SANCTA SANTORUM - DOPO IL SUO ATTACCO ALLA “MACCHINA DEL FANGO DI SINISTRA”, I REPUBBLICONES TORNANO A FARE LA GUERRA A MICHELONE, COLPEVOLE PER LA PUNTATA-SHOW COL BANANA (DOPO 10 GIORNI ANCORA NON SI PARLA D’ALTRO) - SCALFARI: “POPULISTA DI SINISTRA, TANTI ASSIST AL CAVALIERE” - SAVIANO: “INTERLOCUTORI DI B. INCONSAPEVOLI DI AVERLO SVECCHIATO” - MALTESE: “MEDIOCRE AVANSPETTACOLO FATTO DI NULLA” - LA COSTAMAGNA NON RISPONDE A CHI LE CHIEDE DEL SUO ABBANDONO…


1- REPUBBLICA-SANTORO: GUERRA CONTINUA
REPLICA AL GIORNALISTA: "PRESUNTI NEMICI DI B.". SCALFARI IN TV: "ERA TUTTO COMBINATO"

Carlo Tecce per Il Fatto Quotidiano

Anche questa settimana Servizio Pubblico ha superato la media del 12 per cento di share, fissando la bandierina degli ascolti al 15%, che vuol dire quasi 3,5 milioni di telespettatori. Una puntata in più, fra Gianfranco Fini e Matteo Salvini, si è sovrapposta al duello con Silvio Berlusconi, che si è prolungato con editoriali e commenti contro Santoro e Travaglio sui quotidiani. Il conduttore ha risposto a quelli destra e a quelli di sinistra durante la sua anteprima, rivolgendosi anche a Roberto Saviano: "Adesso capirà che c'è il fango di destra e di sinistra".

È già un successo che destra e sinistra, categoria dimenticate da tempo, siano state citate tre volte in tre frasi. L'Unità ignora l'attacco di Santoro, invece Repubblica fa intervenire lo stesso Saviano e Curzio Maltese. In serata, il fondatore Eugenio Scalfari insiste a Otto e Mezzo : "B. si è dimostrato leone nella caverna dei leoni. Santoro mi ha criticato perché avevo scritto che era tutto combinato, si vedeva che la trasmissione era combinata. Si sono incontrato due populismi, uno di destra e uno di sinistra. E il Cavaliere ha ricevuto tanti assist".

L'autore di Gomorra non menziona mai la trasmissione né i suoi protagonisti, ma fa un lungo discorso sull'esposizione mediatica di Berlusconi: "La cosa sorprendente di questa campagna elettorale è che l'ex primo ministro, lo stesso che ha avuto a disposizione decenni di comunicazione televisiva e giornalistica , oggi torna a pretendere e ottenere un pulpito. E da esso conquisti anche larga audience. Accade poi che, grazie a quel pulpito, sembra guadagnare come decorazioni al merito, un'immagine nuova, diversa, svecchiata".

In mezzo al testo, poi, arriva il riferimento : "Ci dovrebbe essere un unanime ‘ancora lui, basta' e invece no. E ciò che tutti un anno fa credevamo sarebbe stata l'unica reazione possibile alla incredibile ricomparsa sulla scena politica di Silvio Berlusconi non si sta verificando. Una certa indignazione - naturalmente - talvolta una presa di distanza, ma non rifiuto, non rigetto. Quando Berlusconi va in tv sa esattamente cosa fare: la verità è l'ultimo dei suoi problemi, il giudizio sui suoi governi, il disastro economico, le leggi ad personam, i fatti - insomma - possono essere tranquillamente aggirati anche grazie all'inconsapevolezza dei suoi interlocutori".

Santoro ha parlato più volte di Maltese giovedì scorso, all'inizio di una trasmissione senza Luisella Costamagna in polemica per la scarsa presenza in video, soprattutto con Berlusconi - racconta anche Dagospia - e dunque avrebbe deciso di lasciare la redazione. Il Fatto ha cercato la Costamagna, ma la giornalista ha preferito non commentare.

Maltese su Repubblica si chiede perché la campagna mediatica veda la lepre Bersani più nascosta e gli inseguitori più esposti. L'editorialista del quotidiano diretto da Ezio Mauro ha trovato i colpevoli: "Una parte di responsabilità l'abbiamo noi dei media. Vent'anni di berlusconismo hanno abituato tv e giornali a campagne elettorali dove i problemi reali sono banditi per lasciare il posto a un carnevale di trovate e annunci, un festival di gesti simbolici e battute. Un terreno sul quale il berlusconismo e i populismi nati al seguito sguazzano in allegria.

Non saremmo qui a parlare tutti di Berlusconi se non vi fosse stato il duello rusticano ad Annozero (Servizio Pubblico, ndr) che ha risollevato le sorti di un contendente ormai in teoria fuori gioco. Si è trattato di un puro evento televisivo, fatto di pantomime e sceneggiate, cioè di nulla. Nel corso della trasmissione, un mediocre avanspettacolo senza contenuti, non è emersa una sola novità concreta sul programma del centrodestra. È stato soltanto uno show personale di Berlusconi, di fronte a presunti nemici. Eppure tanto è bastato per espellere dalla campagna elettorale ogni tema serio".


2- LO SCISMA SANTORO-REPUBBLICA SIGLA FINALE DELL'EPOCA ANTI CAV
Maurizio Caverzan per "il Giornale"

In realtà, Michele Santoro e la Repubblica non si sono mai amati. È vero, sono due partiti dello stesso schieramento, due confessioni della religione dell'antiberlusconismo.

Ma l'hanno sempre vissuta in modo diverso. Anche Beppe Grillo, per dire, è antiberlusconiano praticante. Ma lui è sempre stato amico di Michelone.

Eppure. Quello che si è compiuto nel breve arco di una settimana, dalla serata del duello nel saloon alla requisitoria dell'altra sera in cui lo sciamano di Servizio Pubblico ha regolato i conti finali (3 milioni e mezzo di spettatori), è qualcosa di storico. Si era scritto che il confronto tra il leader carismatico indiscusso di questo ventennio politico e il suo più implacabile oppositore sarebbe stato il sipario sulla Seconda Repubblica in attesa della Terza (che forse sarà un ritorno alla Prima). Così è stato e si vedono i primi contraccolpi. Il declino di un'epoca lascia sul campo macerie e corpi tramortiti.

L'altra sera, durante l'anteprima di Servizio Pubblico, si è consumato lo scisma dell'antiberlusconismo. La separazione definitiva tra la linea borghese della sinistra anti Cav e quella popolare e viscerale di Servizio Pubblico e del Fatto quotidiano. Ospitando il nemico, il conduttore si era collocato fuori dall'ortodossia. Ancora in piena trasmissione aveva cominciato Sabina Guzzanti, amica storica, twittando: «Servizio Pubblico non mi avete convinto: non voterò Berlusconi». Il giorno dopo Antonio Ingroia, altro amico e altro talebano dell'antiberlusconismo, aveva dichiarato: «Vedo sempre Servizio Pubblico, ma questa volta ho deciso di non vederlo».

Da lì si sono susseguiti gli attacchi delle grandi firme repubblicones. Maltese, Merlo, Scalfari: tutta gente ben consapevole che viviamo nella «società dello spettacolo» e che «la politica è spettacolo».

Ma con Berlusconi no, non si fa. E sono scattate le scomuniche.
La religione ha profeti e custodi dell'ortodossia. Nella requisitoria dello scisma Santoro li ha nominati tutti. Beppe Grillo è «il generale Pound diventato Gesù» senza mai esser «stato San Francesco». Grillo detesta e diserta la tv ma sclera se Santoro fa il colpo della sua carriera di giornalista. Saviano finalmente potrà accorgersi della «macchina del fango di sinistra». È lo stesso Saviano che ieri, suggerendo di lasciare Berlusconi «senza platea», ha precisato che però, bontà sua, non sarà «mai per la censura».

«Il generale Bersani», per il quale «dovevamo dire di no a Berlusconi, così certificavamo che non siamo giornalisti né servizio pubblico, ma addetti stampa di un altro B». Con perfetto sincronismo, proprio ieri Curzio Maltese ha vergato un'articolessa per esortare il Pd a «uscire dall'ombra, farsi venire qualche idea nuova e imprimere una svolta alla campagna» per riprendere il centro della scena. Poi è toccato ai santuari dell'antiberlusconismo riflessivo, da Che tempo che fa ai sondaggisti, dall'Unità al Corriere della Sera.

Declina la Seconda Repubblica. Manca ancora più di un mese prima di votare per dare una struttura credibile alla nascita della Terza. Ma il primo regolamento di conti ha già lasciato a terra i «fanti di sinistra». Defezioni anche nella truppa di Michelone, abbandonato da Luisella Costamagna. Gode invece La7: il buon giornalismo paga.

 

 

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