sophia loren

LA SCELTA DI SOFIA - IN UN ARTICOLO DEL '66 INDRO MONTANELLI RACCONTA DI QUANDO LA LOREN DIVISE I MARXISTI IN JUGOSLAVIA - PASSO' DALL'ESSERE SOFIA A SOPHIA, ATTRICE NON NATA MA COSTRUITA CON SACRIFICI E FATICA, ARGILLA DUTTILE CHE SI TRASFORMAVA IN "CLEOPATRA" COME IN "CIOCIARA"

Indro Montanelli per “Corriere della Sera

 

(articolo pubblicato nel 1966)

 

sophia loren con turbantesophia loren con turbante

In Jugoslavia è successo un mezzo finimondo per colpa di Sofia Loren. La città di Budva ha regalato all'attrice un pezzo di terra perché ci si costruisca una villa, e questo ha suscitato lo sdegno dei «compagni» di stretta osservanza (a quanto pare, ce n' è rimasto qualcuno anche lì).

 

«È semplicemente scandaloso - hanno scritto - che si faccia della beneficenza alle dive del cinema, quando i contadini devono pagare anche per l' acqua e l' elettricità, e spesso non hanno di che soddisfare nemmeno questi elementari bisogni». Ma il sindaco di Budva ha risposto che i contadini saranno i primi a beneficiare della presenza di Sofia, «la cui bellezza e rinomanza rappresenteranno l' industria più redditizia della regione».

 

la loren sul setla loren sul set

Come si risolverà questa diatriba, non lo so. So soltanto che nemmeno a Greta Garbo era riuscito provocarne una di tale portata teologica fra i depositari del verbo marxista. È un successo che vale un Oscar e segna l' apice di una carriera, che ormai non ha più nemmeno bisogno di un memorialista che ne ricapitoli e illumini le vicende, perché ha già trovato anche quello, e proprio nello scrittore meglio qualificato al compito: Arturo Lanocita. Il suo libro “Sofia Loren” è il primo di una nuova collezione («Chi è? - Gente famosa») che la casa editrice Longanesi lancia e che Giovanni Grazzini dirige.

 

la loren in pigiamala loren in pigiama

Eccola, questa Sofia di Lanocita, nei suoi tratti essenziali, più patetici che pittoreschi. È nata a Roma trentadue anni orsono, ed è figlia solo di sua madre, Romilda Villani, perché suo padre, Riccardo Scicolone, si limitò a darle il nome (un nome che, tra l' altro, sembrava fatto apposta per scoraggiare la celebrità); poi scomparve e mise su famiglia con un' altra donna. Romilda invece, oltre che da mamma e da balia, le fece da Pigmalione. Sofia vi si mostrò straordinariamente ricettiva.

 

Prese la «carriera» della diva come si prendono i voti: disposta, pur di assolverli, a ogni sacrificio e penitenza. Per mano a sua madre, fece la fila davanti ai cancelli di Cinecittà alla questua di una particina di «comparsa» in qualche “Quo vadis?” di turno. «Attese - dice Lanocita - tutti i domani e tutti i dopodomani che le furono imposti», e gliene furono imposti tanti.

 

la loren in lingeriela loren in lingerie

Quando il coraggio le veniva meno, suppliva quello di Romilda, che ne possedeva riserve inesauribili. Rischiò di restare prigioniera della sua bellezza clamorosa e estroversa, che dapprincipio la condannò a fare, come dicono gli americani, “the body”, il corpo, e basta. Per anni i produttori si rifiutarono di vedere in lei qualcos'altro che delle forme e dei volumi. Il primo a farle credito di qualche possibilità di attrice fu Goffredo Lombardo, che, oltre a una parte vera e propria in “Africa sotto i mari”, le diede anche il nome.

 

Sofia fino a quel momento si era chiamata Lazzaro. Lombardo la ribattezzò Sofia Loren, anzi Sophia, che faceva tanto nordico, in un momento in cui le nordiche andavano di moda. Ed è curioso vedere con che tenacia essa seguita a difendere quel “ph” anche ora che potrebbe farne comodamente a meno.

la loren in bikinila loren in bikini

 

In quel film, che fu girato buona parte sulle sponde del Mar Rosso, Sofia doveva nuotare e, da buona napoletana, non sapeva. Non lo confessò per paura di venire «protestata», si buttò in acqua ugualmente, e rischiò di affogare. L' episodio è rivelatore. Un' altra volta, pur di ottenere una scrittura da Mervyn Le Roy, aveva detto che sapeva l' inglese e si sottopose all' esame, come se lo sapesse veramente. Tutto. Accettava tutto, anche la umiliazione dello sbugiardamento, anche quella di tingersi da negra per fare la schiava etiope innamorata di Radamès nell' Aida di Fracassi.

 

La pellicola non la valorizzò di certo, ma le portò fortuna. Carlo Ponti, venuto a vedere qualche ripresa, riconobbe, pur sotto quella colata di pece e nerofumo, la ragazza che aveva appena incrociato a un concorso di bellezza, anni prima, a Salsomaggiore. Parlò con lei del più e del meno, mostrando poco interesse a ciò ch'essa faceva. Poi, d' un tratto e a bruciapelo, le propose una scrittura per sette anni. «E fu come se un caporale ricevesse, per pacco postale, le greche da generale», dice Lanocita.

 

la loren in pausala loren in pausa

Da come poi si sono svolte le cose, siamo autorizzati a arguire che Ponti vide lungo e giusto. Forse non intuì, là per là, che Sofia sarebbe stata anche una moglie esemplare per monolitismo sentimentale e monogamico rigore. Ma certamente comprese che quel cavallo, se azzeccava il fantino giusto, aveva nei garretti il Gran Premio. Aveva cioè scoperto uno dei segreti di Sofia: la sua illimitata e incondizionata disponibilità.

 

Sofia non aveva una personalità artistica, e forse non l' ha nemmeno oggi. Non è legata a un personaggio, anche se il meglio che le sia riuscito è quello della pizzaiola nell' “Oro di Napoli”. È un' argilla docile e duttile che le consente di essere con disinvoltura oggi Cleopatra, domani la ciociara. Dipende dal polpastrello che la modella.

la loren in lingeriela loren in lingerie

 

Ponti le trovò quello più congeniale: De Sica. Ormai Sofia è passata sotto la bacchetta dei più grandi registi del mondo perché è in condizione di sceglierli, cioè di farseli scegliere da Ponti. Ma quello vero, quello suo , rimane De Sica, che sa sfruttare non solo le sue qualità, ma anche le sue insufficienze.

 

Non è un' attrice nata; è una attrice costruita. Tutto ciò che ha raggiunto se l' è guadagnato con la fatica e con l' entusiasmo. Ha imparato tutto, dall' italiano all' inglese. Ha imparato perfino a ridere a bassa voce, lei che lo faceva a scroscio, spaccando i vetri.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)