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UNA COMMEDIA DA RECORD - TRASCINATA DAL PASSAPAROLA, I 'PERFETTI SCONOSCIUTI' DI GENOVESE SBANCANO AL BOTTEGHINO: IL FILM HA INCASSATO 7,6 MILIONI DI EURO - E HOLLYWOOD PREPARA IL REMAKE

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Claudia Casiraghi per “Libero Quotidiano”

 

Paolo Genovese l' ha spuntata su tutti. Sulle lingue di quanti malignavano che il cinema italiano nulla avrebbe potuto contro i blockbuster di fattura straniera. Sui fasti di Sanremo e l' attrattiva nazionalpopolare di match quali Juventus-Napoli. Paolo Genovese, in barba al più tetro dei luoghi comuni, l' ha spuntata persino su se stesso, doppiando più e più volte aspettative e speranze.

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Perfetti Sconosciuti, commedia brillante ed ironica, non ha soltanto sbancato i box office, favorendo le spalle ai colossi della Settima Arte (da Quentin Tarantino a Ryan Reynolds), ma superato i confini nazionali. Restituendo alle pellicole nostrane una popolarità che pareva essere persa.
 

È notizia di ieri quella che vuole il film di Genovese al centro di un' estenuante compra-vendita. I mercati esteri si dicono interessatissimi a quella storia in cui vero protagonista è niente più che uno smartphone. Si dicono interessati al punto tale da aver ammesso di covare la speranza di un remake. Genovese, il cui Perfetti Sconosciuti ha incasso finora 7,6 milioni di euro, è per tutti un cervello cui attingere.
 

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«Il film», ha dichiarato Giampaolo Letta, amministratore delegato della produttrice (insieme a Lotus Production) Medusa Film, «ha riscosso grande interesse al mercato della Berlinale. Siamo letteralmente sommersi da richieste di diritti per i remake arrivate da tutto il mondo. Perché l' idea alla base della storia funziona a Roma come a Tokyo».
 

Perfetti Sconosciuti, infatti, non racconta con chissà quali fronzoli la precarietà della vita italiana, ma gli scherzi della privacy. Resa nulla da un mondo che ha nella memoria dei social network e nella perenne connessione d' anime la sua più sincera espressione.
 

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Attorno ad un tavolo, con i sorrisi tirati e le coscienze sporche, siedono tre coppie e un uomo, la cui fidanzata è stata costretta a casa da un improvviso malanno. Ridono e scherzano, proteggendo dietro denti esibiti con frenesia segreti indicibili. Il tran tran, in Perfetti Sconosciuti, dura però poco.
 

È un attimo, prima che Eva, interpretata dalla bella Kasia Smutniak, proponga di sfilare dalle tasche i rispettivi telefoni, per posarli sulla tavola ed esibirli ai commensali. È un divertimento, dice lei, come a voler convincersi che tra i presenti, amici di sempre, ci sia una conoscenza reciproca e profonda.
 

I cellulari, custodi di notti passate su whatsapp e di seni rifatti, vengono buttati là, al centro di una cena come tante, il cui atto finale non si consuma nel dessert ma in un gioco al massacro.

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Con i primi squilli, vengono allo scoperto le prime bugie, seguite da balle più grosse e da pericolosi non detti. Sul tavolo, nel bel mezzo dei Parioli, fanno capolino insicurezze e dubbi: i rapporti si complicano, i toni salgono, ma tutto finisce lì. Perché Genovese per il suo film brillante ha confezionato un finale possibilista, in grado di dare all' intera vicenda un aspetto fresco. Lontano da quello ormai trito cui sono costretti i film mainstream.
 

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Perfetti Sconosciuti, che nulla ha a che vedere con il lato più commerciale del cinema, è una pellicola atipica. Nei numeri, ricorda il fenomeno Zalone. Nella sostanza, le più riuscite tra le commedie francesi.
 

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Il risultato è un film denso, mai noioso, capace di conquistare l' estero di Paolo Sorrentino e Gianfranco Rosi senza però doversi accontentare dei loro pubblici esigui. Costretti a barcamenarsi nella cosiddetta «nicchia», dove l' unica consolazione è rappresentata da una (pretesa) superiorità intellettuale.

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