1. LA BONISSIMA SCARLETT JOHANSSON FA LA TESTIMONIAL DI UNA MACCHINA PER BEVANDE GASSATE PRODOTTA IN CISGIORDANIA E SI SCATENA UNA CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO 2. LA DITTA ISRAELIANA HA UN IMPIANTO NEI TERRITORI OCCUPATI, E GLI ATTIVISTI HANNO BOMBARDATO SCARLETT CON FOTOMONTAGGI E RICHIESTE DI NON COMPRARE IL PRODOTTO 3. LA BIONDA (ED EBREA) NEWYORKESE NON MOLLA: “SOSTENGO LA COOPERAZIONE TRA ISRAELIANI E PALESTINESI. SODASTREAM IMPIEGA ENTRAMBI, CHE RICEVONO UGUALI RETRIBUZIONI, BENEFITS E DIRITTI. E I LORO PRODOTTI AIUTANO L’AMBIENTE E LA SALUTE” 4. ED ECCO CHE LA FOX CENSURA LA PUBBLICITÀ SODASTREAM CHE DOVEVA ANDARE IN ONDA DURANTE IL SUPERBOWL MA MICA PER LA QUESTIONE PALESTINESE. IL VERO PROBLEMA È CHE SCARLETT SMERDA COCA-COLA E PEPSI, DUE SPONSOR PESANTI DELL’EVENTO

1. IL VIDEO DI "SODASTREAM" CON SCARLETT JOHANSSON CHE SARÀ TRASMESSO AL SUPERBOWL DI DOMENICA

 


2. VIDEO - IL DIETRO LE QUINTE DELLA PUBBLICITÀ DI SCARLETT PER SODASTREAM

 


3. LO SPOT SODASTREAM "CENSURATO" DA FOX PER FARE UN FAVORE A COCA-COLA E PEPSI
DAGOREPORT

Una versione senza censura della pubblicità con Scarlett Johansson di SodaStream, un prodotto che permette di aggiungere gas e aromi all'acqua di rubinetto, trasformandola in bibite gassate, è stata pubblicata su YouTube lunedì scorso. Lo spot da 32 secondi doveva essere trasmesso durante il SuperBowl, la finale del campionato di football americano che sarà trasmessa questa domenica.

Fox, la rete che manda in onda l'evento, si è però opposta: la pubblicità si chiude con la sexy Scarlett che dice "Sorry Coke and Pepsi", scusate Coca Cola e Pepsi, che sono le principali concorrenti di SodaStream. Ai dirigenti Fox non è piaciuto il riferimento, e ha imposto all'azienda di cancellarlo dal video.

Il CEO di SodaStream Daniel Birnbaum si è lamentato della censura: "Fox ha paura di Coca-Cola e Pepsi. In tutte le pubblicità americane si citano i concorrenti. Questo genere di cose succede in Cina! Sono deluso come americano".

Ma il motivo per la censura non è "etichetta" tra aziende: Pepsi e Coca-Cola sono da sempre grandi sponsor del SuperBowl e di Fox. Addirittura, Pepsi quest'anno paga lo show dell'intervallo, lo spettacolo più atteso dell'anno. Ecco perché Fox ha chiesto a SodaStream di modificare il suo ‘commercial', una cosa davvero rara nella storia della tv americana, dove la pubblicità comparativa è il sale del commercio.


4. SCARLETT JOHANSSON TESTIMONIAL DI SODASTREAM: BUFERA SULLA PUBBLICITÀ
Da www.lettera43.it

La sua bellezza incanta tutti, ma non basta a superare la legge Usa ed è anche motivo di ulteriore scontro geopolitico in Medio Oriente.
Di certo Scarlett Johansson non si aspettava di creare un tale putiferio prestando il suo volto a SodaStream, un'azienda che pubblicizza il 'gasatore' che permette di ottenere bibite gassate unendo acqua minerale ad alcune miscele dai vari gusti.

Lo spot in cui compare l'attrice classe 1984 (guarda il video) avrebbe dovuto essere trasmesso durante il Super Bowl 2014 in programma il 2 febbraio, ma è stato bandito perché non rispetta le regole previste per la pubblicità comparativa.

Johansson, infatti, pronuncia una frase («scusate Pepsi e Coke») lasciando intendere la superiorità del prodotto, ma l'azienda non fornisce alcun dato a supporto.
Eppure dopo l'esclusione dal Super Bowl 2014, le visualizzazioni del filmato su YouTube si sono impennate e il marchio che ha scelto l'attrice ci ha guadagnato lo stesso: per trasmettere 30 secondi di spot nella finale del campionato di football Usa servono infatti circa 4 milioni di dollari.

Ma non finisce qui, perché la bella Scarlett - che discende da una famiglia ebrea da parte di madre - si è anche attirata le critiche dei gruppi di attivisti per i diritti umani, visto che è testimonial di un'azienda israeliana, ma dal 2005 è anche ambasciatrice di Oxfam, una federazione di 17 associazioni umanitarie non governative dichiaratamente a favore della causa palestinese.

SodaStream possiede, tra l'altro, una grossa fabbrica a Ma'ale Adummim, un insediamento israeliano in Cisgiordania, che assieme alla Striscia di Gaza fa parte dei Territori rivendicati dalla Palestina.

SCARLETT SI DIFENDE. L'attrice di The avengers e Match point ha diffuso un comunicato per difendersi dalle accuse, sostenendo di rimanere «una sostenitrice della cooperazione economica e sociale fra Israele e Palestina» e spiegando che l'azienda cui ha dato il volto è «impegnata nella costruzione di un ponte di pace tra Tel Aviv e Gaza», facendo lavorare insieme israeliani e palestinesi con «stessi diritti e stesso stipendio».

LA OXFAM NON LA CACCIA. Ma gruppi di attivisti hanno contestato queste affermazioni e hanno chiesto a Oxfam di interrompere la collaborazione con Johansson parlando di «bollicine insanguinate» in riferimento alla pubblicità, ma finora l'Ong si è limitata a ricordare che «sebbene l'organizzazione rispetti l'indipendenza dei propri ambasciatori, le società che hanno centri di produzione in quegli insediamenti incoraggiano la povertà e la politica del rifiuto dei diritti della comunità palestinese, che noi invece sosteniamo».
Intanto chi beve di gusto per tutta questa pubblicità indiretta è l'azienda che ha scelto la bella attrice.


5. LA FRIZZANTE RISPOSTA DI SCARLETT JOHANSSON
Da www.israele.net

L'attrice Scarlett Johansson ha controbattuto con fermezza a chi la attacca per via della sua nuova campagna pubblicitaria per la SodaStream (ditta israeliana di macchine per produrre in casa bevande gasate), mettendo in chiaro che non intende affatto interrompere il suo rapporto con la società.

SodaStream è nel mirino degli attivisti anti-israeliani perché gestisce una grande fabbrica a Ma'aleh Adumim, cittadina che sorge pochi chilometri a est di Gerusalemme ed è considerata uno dei principali blocchi di insediamenti destinati a rimanere parte di Israele in qualsiasi futuro accordo di pace con i palestinesi.

Cinque anni fa la società israeliana del seltz fatto in casa si è lanciata sul mercato degli Stati Uniti ottenendo un vasto successo. Ma appena si è saputo che sarebbe stata testimonial di SodaStream, Scarlett Johansson è finita sotto attacco. "Johansson farebbe bene a rendersi conto che ‘normalizzare' l'occupazione israeliana è un cattivo uso della sua celebrità", ha scritto Forward, mentre il New Yorker affermava che la scelta della Johansson è in conflitto con le sue attività a favore di Oxfam e il New York Magazine definiva il prodotto in questione "bollicine insanguinate".

Oxfam International, una confederazione di 17 organizzazioni non governative che operano in più di cento paesi contro povertà e ingiustizia e di cui la Johansson è "ambasciatrice globale" dal 2005 contribuendo alla raccolta di fondi e alla sensibilizzazione sulla povertà nel mondo, ha contestato la scorsa settimana la scelta dell'attrice perché il gruppo aderisce al boicottaggio di qualunque attività economica israeliana che abbia qualsiasi relazione con gli insediamenti al di là della ex linea armistiziale che divideva Israele dalla Giordania nel periodo 1949-'67.

"Anche se non ho mai inteso essere il volto di qualsiasi movimento o atteggiamento sociale o politico come parte della mia affiliazione con SodaStream - dice la Johansson in una dichiarazione rilasciata venerdì ad Huffington Post - dato il rumore suscitato da tale decisione preferisco chiarire le cose. Sono e rimango sostenitrice della cooperazione economica e dell'interazione sociale tra un Israele democratico e la Palestina. SodaStream è una società che si impegna non solo per l'ambiente, ma per la costruzione di un ponte di pace tra Israele e Palestina sostenendo vicini che lavorano fianco a fianco e riceveono pari retribuzioni, eguali benefits e uguali diritti. Questo è ciò che accade ogni giorno nella loro fabbrica a Ma'aleh Adumim".

SodaStream impiega 900 palestinesi a cui vengono pagati gli stessi salari dei dipendenti israeliani.

"Credo nel consumo consapevole e nella trasparenza - continua il comunicato della Johansson - e confido che il consumatore sappia fare la scelta consapevole che ritiene più giusta. Come parte del mio impegno come ‘ambasciatrice' di Oxfam sono stata testimone di prima mano dei progressi che vengono fatti quando le comunità si uniscono e lavorano fianco a fianco e si sentono fiere del risultato di tale lavoro, della qualità del loro prodotto, dell'ambiente di lavoro, dello stipendio che portano a casa alle loro famiglie e degli altri benefits che ricevono in modo eguale. Sostengo il prodotto SodaStream così come sono fiera dell'opera che ho svolto per Oxfam come ‘ambasciatrice' per oltre otto anni. Anche se è un effetto collaterale del rappresentare SodaStream, mi fa piacere che si faccia luce su questo tema, nella speranza che un maggior numero di voci contribuisca al dibattito per una soluzione di pace a due stati nel prossimo futuro".

"Uso io stessa i prodotti SodaStream e li regalo da molti anni - aggiunge la Johansson in un'intervista - L'impegno dell'azienda per un corpo più sano e un pianeta più sano mi si adatta perfettamente. Mi piace che il prodotto possa adattarsi a qualsiasi stile di vita e palato. La partnership tra me e SodaStream è cosa ovvia".

SodaStream ha sempre vantato il suo lato ecologico. Non a caso, è proprio questo che causò il bando del suo primo spot per il Super Bowl americano del 2013. L'annuncio originale parodiava CocaCola e PepsiCo mostrando come i consumatori, utilizzando SodaStream, non sono costretti a buttare via migliaia di bottiglie di plastica. Quell'annuncio suscitò una gran quantità di polemiche, ma anche un sacco di pubblicità gratuita per l'azienda. Cosa che potrebbe ripetersi oggi coi tentativi di boicottaggio della campagna con Scarlett Johansson.

Mentre le altre grandi marche di produttori di soda offrono solo una manciata di sapori, SodaStream consente ai consumatori di scegliere tra più di 100 gusti. SodaStream dice che la sua miscela contiene generalmente due terzi in meno di zucchero e due terzi in meno di calorie delle soda normali, nessun sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio e niente aspartame. Attualmente i prodotti SodaStream sono disponibili in oltre 60mila punti vendita in 45 paesi (Italia compresa), e in circa 15mila negozi al dettaglio nei soli Stati Uniti.

(Da: YnetNews, Israel HaYom, MFA, 26.1.14)

 

 

 

 

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