legata a un ostacolo fisso, apre il paracadute nel momento del salto. In questo modo, il volo è sicuro e l'atterraggio è morbido».

E l'adrenalina?
«Quella la senti nel momento in cui riesci a svignartela. In questo caso, l'emozione vera l'ho provata infilandomi nella stazione della metropolitana».

 

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