stefania sandrelli 9

SANDRELLI D’ITALIA! DEPARDIEU ERA MOLESTO E ALLUNGAVA LE MANI SOTTO IL TABARRO, DE NIRO? UN FICO MA TROPPO SERIO – A BRASS DISSI NO PER IL SEGUITO DE “LA CHIAVE”: NEL COPIONE C'ERANO FELLATIO, SODOMIE E TUTTO IL COROLLARIO DEL SOFT-PORNO: NUN SE PUÒ FFÀ. INFATTI IL FILM NON LO GIRAI"- VIDEO

 

Malcom Pagani per Il Messaggero

 

stefania sandrellistefania sandrelli

Lei li conosceva bene: «Gli uomini non sanno aspettare, a volte sono degli animaletti, vanno subito al sodo. Li ho capiti presto e li ho affrontati con l'ironia, l'unico antidoto al dolore che conosca, la sola pozione che guarisca davvero». Stefania Sandrelli ha trovato l'alchimia giusta dando retta a se stessa: «Se l'esperimento non mi garbava, mi davo alla macchia, sul set e nella vita».

 

Distinguere i due ambiti, per un'attrice che tiene David e Leoni d'oro confusi tra i libri e dei suoi 71 anni compiuti da una settimana, ne ha trascorsi 56 tra luci e trucco, non è semplice: «Il cinema ha il potere di congelare le cose, poi ovviamente il tempo corre e ci ritroviamo con i capelli bianchi o con i denti finti, ma non ho rimpianti e non credo nella nostalgia. Non posso permettermela».

 

Perché?

«Perché sono curiosa come una scimmia e vorrei campare duecent'anni per vedere come va a finire».

de niro depardieude niro depardieu

E come va a finire?

«Posso dirle come è andata fino ad ora. Mi sono divertita molto e ho attraversato un mondo in cui c'erano ancora gli esseri umani e non solo le formiche impazzite».

Lei ha esordito sul set a 15 anni.

«Non ho mai programmato la mia carriera a tavolino, né ho cercato di replicare un successo in base alla convenienza del momento. Nelle mie scelte ho sempre fatto prevalere l'istinto e le cose che non volevo fare, non le ho fatte».

 

Cosa rappresentava il cinema nell'adolescenza?

stefania sandrelli 21stefania sandrelli 21

«Un posto magico in cui sedersi in poltrona e farsi rapire. Con Sergio, mio fratello maggiore, vedevo anche due film al giorno. Sergio era un pianista straordinario, un musicomane che avrebbe potuto lavorare con Benedetto Michelangeli. Facevamo dei filmini amatoriali sulle colline versiliane con la carta stagnola e le spade di cartone. Li ho ritrovati da poco in una scatola impolverata, è stato un colpo al cuore».

 

Il primo provino fu un colpo al cuore?

«Fu una casualità. Un giorno della primavera del '61 era passato davanti a casa Paolo Costa, un fotografo di Le Ore, una rivista che all'epoca poteva gareggiare per un premio di castità. Mi aveva vista, domandato se potessimo fare qualche scatto e mi ero ritrovata in posa sull'asfalto, con una gonna scozzese e un maglioncino azzurro.

 

novecentonovecento

Quelle foto erano finite non so come nelle mani di Pietro Germi che mi aveva fatta contattare da Filippo Fortini, un agente grassoccio, un omino delizioso con gli occhi piccoli e dolci. Mi convocò a Roma, in un consesso di decine di aspiranti. Presi il treno senza particolare emozione. La cosa peggiore che potesse capitarmi era il rifiutato, ma non l'avrei vissuto come una sconfitta. Viareggio era il mio regno. Ci stavo come un pascià».

 

Germi invece la prese e le affidò un ruolo in Divorzio all'italiana.

«Mi prese con i tempi del cinema, tempi che si dilatavano per mesi e io che ormai ci avevo preso gusto accettai altri due piccoli ingaggi, con Sequi in Gioventù di notte e con Salce ne Il Federale. Germi si incazzò come una iena. «Hai già fatto il provino per me- gridava- non puoi recitare per gli altri». Germi sapeva arrabbiarsi. Urlava, spaccava i sigari, mangiava da solo, era un vero orso. Ma poi, vivendo l'esperienza del cinema in maniera totalizzante, sapeva anche come trasformarsi. Dietro la macchina da presa io l'ho visto persino cantare».

 

Avevate un rapporto difficile?

bertolucci e la sandrelli (2)bertolucci e la sandrelli (2)

«Lo adoravo. È stato il mio pigmalione, mi ha insegnato tutto, mi ha trasmesso l'amore per il cinema, mi ha protetta, anche. Nella piazza di Sciacca di Divorzio all'italiana, con la folla che mi urlava buttana e mi metteva le mani sulle tette e sul culo mentre camminavo tra due ali di folla, ero profondamente a disagio. Glielo dissi: Non c'è bisogno che mi palpino per restituire verità alla scena, sto soffrendo. Lui capì. E fece un cazziatone memorabile rivolto alle comparse».

 

Rigiraste quella scena?

«Quella e tantissime altre perché Germi era un perfezionista. Una volta dovevo fuggire dalla folla e mi fece ripetere la scena una decina di volte. Avevo l'acido lattico nella gambe: Mi scusi- lo pregai, fermiamoci, non ce la faccio più. Ma che mi abbia dato uno schiaffo è assolutamente falso, con il caratterino che avevo glielo avrei restituito».

 

A Germi dava del lei?

«Credevo che gli avrei dato del tu nel momento in cui avessi sentito di meritarlo. Non capitò mai».

Germi le metteva soggezione?

stefania sandrelli 16stefania sandrelli 16

«Non avevo ancora idea di cosa significasse professionismo. Ero immersa in una naïveté che nelle pause mi faceva assalire negozi e gelaterie. Quando non mi trovava, Pietro si infuriava. Affrontavo le sue sfuriate con calma olimpica, minacciandolo di andarmene: Sono inesperta, quindi se lei riesce a venire verso di me, io provo a venire verso di lei, altrimenti a tornare a Viareggio impiego un minuto. Se avessi lasciato il cinema, mia madre sarebbe stata felice».

 

Come mai?

«Era di Pistoia, mamma. Una donna straordinaria rimasta vedova troppo presto, abituata a tenere tutte le esigenze familiari insieme e a far di conto. I miei conti con il cinema non le tornavano. Con il suo accento alla Benigni mi arringava un giorno sì e l'altro pure: Oh Stefanina, ma tu sei proprio sicura di voler fare l'attrice?. Le tornavo a casa a pezzettini e in più non guadagnavo una lira. Ci rimettevo. Quello che mancava lo implementava lei».

 

stefania sandrellistefania sandrelli

I soldi sono stati importanti?

«Sono stati importanti per essere liberi di scegliere, ma non li ho mai contati. Siamo attori, siamo zingari, siamo artisti disordinati. Non siamo contabili. Tantomeno in amore. Se vedevo all'orizzonte l'ipotesi di un fidanzato ricco, non so perché, cambiavo strada. Quando mi innamorai di Niki Pende, che era figlio di un grandissimo scienziato, ero consapevole dei suoi patrimoni».

 

E quindi?

«Quindi prima di sposarlo pretesi la separazione dei beni».

Tra voi finì presto.

«Avrebbe potuto finire anche prima, litigavamo tutti i santi giorni. Andare avanti non era più possibile. Ci amavamo da morire, ma tra noi finiva sempre tutto in vacca. Andare avanti non era più possibile».

Lei ha fatto un pezzo di strada importante con alcuni dei più grandi attori italiani.

«I miei preferiti erano Mastroianni e Manfredi. A Marcello invidiavo la calma, la sciallezza come dicono a Roma».

La sciallezza?

sandrelli bertoluccisandrelli bertolucci

«Io ero sempre eccitata e lui dormiva al trucco. Girava una scena impegnativa e poi come se nulla fosse si ritirava all'ombra di un albero a riposare. Me lo ricordo poco prima che morisse, in una notte romana, scendere dal taxi per abbracciarmi e dirmi una frase che non ho più dimenticato: Non ti far mai toccare da nessuno.

Cosa intendeva dire?

«L'avevano operato agli occhi e dopo l'intervento non aveva più smesso di lacrimare, ma la frase, come si intuisce, poteva anche avere significati molto più profondi»

Mastroianni era bellissimo.

sandrelli de nirosandrelli de niro

«Ma a differenza di altri attori, dei colonnelli del cinema italiano come Manfredi o Gassman, non mi ha fatto mai la corte, neanche leggera o velata. Marcello era di una bellezza simile a mia madre. Nelle persone con cui ho amato dividere il lavoro c'era sempre una componente familiare, nel fisico e nel carattere».

Facciamo una lista degli amati?

«Tognazzi era simpaticissimo e forse è l'attore che fuori dal set ho frequentato di più. Cucinava sempre, anche nelle situazioni più impensabili».

Cucinava bene?

«Era un avvelenatore, anzi un avvelenatorissimo. Io e Niki lo incontrammo a notte fonda nella sua villa di Velletri ai margini di una festa. Erano le quattro del mattino e Ugo rigirava nella padella intingoli di dubbia provenienza. Aveva l'allegria dello sperimentatore: Cinque minuti e le mie cotiche fritte sono pronte, dovete assaggiarle per forza. Io e Niki ci guardammo e filammo di corsa a dormire. Sa cos'è strano? Che con la mania che Ugo nutriva per la gastronomia non fosse diventato grassissimo».

stefania sandrelli 11stefania sandrelli 11

 

Memorie di Gassman?

«Finimmo in ospedale insieme, sul set di C'eravamo tanto amati. Mentre la troupe pranzava, io e Gassman ci eravamo attardati a girare un camera-car. Trovammo gli avanzi e un polpettone micidiale. Rischiammo, ci andò male e ci ricoverarono. Vittorio non se la tirava mai. E spesso trascorreva le pause con i macchinisti e con gli operatori. C'era il rito del cestino, una liturgia quasi sacrale. Un bivacco soave. Un giorno un elettricista mi disse: Signò, a forza di passà la vita sul set m'è venuta la cestinite. Ma a me il cestino, con il suo slalom tra le pietanze e quel senso di scoperta e di sorpresa da rinnovare ogni giorno, è sempre piaciuto».

stefania sandrellistefania sandrelli

C'eravamo tanto amati è il più bel film di Scola?

«La Famiglia è un film perfetto, ma quello è sicuramente il film che gli somiglia di più. Conobbi Scola durante i provini di Io la conoscevo bene di Pietrangeli. Mi accolse con amicizia. Aveva un sorriso largo, una selva di capelli neri, una pinguedine rassicurante, mi conquistò. Fece breccia avrebbe detto lui».

Io la conoscevo bene è adesso proiettato nei cinema francesi e a distanza di 52 anni trascina ancora la gente in sala.

«Feci il film perché Pietrangeli nei confronti delle donne aveva uno sguardo particolare, uno sguardo colmo di rispetto e comprensione. Io la conoscevo bene resta un capolavoro».

Con Scola nelle vesti di regista come andò?

«C'era qualcosa che ci univa. Eravamo entrambi miopi, proprio come mio padre e mio fratello. Aveva la fragilità e l'autoironia che i miopi, per autodifesa, sviluppano nei confronti della vita».

Lei è stata molto amica di Monicelli.

«Gli ho voluto veramente bene, dai suoi settant'anni non ho saltato un suo solo compleanno. Era arguto, affettuoso, fintamente burbero, ma capace ogni tanto di sviluppare cattiverie insospettabili».

stefania sandrelli stefania sandrelli

Ce ne racconta una?

«Sul set di Brancaleone alle crociate, trattò male un ragazzino. Era un pupo, un bambolotto cicciottello e Mario lo maltrattava. Gli disse una frase brusca: Sei un trippone e quello scoppiò a piangere. Monicelli si irritò ulteriormente perché i tempi, quando si deve girare, sono stretti. Io mi incazzai come una biscia: Se fai così me ne vado e non torno mai più. Me ne andai e tornai la mattina dopo. Ero fatta così. Sono fatta così».

I set non sono solo rose e fiori.

«Soprattutto per i ragazzini, anche per questo non ho mai voluto che mia figlia Amanda recitasse da piccola. Tutti quei cavi elettrici, tutta quella frenesia. Bertolucci l'avrebbe voluta sul set de Il Conformista, ma a Bernardo risposi proprio come fa Anna Magnani con Fellini sulla porta di un palazzo di Trastevere: Nun me fido».

Con Bertolucci giraste Novecento. Quasi un anno di set nella bassa.

«Fu un'opera lunghissima. Gli altri erano stravolti. Io ero l'unica o quasi che non se ne voleva andare. Ero felice, coccolata, c'erano attori meravigliosi, un bel vedere. De Niro lo conobbi in macchina, nell'intervallo tra notte e giorno, in mezzo alla nebbia. Piacere, Alfredo Berlinghieri, Robert De Niro mi disse. E io pensai Che fico questo».

Depardieu la corteggiò?

stefania sandrelli di elisabetta catalano 1967stefania sandrelli di elisabetta catalano 1967

«Sotto il tabarro tendeva ad allungare le mani ovunque, ma Gerard sul tema era un po' fastidioso. Un po' molesto. Non disdegnava il vino a ore improbabili e non sapeva sempre controllarsi».

E De Niro?

«Peccava del vizio contrario. Era troppo controllato, troppo professionale, quasi robotico. Non si lasciava mai andare e non sapeva rilassarsi. Ho sempre pensato che dalla vita, Robert meritasse di più. Ma per lui esisteva soltanto il lavoro. Per Toro scatenato ingrassò trenta chili. Ma come si fa? Come ci si può immolare a un progetto in questo modo? C'è un limite secondo me».

Con Bertolucci che relazione c'era?

«Era gentile, un po' aristocratico, molto dedito al suo mestiere. Una volta si incazzò perché era spuntata l'alba prima che concludesse la scena che doveva girare. Era fuori di sé. Mi avvicinai con calma: Bernardo, ma ti rendi conto della tua reazione? Non puoi fermare il giorno che arriva, non sei onnipotente».

Sul set de Il conformista divise la scena con Trintignant.

«Attore enorme, con la grandezza di chi a ogni film sa di dover dimostrare qualcosa in più e di doversi far scoprire dal pubblico in un'altra veste. Eravamo una famiglia: Hai dormito bene? Vuoi il caffè? Sei contenta del lavoro?. Lui e Bernardo mi tutelavano e non mi facevano sentire mai un'estranea».

stefania sandrelli col nipote roccostefania sandrelli col nipote rocco

Con Brass si trovò bene?

«Tinto è un uomo stupendo, ma sul set de La chiave, con una vestaglietta addosso, un po' di disagio lo provai. Allora feci una sfilata seminuda, per combattere l'imbarazzo. Io, signori, sono questa. E da oggi lavoreremo insieme. Da quel giorno andò meglio».

Moravia diceva che lei camminava spargendo sesso.

«Non credo l'abbia mai detto in verità. Alberto lo conoscevo bene, parlavamo molto benché più che parlare, lui preferisse osservare gli altri sornione».

Brass sostenne di averle offerto il seguito de La chiave, ma che l'esosità delle sue richieste impedì la replica.

stefania sandrelli sedotta e abbandonatastefania sandrelli sedotta e abbandonata

«Io e quel genio di Moira Mazzantini, chiedemmo 600 milioni al solo scopo di farci dire di no. Eravamo in imbarazzo. Ci trovammo nel suo ufficio per una lettura pubblica del copione e dentro c'erano fellatio, sodomie e tutto il corollario del soft-porno: Nun se può ffà ci dicemmo. E infatti il film non lo girai».

Di Volonté che ricordi ha?

«Facemmo insieme un solo film, L'amante di Gramigna, Gian Maria si lamentava della quantità e della qualità del cibo. Armava lotte sindacali durante le riprese, credeva in quello che diceva. E non diceva il falso. Sui set, per risparmiare, certi produttori compivano nefandezze di ogni tipo. Un giorno, ero con Tognazzi, arrivò un vino che sembrava acqua sporca. Ugo si indignò. Lo versò in una boccetta e portò il tutto in un laboratorio di analisi».

Risultato?

«Era acqua sporca. Ugo tornò con le analisi in mano, trionfante».

Che cosa le ha insegnato la vita?

«Pur di non smettere di giocare, per la frenesia di non smettere di brigare e divertirmi, da bambina trattenevo la pipì. Sono rimasta la stessa felice ottimista di ieri. Ho vissuto una vita meravigliosa perché la vita è un bellissimo viaggio. Vorrei che ci fosse più unione e che la condivisione fosse un traguardo e non uno slogan».

 

stefania sandrelli 20stefania sandrelli 20sandrellisandrellisandrelli 14sandrelli 14STEFANIA SANDRELLI E GINO PAOLISTEFANIA SANDRELLI E GINO PAOLIstefania sandrelli  6stefania sandrelli 6stefania sandrelli nel film la chiavestefania sandrelli nel film la chiavestefania sandrelli nel film la chiavestefania sandrelli nel film la chiavestefania sandrelli  9stefania sandrelli 9GASSMAN IL SORPASSO BALLOGASSMAN IL SORPASSO BALLOstefania sandrelli (4)stefania sandrelli (4)stefania sandrelli non e stato mio figlio stefania sandrelli non e stato mio figlio stefania sandrelli paolo pietrangelistefania sandrelli paolo pietrangeliTINTO BRASSTINTO BRASSstefania sandrellistefania sandrelliSTEFANIA SANDRELLISTEFANIA SANDRELLI

 

Ultimi Dagoreport

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…