“UNDER THE DOME’’ - SPIELBERG & KING SBANCANO GLI USA CON LA SERIE TV SULLA CUPOLA ASSASSINA

Antonio Dipollina per "la Repubblica"

Il dubbio è: ma non è che gli umani, alla fine, vogliono sentirsi raccontare sempre la stessa storia? Dubbio legittimo visto che si sta parlando molto di Under the dome, apocalittica serie tv appena partita negli Usa. E da noi basterà aspettare pochissimo: il 14 luglio Raidue si concederà alle suggestioni della nuova storia da fine di mondo che in America, sulla gigantesca rete Cbs, ha avuto ascolti forti.

Ovvio, si dirà: il romanzo lo ha scritto Stephen King. E lo sforzo produttivo per arrivare alla serie tv lo ha messo Steven Spielberg (con la DreamWorks). Immaginare i due seduti al tavolo insieme (mancano notizie precise, ma dovrà pur essere successo) fa impressione.

Sarà stata quella suggestione, o chissà, fatto sta che domenica scorsa per la prima tv alla Cbs hanno fatto il botto, oltre tredici milioni di spettatori incollati, record per la tv estiva e miglior debutto su quella rete dai tempi del primo Big Brother, nel senso del reality. Da noi, chissà. Ma l'attesa a questo punto è legittima.

Quindi Under the dome: significa "Sotto la cupola", il libro (da noi intitolato The dome)
è ufficialmente del 2009 ma in realtà un King un po' a corto di nuovi argomenti nell'occasione aveva ripreso e ampliato un testo di vent'anni prima, lasciato nel cassetto.

In un posto del Maine, Chester Mill's, classica cittadina americana tranquilla e con l'incubo sottotraccia, un giorno succede una cosa oltre la follia: ovvero cala dall'alto all'improvviso una cupola trasparente che avvolge la città (fare conto, più o meno, come una boccia di vetro di Venezia con la neve che cade capovolgendo).

Nessuno può entrare, nessuno può uscire, le comunicazioni saltano: soprattutto, il muro invisibile è piuttosto assassino, fa esplodere il pacemaker a chi si avvicina troppo e provoca crisi in altri, fa schiantare gli aerei a bassa quota e i camion sulla strada - e gli animalisti sensibili è meglio che non sappiano cosa succede allo sfortunato bovino che ha la sventura di trovarsi esattamente sulla traiettoria longitudinale della cupola nel momento in cui cala - scena al di là del grottesco e per stomaci, appunto, di struttura bovina.

Chester Mill's, di suo, era già un antro di nequizie, va da sé, con politici imbroglioni e speculatori sfrontati, strani rifornimenti di gas propano, figli di papà che spadroneggiano su fanciulle in fiore, etc. E soprattutto la follia accarezzava già di suo parecchia gente: la
cupola, il Dome, fa saltare in aria cuori e cervelli, inizia una saga che potrebbe diventare infinita - dipenderà dagli ascolti in futuro.

Stephen King aveva un'idea del genere quando iniziò il libro, ossia di andare avanti a lungo e spiegare cosa succede in una simile situazione col passare dei decenni: poi arrivato a pagina 2000, più o meno, si accorse che erano trascorsi solo quattro giorni. E la chiuse lì. Qui, con adattamento sorvegliato dal medesimo, si potrà andare avanti a lungo.

E dire che Under the dome non ha attori di prima grandezza, solo ottimi mestieranti delle serie tv - i fanatici riconosceranno quello che in Lost interpretava Frank Lapidus, ma dura lo spazio del "pilot" - il resto lo fanno le mani sapienti di chi scrive e sorveglia, e qui bisogna citare il creatore vero e proprio della serie, ovvero Brian K. Vaughan, principe che arriva dai fumetti e poi sceneggiatore insigne, anche di parecchio Lost, sul quale hanno puntato a colpo sicuro i due numi tutelari dell'operazione.

Per dire, l'occhio di follia del giovane personaggio figlio di notabile locale che scopriamo pazzo da legare e criminale dopo pochi minuti della prima puntata mette un'inquietudine superiore, quasi davvero riconoscibile nelle storie da brivido puro scolpite nei decenni da Stephen King.

Ma si diceva la sorpresa, forse relativa, per questo successo. La storia in sé è vecchia come il mondo, è passata in decine di serie tv - infiniti i richiami anche recenti, da
The Walking Dead a Revolution, per non parlare del sottovalutato Jericho: volendo si notano qui e là anche afrori alla Twin Peaks.

E i più attenti ricorderanno che la faccenda della Cupola trasparente - prendendo proprio in giro King - era diventata ilare parodia nel film ufficiale dei Simpsons, con Springfield inquinata e isolata dal Governo proprio con un Dome invisibile. Ma insomma, siamo sempre ai luoghi sotto attacco, la Terra in pericolo, le comunicazioni che saltano, il mistero assoluto sulle cause, alla fine sempre di origine umana con i cattivissimi che restano vittime a loro volta.

E appunto c'è caso che, purché la raccontino nomi di prim'ordine, la voglia di tutti sia di restare sul già visto: non è forse - vagamente - simile la lezione nella musica appena impartita dai Daft Punk, arrivati al successo planetario e di popolo con i riff di basso di trent'anni fa e Nile Rodgers? E se lo fanno, in trionfo, i Daft Punk non lo possono fare Spielberg e Stephen King?

 

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