GIANNA “NONNINI” SI DIVERTE: “MONTI DA FAZIO: NOIA ALLUCINANTE - TROPPI POLITICI VOLEVANO FARSI BELLI CON IL TERREMOTO, TIPO LA GELMINI - LO STEREOTIPO DELLA ROCKER POVERINA, TROIA, DROGATA E MORTA SUBITO NON LO VOLEVO - LA DISTINZIONE DI ROCK E POP, È SUPERATA COME DESTRA E SINISTRA -
LIGABUE? UNA VOCE APPICCICATA A UN SOUND. PREFERISCO VASCO - I LED ZEPPELIN, RIASCOLTATI OGGI, SONO NOIOSI - SONO VECCHIA PER DIVENTARE MAMMA? CHI LO PENSA SI PREOCCUPI DI COME HA CRESCIUTO I FIGLI”…

Andrea Scanzi per "Il Fatto quotidiano"

"Ero in Libano che sciavo, per Natale, e ho pensato che mi sarebbe piaciuto farmi intervistare dal Fatto Quotidiano". Gianna Nannini parla a raffica e sorride, tra dischi d'oro e statuine votive di Kurt Cobain, nella casa di Milano. Cita Fabri Fibra e Jack Bruce come collaborazioni più belle, si entusiasma per i suoi "vini rock. Uno si chiama Sulcus, come la malattia alle corde vocali. Io ce l'ho. Un piccolo scavo, un graffio. Rarissimo, pericoloso. Ha contribuito a creare il tono della mia voce".

Sì, ma perché questa chiacchierata?
"Parlo con voi e poi, per un anno e mezzo, mi fermo. Viaggerò, scriverò e farò la madre. Ho scelto Il Fatto perché avete un taglio diverso e non siete noiosi. Repubblica, Il Corriere, La Stampa: sempre le stesse domande. Che palle. Tanto vale parlare quando si ha voglia. Tipo adesso".

Cominciamo da Monti.
"Senza Berlusconi c'è meno comicità involontaria, per il resto non noto grandi cambiamenti. Ho visto un po' di Monti da Fazio: noia allucinante. E affidarsi alle banche non è una grande soluzione. Che poi: ‘sobrietà'. Gli ultimi casi politici sono lo strascico del troiaio precedente. E si reitera lo stereotipo degli italiani ladri".

L'immagine che di noi hanno in Germania, dove la adorano.
"Facevo concerti piano e voce. Tanta gavetta. E America (1979) ebbe successo per un malinteso: non capivano il testo - la copertina ritraeva la Statua della Libertà che impugna un vibratore a stelle e strisce - e lo scambiarono per un elogio degli americani liberatori".

Gianna Nannini, la rocker donna.
"Un clichè. Ero diversa, anche nella timbrica. Venivo da Edith Piaf, ascoltavo Ranieri. Come rocker non mi cagava nessuno. Una volta feci il supporto a Guccini, sarà stato l'80. Mi tirarono di tutto".

Duettare con Laura Pausini non è molto rock.
"Troppi politici volevano farsi belli con il terremoto, tipo la Gelmini. E Mediaset scalpitava. Io e la Mannoia ci siamo sbattute per un accordo limpido e domani (oggi, NdA) inauguriamo il Blocco di Coppito. A Matrix c'era Liguori che diceva cazzate. Ero incinta, mi scaldai. Nelle pause pubblicitarie, Giorgia mi massaggiava la pancia".

Ha aperto i concerti di Bon Jovi.
"Sempre in Germania. Classico rock patinato. Anche Springsteen rientra un po' in quel filone, ma lui è pura energia: bravissimo".

Da Janis Joplin a Ti voglio tanto bene: una sorta di arco costituzionale del rock. Pure troppo.
"Quando andai alla Numero Uno, il direttore era Claudio Fabi. Mi vide e disse: ‘Sei la nuova Janis Joplin'. Avevo vent'anni, neanche sapevo chi era. Comprai tutti i suoi dischi e mi innamorai, la sua voce sembrava un amplificatore. L'ho ‘copiata' per anni. Però non volevo finire come lei".

Quindi ha abbracciato la vita morigerata?
"Macché, ho cominciato subito a bere dalla mattina alla sera come lei. Ma desideravo vincere: lo stereotipo della rocker poverina, troia, drogata e morta subito non lo volevo. La volevo vendicare".

A costo di divenire troppo commerciale? "Non è una parolaccia, ‘commerciale'. Significa piacere a molti. Se poi parliamo di ammorbidimenti e incazzature, De André ripeteva: ‘Ho scritto La guerra di Piero e non è servita a niente'. La canzone politica ha fallito. Credo nello sberleffo, nel gesto, come assaltare l'Ambasciata Francese nel '95. Parlare non è il mio forte. La musica non cambia il mondo: al massimo, informa".

Una delle sue scopritrici è stata Mara Maionchi.
"Le piaceva la mia voce, amava le mie canzoni tragicissime tipo Rebecca. Quando scrissi America e mi ritrovai rock da un giorno all'altro, la Maionchi ordinò a un tizio di comprarmi una giacca di pelle. Viola. Che mi rubarono in Germania, dopo un playback terribile in cui fingevo di suonare il violino. Il contributo rock della Maionchi fini lì".

Prima di Fabi, alla Numero Uno c'erano Mogol e Battisti.
"Battisti mi piaceva, era uno vero. E ha dato a tutti il coraggio di cantare con il cazzo di voce che ti trovavi. Anche se eri afono o strano".

Gaber e De André.
"Gaber l'ho conosciuto dal dottore, il medico del Milan. Gentilissimo. L'ho visto a teatro, mi colpivano i gesti: un fenomeno. Fabrizio l'ho stimato più come amico. Andavo a trovarlo in moto in Sardegna. Due anarchici. Mai seguito troppo musicalmente, conosco le prime cose e Le nuvole. Dovevamo collaborare, poi si ammalò e mi ha lasciato una frase, finita in Peccato originale".

Vasco e Ligabue: rock o farlocchi?
"Hanno entrambi un'immagine rock che li accompagna, anche se Ligabue è più che altro una voce appiccicata a un sound. Preferisco sicuramente Vasco".

Mai pensato di smettere?
"A inizio anni Novanta. Mi misi a studiare medicina, feci l'esame e arrivai 400esima su 600. Mi beccarono pure mentre copiavo. Era morto Plank e mi sentivo persa. Una crisi durata anni, fino all'incontro con Will Malone, lo stesso di Iron Maiden e Verve".

Il rock può invecchiare?
"E' un po' stanco. I Coldplay non mi piacciono, i Radiohead sì. Il loro ingegnere del suono è stato il mio: faceva il produttore - e portava il tè - durante Scandalo ('90). Il rock non è un genere: è una maniera di ribellarsi. Muore quando copia. I Led Zeppelin, riascoltati oggi, sono noiosi. Meglio i Foo Fighters. Andrei oltre la distinzione di "rock" e "pop", è superata come "destra" e sinistra"".

Così però sembra Beppe Grillo.
"Infatti mi piace, ma ha futuro? La gente vive di illusioni, le bugie sono rassicuranti".

Il 26 novembre 2010 è diventata madre. A 56 anni. Scatenando dibattiti feroci.
"A chi mi ha accusato di essere vecchia, rispondo di preoccuparsi di come hanno cresciuto i figli. Magari non hanno avuto la mia esperienza di regressione mentale che, ora, mi permette di intendermi di bambini (qui compare la figlia, in braccio alla tata. "Mi è proprio venuta bene. Meglio del disco").

E' stata accusata di avere lucrato sulla maternità.
"Stern mi pagava profumatamente per una copertina con Penelope appena nata, ma ho rifiutato. I tedeschi me lo avevano già chiesto anni prima. Il dubbio era tra me versione gangster o Jo Squillo nuda. Scelsero la Squillo. Anche se le mie tette erano molto meglio".

Il suo rapporto con la sua famiglia è burrascoso.
"Le voglio bene, ma c'entro poco. Non mi piaceva appartenere ad essa. Non mi identificavo in quel ruolo aristocratico, non amavo la Siena pettegola. Ho imparato il mestiere, lavoravo alla ‘Nannini' come operaia. Mio padre mi voleva insegnante di lettere, con una profumeria da gestire. Poi gli affari gli sono andati male. Mi ha salvato l'istinto. E come pasticcera resto brava".

Antonioni e Salvatores.
"Antonioni doveva dirigere il video di Fotoromanza (84). Stava lì, immobile, per ore. Guardavo gli altri e chiedevo: ‘Oh? Ma è vivo?'. Poi, all'improvviso, un cenno: per lui era il momento giusto. E quella sorpresa ti spingeva a dare il massimo. Per Salvatores girai Sogno di una notte d'estate (83): tutto di notte, andavo a letto alle 10 di mattina. Persi il controllo di me stessa".

L'ha ritrovato?
"Lei che dice?".

 

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