baglioni bisio de santis

“NON HO VISTO SANREMO, SO CHE NON MI AMANO” – SALVINI E IL FESTIVAL SENZA ARMONIA: LE VOCI DIETRO LE QUINTE PARLANO DI UN CLIMA “ORRENDO” TRA IL CAST ARTISTICO E I VERTICI DI RAI1 – BISIO: “SUL MIO MONOLOGO NESSUNA TRATTATIVA ANCHE SE AVVERTIVO IL CLIMA DI PRESSIONE INTORNO” – E LA DIRETTRICE DI RAI1 TERESA DE SANTIS PER L'ANNO PROSSIMO PARLA DI UN "FESTIVAL CORALE CHE NON ESCLUDE BAGLIONI..."

 

Renato Franco per il Corriere della Sera

 

bisio hunziker

«La lega dell' amore» sembrava il massimo della satira politica concessa al Festival: ironia annacquata in musica, il testo di Elio e le Storie Tese cantato in coppia da Claudio Bisio e Michelle Hunziker. Ma a ribaltare la liturgia sacra del Festival ci hanno pensato gli scorretti - finalmente qualcuno che lo fa - Pio e Amedeo che con la scusa di impersonare il prototipo cafone dell' italiano medio hanno piazzato una battuta via l' altra. Anche su Salvini, colpito e affondato (il vicepremier via Twitter è parso se non gradire, almeno non condannare, con un interlocutorio «viva Sanremo»).

 

salvini tweet

Nuova conferma che è un Festival bipolare. Il Festival della disarmonia, degli opposti che non si attraggono e non trovano sintesi nella Bellezza: l' utopia di Baglioni si scontra con la realpolitik sovranista della nuova Rai a trazione gialloverde. Il palco dice una cosa, il backstage ne nasconde altre. Baglioni e la sua squadra erano stati confermati per il bis a Sanremo dal governo precedente (in questo caso - una volta tanto - è vero, i vertici Rai sono cambiati ma nel frattempo il Festival 2019 era già stato avviato). Il treno ormai era partito, quindi tutti insieme fino a sabato poi arrivederci e grazie. Così se a parole sembra regnare l' armonia, la cifra più realistica è quella del disaccordo.

 

La direttrice di Rai1 Teresa De Santis ha parlato dell' idea di un festival «corale» per celebrarne i 70 anni e ha precisato che l' eventuale progetto non esclude «Claudio Baglioni e lo straordinario lavoro che ha fatto». Parole. Molto improbabile che uno che fino a un attimo prima ha fatto il «dittatore» si accontenti di un ruolo da rematore.

baglioni bisio

 

Baglioni sta cercando di assorbire con la sua ironia e la sua espressione serafica (lo sguardo laterale è il suo pezzo forte) il clima che molti indicano come «orrendo». Anche galante, ha regalato un mazzo di rose rosse alla direttrice: «Ancora ci tiene qui, ed è una nota di merito che va sottolineata». Sorrisi, di circostanza. Sintonia, di convenienza.

 

La verità è che Baglioni - come spiega lui stesso - fa da «parafulmine per le polemiche e ogni tipo di sciacallaggio che c' è intorno al Festival». Peccato che il fuoco più pericoloso sia quello «amico», ma non si può dire.

 

Il fantasma leghista non solo aleggia, ma bussa e parla: «Non ho visto Sanremo, so che non mi amano, ma ho imparato che alla rabbia della sinistra bisogna rispondere con un sorriso». Così Salvini.

 

La risposta di Bisio ha attinto al teatro dell' assurdo perché nonostante apparisse serio è difficile credere che stesse esprimendo davvero il suo pensiero: «Conosco Salvini, è una persona molto spiritosa.

baglioni de santis bisio virginia raffaele

Ci siamo incontrati una sera in tv prima dell' uscita di Benvenuti al Sud : si dimostrò una persona intelligente, rise tantissimo. Altri invece sono più realisti del re, lasciamoli fare». Evitare altre polemiche, eludere le domande, schivare possibili trappole.

Gli ascolti del debutto sono stati comunque buoni: 10 milioni e 86 mila spettatori con il 49,5% di share (più bassi però del 2018: 1 milione e 500mila spettatori e 2,6 punti di share in meno). Ma per capire che direzione prenderà il Festival il vero snodo è stato quello di ieri sera: martedì il pubblico non sapeva che Festival sarebbe stato, ieri sera l' avranno visto solo quelli convinti dalla bontà della sera prima. E oggi vedremo quanti erano.

La seconda serata è parsa più armonica della prima, anche perché meno era difficile.

Più respiro - solo 12 le canzoni in gara -, il solito tour di ospiti musicali (ovazione per Fiorella Mannoia prima e Marco Mengoni poi). Virginia Raffaele ha fatto vedere qualche lampo delle sue capacità; Bisio sa che può fare meglio.

 

Rimane il difetto di fondo: in un Festival di (molte) canzoni i numeri extra si potevano pensare non sempre in chiave musicale.

Renato Franco

 

 

QUEL MONOLOGO «ANTAGONISTA» SGRADITO

Renato Franco per il Corriere della Sera

 

bisio hunziker

Non si era mai visto a memoria di Sanremo un artista che finisse un monologo (martedì sera) rivolgendosi in diretta al «mondo Rai» con un appello: «Se vi fidate di lui, di noi, lavoreremo benissimo». Poca fiducia, il problema, che si traduce in tensione e pressione, le voci (assolutamente fondate) dietro le quinte parlano di un clima «orrendo», nuvole nere tra il cast artistico e i vertici di Rai1.

 

La storia di Claudio Bisio è nota a tutti, anima a sinistra, quanto di più lontano almeno da una parte della maggioranza che governa il Paese e quindi pure la Rai (i vecchi vizi si tramandano di partito in partito). Il monologo di Bisio (scritto con Michele Serra) partiva da uno spunto non male - leggere i testi delle canzoni di Baglioni in senso antagonista, ovvero pro migranti - peccato che sia stata una scelta di compromesso, perché le idee di partenza sarebbero state altre, più nette e dunque sicuramente più sgradite. A microfoni aperti tutti smentiscono che il monologo di Bisio sia stato oggetto di una trattativa politica. «Non c' è stata nessuna pressione diretta, anche se avvertivo la tensione intorno»: Bisio ha liquidato così la questione.

 

bisio hunziker

Da parte sua la direttrice di Rai1 Teresa De Santis ha assicurato di «non aver mai chiesto di visionare preventivamente i testi. Sono stata consultata solo una volta su un passaggio sul quale ho detto la mia opinione, poi la cosa è stata fatta esattamente come me l' avevano proposta gli autori. Tutto quello che avete visto sul palco è esattamente farina del sacco degli autori, scritto e deciso in autonomia».

 

Probabilmente nessuna censura diretta, ma la pressione per l' autocensura non è che sia molto diversa.

baglioni bisio virginia raffaele

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…