VUOTO, SENZA FASCINO, NOIOSO, SENZA SENTIMENTO, PEGGIOR SHOW DELL’ANNO. NON PENSAVO SI POTESSE FARE TV COSÌ MALE. NON È NEANCHE TV, SONO REELS DI INSTAGRAM - I PEGGIOR BACI MAI FILMATI E FA SEMBRARE TYLER PERRY ADDIRITTURA SHAKESPEARE. INSALVABILE PURE COME TRASH O CULT-CAMP. IL GIRO È FINITO - EPPURE, E NON ME LO SPIEGO, PERCHÉ GIRIAMO (CHI? ALMENO IO E DAGO OLTRE A UNA VALANGA DI SPETTATORI IN TUTTO IL MONDO) ATTORNO A QUESTO DISASTROSO ”ALL’S FAIR”, 0% DI GRADIMENTO SU ROTTEN TOMATOES ALLA SUA USCITA (MINCHIA!), ORA 4% (MINCHIA!), ULTIMO TV SHOW DI UN MAESTRO DELLA TV MODERNA COME RYAN MURPHY – UN TRASHIUME SUPER-SUPER CAMP, CHE VA BEN OLTRE QUALSIASI “GRANDE FRATELLO” O “BALLANDO CON LE STELLE”, CON KIM KARDASHIAN VESTITA COME UN CONFETTO CHE SI DOMANDA PERCHÉ IL SUO UOMO, UN BONAZZO SCEMO CHE GIOCA A FOOTBALL E SCOPA SIA TEYANA TAYLOR CHE UN TRANS E SI FA TRIVELLARE CON LO STRAPON, L’ABBIA LASCIATA…
Marco Giusti per Dagospia
Vuoto. Dimenticabile. Senza fascino. Noioso. Di legno. Stiff e senza sentimento. Peggior show dell’anno. Non pensavo si potesse fare tv così male. No, non è neanche tv, sono reels di Instagram. Vado avanti? I peggior baci mai filmati. Fa sembrare Tyler Perry addirittura Shakespeare. So bad. It’s no good. Insalvabile pure come trash o cult-camp. Il giro è finito.
Eppure, e non me lo spiego, perché giriamo (chi? Almeno io e Dago oltre a una valanga di spettatori in tutto il mondo) attorno a questo pur disastroso ”All’s Fair”, 0% di gradimento su Rotten Tomatioes alla sua uscita (minchia!), ora 4% (minchia!), ultimo tv show di un maestro della tv moderna come Ryan Murphy con le sue attrici adorate diventate avvocatesse divorziste di grido,
la Sarah Paulson di “Ratched” in versione Crudela De Mon, la cattivissima Carr, la sublime Nicey Nash di “Grotesquerie” imbacuccata con cappelli improbabili, la Naomi Watts di “Feud”, la Teyana Taylor di “Una battaglia dopo l’altra”, l’unica del gruppo che può rimanere incinta naturalmente, oltre, certo, a Glen Close e a Kim Kardashian vestita come un confetto che si domanda perché il suo uomo, un bonazzo scemo che gioca a football e scopa sia Teyana che un transgender e si fa trivellare con lo strapon, l’abbia lasciata. E, per fortuna, che ha gli embrioni congelati.
Tutto questo trashiume super-super camp, che va ben oltre qualsiasi “Grande fratello” o “Ballando con le stelle”, condito con apparizioni cinematograficamente di culto (grazie…) come la Elizabeth Berkley di “Showgirl” e la divina Jennifer Jason Leigh miliardaria dell’informatico che vogliono divorziare, appare proprio mentre va in onda l’ultimo show di un altro maestro della tv moderna, “Pluribus” di Vince Gilligan, che naviga, a differenza di “All’s Fair”, sul 100% di gradimento su Rotten Tomatoes e non c’è un critico che non lo esalti.
In qualche modo i talenti di Ryan Murphy e di Vince Gilligan, puri talenti televisivi, non c’è nulla di cinema, almeno come lo pensavamo un tempo, definiscono proprio con questi due ultimi show lo spettacolo contemporaneo. Che vi piacciano o no. E fanno saltare il piccolo banchetto della critica. Grottesco, camp, disumano quello di Murphy, un reel di Instagram, narrativo, ricco, umano quello di Gilligan.
Ma siamo proprio sicuri che non siano l’uno lo specchio dell’altro nel descrivere un mondo invaso dalla AI, dalla chirurgia plastica, dalla inutile ricchezza dei miliardari, dove a trionfare è proprio il vuoto che ci circonda. Reso ancora più letale dalla AI, dalle firme dei miliardari, dai marchi delle piattaforme.
kim kardashian naomi watts all's fair
Vedendoli assieme, perché assieme sono usciti, mi rendo conto che come non riesco a trasformare il camp di “All’s Fair” in trash - dolce musica per le mie orecchie - di gran divertimento, non riesco neppure a trasformare in piacere da cinema la geometria del racconto fantascientifico di Gilligan. Curiosamente lì abbiamo una sola eroina, arrabbiata, lesbica, realistica, per nulla rigfatta né cafona né col culone fasciato alla Kardashian, una che non parla di come si è rifatta la vagina e dell’ultimo ritocco, contro un mondo apparentemente felice di cloni.
Qui, con Murphy, abbiamo un esercito di eroine, ricche, rifatte, in lotta fra loro, che aiutano altre donne a spolpare mariti ricchi e viziosi, perversi (a che servirà lo stimolatore anale? E lo strapon di Teyana Taylor?), assolutamente marginali, che portano però allo stesso vuoto della condizione da ultima donna della terra della protagonista di “Pluribus”.
Mi chiedo, vedendo però solo le prime puntate, se sono davvero mondi così diversi. E quanto conti parlarne bene o male, stabilire percentuali di gradimento. Con l’America di Trump, Melania, i film fatti con l’AI, le assicurazioni sanitarie che saltano e i miliardi buttati nei divorzi. Alla fine temo che le due serie ci diano un ritratto realistico di quello che stiamo vivendo e che, almeno noi vecchi, non vorremmo accettare.
jessica simpson all’s fair
pluribus
kim kardashian all's fair 2
pluribus
jessica simpson all’s fair
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