DOVE C’ERA COMUNISMO, C’ERA “GLADIO” - “SPIEGEL” RIVELA L’ESISTENZA DI UN’ORGANIZZAZIONE PARAMILITARE, NELLA REPUBBLICA FEDERALE TEDESCA, IN CUI OPERAVANO DUEMILA EX VETERANI NAZISTI CONTRO IL PERICOLO DI INVASIONE SOVIETICA

Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"

Che la denazificazione in Germania sia stata lacunosa - una soluzione adottata ufficialmente per non condannare il Paese al fallimento sicuro, spazzandone via l'intera classe dirigente - non lo dicono solo i libri di storia. Lo raccontano anche romanzi magnifici come «Dossier Odessa» di Frederick Forsyth, che ricostruiscono le trame oscure degli ex ufficiali delle SS per proteggere i camerati dopo la guerra.

Ma una notizia che verrà ufficializzata nei prossimi giorni, rivela per la prima volta che la Repubblica federale ha avuto per decenni persino la sua Gladio, la sua organizzazione para-militare «in sonno» che avrebbe dovuto difendere il Paese dai sovietici o dai «cugini» comunisti della Ddr, in caso di invasione.

La clamorosa anticipazione dello «Spiegel», basata su documenti dei servizi segreti tedeschi, è inquietante per almeno due motivi. Primo, perché conferma l'attivismo postbellico dei veterani delle Waffen-SS e della Wehrmacht. E c'è anche una traccia che porta dritto dritto in Italia. Secondo, perché il cancelliere Konrad Adenauer ne fu messo al corrente. Non solo non ordinò lo scioglimento dell'organizzazione illegale: ne informò l'opposizione socialdemocratica e gli alleati, che a loro volta non reagirono.

Nella «Gladio tedesca» operavano circa 2000 veterani dell'esercito di Hitler: dal 1949 decisero di organizzarsi segretamente per essere in grado, nel caso di un attacco del Patto di Varsavia, di mobilitare fino a 40mila tedeschi. Difficile dire quanti siano stati i membri certi, il settimanale stima circa 10mila. Ma nel gruppo erano coinvolte personalità di spicco della Germania democratica come il generale della Nato Hans Speidel o l'ispettore generale del ministero dell'Interno Anton Grasser.

E il fondatore fu addirittura un alto ufficiale della Bundeswehr, Albert Schnez. Veterano anche lui, ripreso nell'esercito dopo il conflitto bellico, dove fece una carriera verticale, Schnez cominciò ad organizzare alla fine degli Anni 40, vicino a Stoccarda, serate per i reduci. Ed è lì che si cominciò a parlare della necessità di difendersi e di prevenire il «pericolo rosso».

Il fondatore del gruppo clandestino e ufficiale della Bundeswehr non solo annotava cose agghiaccianti tipo «intelligente, mezzo ebreo» a proposito di nuovi membri. Aveva contatti diretti anche con pezzi grossi delle «teste di morto» naziste: trattò persino con un idolo delle camice brune, l'ex Obersturmbannfuehrer delle SS Otto Skorzeny. Un nome noto anche alle cronache italiane: fu l'uomo che con un commando liberò Mussolini nel 1943 dalla prigionia cui era stato condannato dopo l'armistizio.

Per finanziarsi Schnez chiese persino aiuto ai servizi segreti della Germania federale. E fu generosamente aiutato per anni dagli ex camerati o dai volontari «in sonno». Dalle carte non emerge quanto sia durata la «Gladio tedesca»: certamente è stata sciolta in gran segreto. Schnez è morto nel 2007, senza mai rivelare nulla. I suoi documenti, con il titolo più innocuo del mondo, «Assicurazioni», sono spariti, ma qualcosa è riuscito a finire nelle mani dei servizi segreti. Che li hanno blindati a loro volta. Fino a ieri.

 

 

Otto Skorzeny Albert Schnez Anton Grasser Hans Speidel Otto Skorzeny

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