mussolini

LA STORIA NON È UN ROMANZO – QUANTE CASTRONERIE, SVARIONI E ASINERIE PER IL MUSSOLINI DI ANTONIO SCURATI - ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA: ''SE A UN ESAME DI LICENZA LICEALE UNO STUDENTE SBAGLIASSE LA DATA DI CAPORETTO, AVESSE DETTO CHE ANTONIO SALANDRA, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CHE DECISE L'INGRESSO DELL'ITALIA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE, “PORTA SULLA COSCIENZA SEI MILIONI DI MORTI” (UN ANTESIGNANO PUGLIESE DI HITLER INSOMMA), AVESSE POI DEFINITO ANTONIO GRAMSCI “UN POLITOLOGO”, E CHE NEL 1922 AL VIMINALE TICCHETTAVANO “LE TELESCRIVENTI”, SI PRENDEREBBE UNA SOLENNE BOCCIATURA''

ANTONIO SCURATI - M IL FIGLIO DEL SECOLO

Ernesto Galli della Loggia per il ''Corriere della Sera''

 

Voglio sperare che ancora oggi se a un esame di licenza liceale uno studente attribuisse a Carducci l' espressione «la grande proletaria» (invece che a Giovanni Pascoli, che la coniò per l' Italia che si accingeva a occupare la Libia ), e definisse Benedetto Croce un «professore» (lui che per tutta la vita gratificò di tutto il disprezzo immaginabile l' Università e i suoi professori, che fu l' antiaccademismo vivente), voglio sperare, dicevo, che lo sciagurato correrebbe seri rischi di essere bocciato.

 

Non si tratta di due errori qualunque, infatti. Sommati significano in pratica non essere in grado di orientarsi nella storia culturale italiana della prima metà del Novecento. Non possedere alcuni punti di riferimento essenziali.

scurati antonio 0

 

Se poi il medesimo studente avesse pure sbagliato la data di Caporetto, avesse detto che Antonio Salandra, presidente del Consiglio che decise l' ingresso dell' Italia nella Prima guerra mondiale, «porta sulla coscienza sei milioni di morti» (un antesignano pugliese di Hitler insomma), avesse poi definito Antonio Gramsci «un politologo», avesse scritto che alla Scala nel 1846 lavoravano degli «elettricisti» e che nel 1922 al Viminale ticchettavano «le telescriventi», e poi ancora, come se non bastasse, a commento della marcia su Roma avesse riportato alcune righe attribuendole a «Monsignor Borgongini Duca, ambasciatore inglese presso la Santa Sede» (!!) , e a commento della seduta della Camera sulla fiducia al governo Mussolini avesse citato una lettera di Francesco De Sanctis datandola 17 novembre 1922 (quando l' autore avrebbe avuto 105 anni!), beh: spero proprio che a questo punto il suddetto studente sarebbe sicuro di prendersi una solenne bocciatura.

ernesto galli della loggia

 

O forse no, chissà. Infatti tutti gli svarioni citati (ce ne sarebbero altri minori, ma non mi sembra il caso di pignoleggiare) fanno bella mostra di sé nell' acclamatissimo libro di Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo, Bompiani editore, da settimane in testa alle classifiche delle vendite (rispettivamente alle pagine: 199, 537 e 784, 12, 837, 835, 498 e 571, 601, 610).

 

benito mussolini 2

Che dire? Solo un paio di osservazioni. La prima è la constatazione, ancora una volta, della devastante mancanza di editing nella maggior parte dell' editoria italiana. In pratica, se tanto mi dà tanto, si deve credere che basti avere un minimo di nome per poter andare con un testo in mano da Bompiani (ma lo stesso accadrebbe, sono sicuro, con molte altre case editrici) e vedersi pubblicata qualsiasi castroneria, perché non c' è neppure uno che dia un' occhiata preliminare. Anche questo mi pare un sintomo, piccolo ma significativo, della decadenza italiana. Del modo raffazzonato con cui da noi si è ormai soliti fare troppe cose.

ANTONIO SALANDRA benito mussolini guglielmo marconi

 

La seconda osservazione riguarda la critica, cioè i numerosi recensori del libro. Come è mai possibile, mi domando, che nessuno (sono pronto a ricredermi se sbaglio, ma non credo) abbia notato neppure di sfuggita degli svarioni così marchiani?

Le risposte possibili sono due.

 

antonio scurati 3

O bisogna pensare che alle recensioni plebiscitariamente favorevoli, spesso entusiastiche, in realtà non abbia corrisposto l' effettiva e completa lettura del testo, ovvero che chi ne ha parlato non abbia notato gli svarioni di cui sopra apparendogli questi insignificanti o perché condivideva con il suo autore il medesimo livello di conoscenza della storia patria. In entrambi i casi un esempio non proprio esaltante, anche qui, di quale Paese sia l' Italia attuale.

benito mussolini

 

Infine c' è il problema Scurati.

Laureato in filosofia e docente universitario, dal quale uno non si aspetterebbe certo la disinvoltura, chiamiamola così, mostrata in queste pagine. Tanto più che lo stesso ci ha tenuto a dichiarare in un'intervista: «Mi sono assegnato un criterio rigidissimo, nessun personaggio, accadimento, discorso o frasi narrati nel libro sono liberamente inventati».

GALLI DELLA LOGGIA

Per poi aggiungere: «L' antifascismo non regge più ai tempi nuovi () va ripensato su nuove basi. Raccontare il fascismo, per la prima volta in un romanzo attraverso i fascisti e senza pregiudiziali ideologiche, è il mio contributo alla rifondazione dell' antifascismo».

GRAMSCI

 

Già, caro Scurati: ma c' è modo e modo di «ripensare» e di «rifondare».

Se il nuovo antifascismo è questo qui, allora davvero si è tentati di dire - e se lo dice uno come me può crederci - «Ridateci quello di prima!». Che almeno sul piano delle date e delle citazioni aveva le carte in regole.

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