1. ‘’SIAMO ATTERRATI SULLA COMETA!’’. GIORNATA STORICA PER L'ESPLORAZIONE DELLO SPAZIO 2. IL LANDER PHILAE È ''SALDAMENTE ANCORATO'' ALLA COMETA 67/P CHURYUMOV-GERSIMENKO 3. PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA UN OGGETTO COSTRUITO DA MANI UMANE HA COMPIUTO UN’IMPRESA STRAORDINARIA E RISCHIOSA, RIUSCENDO A RAGGIUNGERE UNA COMETA CHE VIAGGIA A 18 CHILOMETRI AL SECONDO, FERMARSI SULLA SUA SUPERFICIE E INIZIARE A TRASMETTERE IL SUO SEGNALE VERSO DI NOI DA 511 MILIONI DI CHILOMETRI DI DISTANZA

Claudia Di Giorgio per “la Repubblica”

 

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«We landed on a comet!». «Siamo scesi su una cometa!». Urla di gioia in cinque o sei lingue, grandi abbracci e un bel po’ di occhi lucidi hanno accolto ieri pomeriggio, nella sede di Darmstadt dell’Agenzia spaziale europea la notizia che dopo oltre dieci anni di viaggio a bordo della sonda Rosetta, il piccolo lander Philae — un cubetto di un metro per lato — è arrivato sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e ha stabilito le comunicazioni con il centro di controllo.

 

Per la prima volta nella storia un oggetto costruito da mani umane ha compiuto un’impresa straordinaria e rischiosa, riuscendo a raggiungere una cometa che viaggia a 18 chilometri al secondo, fermarsi sulla sua superficie e iniziare a trasmettere il suo segnale verso di noi da 511 milioni di chilometri di distanza. Un’impresa il cui successo era tutt’altro che scontato fino a poche ore prima, quando all’Esa hanla no deciso di dare il via alla separazione tra la sonda Rosetta e il lander Philae malgrado qualche problema proprio al sistema che assicura l’ancoraggio del lander alla superficie scabra e bitorzoluta della 67P.

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Hanno avuto ragione: dopo una discesa durata sette ore, Philae è arrivato, è sul- cometa.

E che cometa. Arrivata puntuale all’appuntamento con la 67P/Churyumov-Gerasimenko il 6 agosto scorso, dopo aver percorso oltre sei miliardi di chilometri in giro per il sistema solare, Rosetta ha iniziato osservazioni sempre più ravvicinate, che hanno rivelato ai responsabili della missione di trovarsi alle prese con un oggetto assai diverso dalle aspettative.

 

Un corpo celeste complesso, con una strana forma a due lobi (simile a una paperella di gomma, secondo qualcuno), e molto più attivo del previsto. Benché sia ancora relativamente lontana dal Sole, circa 450 milioni di chilometri, la 67P emette già parecchi getti di gas e polveri, che si sono aggiunti alle asperità del terreno per complicare le prospettive di atterraggio sicuro di Philae.

 

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Se si considera poi la gravità quasi inesistente (i 100 chili di peso del lander sulla superficie della cometa “equivalgono” circa a un grammo), è facile giustificare il pessimismo che si registrava ieri a Darmstadt. E invece, a dispetto di tutto, «siamo atterrati su una cometa». E in questo “noi” c’è anche tanta Italia, a cominciare dai due italiani dell’Esa — Paolo Ferri, responsabile delle operazioni, e Andrea Accomazzo, responsabile di volo di Rosetta — che ieri so- no stati gli ansiosi protagonisti di una giornata che sembrava non finire mai.

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Sono italiani anche tre degli strumenti a bordo della sonda, e italiano è il trapano di cui è dotato il lander Philae, realizzato da Galileo Avionica e di cui è responsabilescientifico Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano. «Non ho dormito e ho pensato che dieci anni fa, quando abbiamo ideato questa missione, dovevamo essere per forza fuori di senno», ha raccontato emozionata.

 

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«Dobbiamo essere orgogliosi che la tecnologia italiana abbia contribuito a portare la missione Rosetta fin laggiù», ha scritto su Twitter il presidente del consiglio Matteo Renzi. E l’amministratore delegato e direttore generale di Finmeccanica, Mauro Moretti, in una nota: «È stato un risultato eccezionale per tutte le imprese italiane coinvolte, e in particolare quelle del gruppo Finmeccanica, che testimonia quanto sia importante una forte collaborazione tra il mondo scientifico e industriale».

 

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Il trapano italiano, chiamato SD2 (Sample Drilling&Distribution), ha il ruolo fondamentale di raccogliere campioni del suolo cometario nella speranza di svelarne i segreti. Le comete, infatti, sono una specie di capsula del tempo che conserva resti della materia del disco protoplanetario da cui si sono formati il Sole e i pianeti. Il loro studio è quindi essenziale per capire la nascita e la formazione del nostro sistema solare.

 

 

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Ma potrebbero avere avuto un ruolo ancora più cruciale se al loro interno, come sostiene un’affascinante teoria, vi fossero degli amminoacidi, i mattoni fondamentali per la “costruzione” della vita. Le comete sarebbero allora una sorta di seminatrici della vita attraverso il cosmo, un’ipotesi che Philae e Rosetta potrebbero riuscire a confermare.

 

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Perché l’avventura di Rosetta, in realtà, con il successo di ieri può dirsi appena agli inizi. Mentre Philae raccoglierà dati sulla superficie della 67P fino a marzo 2015 — tutto dipende dalla resistenza dei suoi strumenti scientifici al calore crescente — Rosetta continuerà infatti a seguire la cometa nella sua corsa verso il Sole, catturando campioni di gas e polveri ed effettuando altre osservazioni a distanza quanto più possibile ravvicinata per documentarne la trasformazione via via che si riscalda.

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Superato il punto di massima vicinanza al Sole (il perielio) nell’agosto 2015, Rosetta seguirà poi la “sua” cometa durante il viaggio di ritorno verso i confini più esterni del sistema solare, proseguendo nelle sue osservazioni almeno fino alla fine dell’anno. E regalandoci nuove conoscenze e nuove emozioni.

 

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