venere con un organista e un cane di tiziano vecellio

IL SESSO? VE LO SPIEGA MONTAIGNE! IL FILOSOFO DEL ‘500 SAPEVA COME TRATTARE PROSTITUTE, AMANTI, MOGLI. L’IMPORTANZA DELLE DIMENSIONI. LE PERVERSIONI. LA VERGINITÀ - L’AMORE, QUELLO SACRO, DEI POETI E DELLE GIULIETTE E ROMEI, NON ESISTE. C’È L’EROS, EMOZIONE ‘POTENTE E SUPERFICIALE’. E IL MATRIMONIO, OVVERO ALLEANZA E AMICIZIA - SPOSARE QUALCUNO GIÀ FREQUENTATO E AMATO SIGNIFICA, TESTUALE: “CACARE NEL PANIERE E POI METTERSELO IN TESTA”. E “APPLICARE NEL MATRIMONIO GLI ISTINTI E LE FOLLIE DELLA LICENZA AMOROSA MI SEMBRA QUASI UN INCESTO”

1. IL SESSO? VE LO SPIEGA MONTAIGNE

Bruno Giurato per http://ilgiornaleoff.ilgiornale.it/

michel de montaignemichel de montaigne

 

Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere a un filosofo. Come trattare le prostitute, le amanti, le mogli. L’importanza delle “dimensioni”. Le perversioni. La verginità. L’analisi quantitativa sul piacere maschile (poca roba) e su quello femminile (molto di più). E il fondamentale capitolo a proposito delle corna.

 

Gli Essais di Michel De Montaigne sono un capolavoro di scrittura, di disincanto fino allo sbraco e alla parolaccia, ma anche di rigore nel confronto con i grandi della tradizione filosofica e letteraria. E infine di spietatezza nel confessarsi le peggiori debolezze. In breve: si tratta di ricerca filosofica sul soggetto più infido: il sé.

 

La fame di Venere (Fazi, pp.154, euro 14,50) raccoglie i capitoli dei Saggi dedicati ad eros (libro III cap V) ed esperienza (libro III cap XIII). E se l’amore è uno dei temi forti della tradizione filosofica antica, e ha sempre un connotato di sacralità o di divinità, come nel Simposio di Platone, Montaigne ce la racconta nel modo opposto. Per lui l’amore, quello sacro, quello che ti cambia la vita, quello dei poeti provenzali e delle Giuliette e Romei, non esiste.

michel de montaigne la fame di veneremichel de montaigne la fame di venere

 

Esistono da una parte l’eros, emozione “potente e superficiale”, desiderio del corpo. Dall’altra il matrimonio, che funziona davvero solo in quanto alleanza e amicizia. Per Montaigne sposare qualcuno già frequentato e amato significa, testuale: “cacare nel paniere e poi metterselo in testa”. E “”applicare nel matrimonio gli istinti e le follie della licenza amorosa mi sembra quasi un incesto”.

 

Eppure da questa visione anti-romantica e vagamente cinica, nasce un’etica dei rapporti delicata e rispettosa. Esempio: Montaigne è uno dei primi autori della storia del pensiero a scrivere dal punto di vista femminile. Sottolinea la contraddittorietà delle pretese maschili: “ci piacciono floride, i salute, e pure caste. Le vogliamo calde e fredde”.

 

venere con un organista e un cane di tiziano vecelliovenere con un organista e un cane di tiziano vecellio

O prende in giro il sentimento della gelosia dei mariti nei confronti delle mogli (“Cesare, Pompeo, Antonio e Catone portavano le corna, cosi? come altri galantuomini […] migliori di voi”). Ma soprattutto Montaigne riconosce che l’amore è una forza impolitica. Che filtra attraverso le istituzioni civili e in sostanza le prende in giro. Altro che il sesso (omo, etero o quel che è) considerato elemento di identità “politica” come si è manifestato dalla seconda metà del 900 in poi.

 

 

2. MICHEL DE MONTAIGNE VI SPIEGA L’AMORE, IL SESSO E COME TRATTARE CON LE PROSTITUTE

Da http://www.leggereacolori.com/

 

Dopo il successo della prima raccolta Coltiva l’imperfezione, con La fame di Venere prosegue la pubblicazione di tutti i Saggi in sette agili volumi. Divisi su base tematica e corredati di apparati critici, questi nuovi volumi ricostruiscono il disegno unitario dell’opera complessiva di Montaigne e legano l’autore agli aspetti più significativi dell’esistenza quotidiana. Questa volta, al centro delle inarrivabili riflessioni del grande filosofo c’è l’amore, l’eros, quell’«alleanza tra immaginazione e corpo» che – se applicata ai sentimenti degli uomini – li rende intensi quanto volubili. Leggere Montaigne è come ritrovare un amico.

 

palazzo te giulio romanopalazzo te giulio romano

Un amico saggio e stravagante, con una vasta esperienza del mondo e una curiosità intellettuale sempre viva, che ogni volta ascoltiamo con piacere. La distanza che sembra separarci da lui scompare quando ci lasciamo conquistare dall’atmosfera di intimità che si respira fin dalle prime pagine dei suoi Saggi. La fame di Venere raccoglie alcuni tra i testi che il pensatore francese scrisse per ultimi, già in là con gli anni.

 

Disinvolto e disincantato, Montaigne riguarda alla propria vita senza amarezza né sentimentalismi, e come sempre il tema di partenza va presto in frantumi, lasciando il posto a un caleidoscopio di riflessioni, aneddoti e digressioni: spregiudicato e moderno, Montaigne scarta da un pensiero all’altro, arrivando a toccare con straordinaria vicinanza gli aspetti più quotidiani della nostra vita, ed è proprio a partire da uno di questi – la fame di Venere, l’appetito sessuale – che qui ci regala una delle più interessanti testimonianze sul modo in cui la sessualità e il rapporto tra uomo e donna erano intesi nel Cinquecento.

 

giulio romano mantovagiulio romano mantova

Parla dell’amore, del sesso e del matrimonio, ma non solo: si occupa di comportamenti assimilabili alla ninfomania e al priapismo, fornisce un piccolo manuale su come gestire i rapporti con le prostitute – il prezzo, dove incontrarsi, come trattarle e così via –, enuclea gli elementi indispensabili per un corteggiamento di successo e ci offre una pungente analisi della gelosia, che considera la peggior malattia del nostro spirito dopo l’invidia. Tutto questo con la sincerità di chi non desidera altro che essere fedele a se stesso, senza nascondere nulla del proprio pensiero, perché la sua paura più grande è «essere scambiato per qualcun altro».

 

carracci annibalecarracci annibale

Michel Eyquem de Montaigne nacque nel 1533 a Bordeaux, da una ricca famiglia da poco insignita del titolo nobiliare di “signori di Montaigne”. Educato, secondo l’uso dell’umanesimo, nel culto della classicità – e per indole incline allo stoicismo -, dopo gli studi, a ventiquattro anni, esercitò per i successivi tredici come consigliere presso il Parlamento di Bordeaux, città della quale più tardi venne eletto sindaco.

 

Apprezzato e conosciuto diplomatico, spesso in missione per conto del re, visse nel sanguinoso periodo delle guerre di religione, uno dei più bui dell’intera storia francese, tanto che a trentasette anni, amareggiato, decise di abbandonare la vita mondana per ritirarsi nel suo castello – in particolare nella sua tour de librairie, la ‘torre della biblioteca’-, dove rimase a meditare, studiare e scrivere. Morì nel 1592.

 

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I suoi Saggi, pubblicati per la prima volta nel 1580, sono unanimemente considerati una pietra miliare della letteratura occidentale e – avendo inspirato, tra le altre, personalità come Nietzsche ed Emerson, Rousseau e Proust – hanno avuto una profondissima influenza nella storia del pensiero europeo.

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