massimiliano parente

ALTRO CHE LO STREGA, MEZZO MILIONE DI EURO VE LO DÀ SOLO IL PREMIO BRIVIO - MASSIMILIANO PARENTE: ''LO STREGA È UTILE, OGNI ANNO TI DICE QUALI ROMANZI NON LEGGERE. INVECE C'È UN PREMIO INVENTATO DA UNA SCRITTRICE SESSANTENNE, DA SEMPRE IGNORATA, CHE DOPO AVER RICEVUTO UN'EREDITÀ MILIARDARIA HA DECISO DI VENDICARSI E CELEBRARE UNO SCRITTORE VERO, INVITANDO IN FINALE PERÒ ANCHE DUE AUTORI TROMBONI MEDIOCRI DA STREGA E…'' - IL ROMANZO DI PALLAVICINI

Massimiliano Parente per ''il Giornale'' dell'8 marzo 2019

 

massimiliano parente

Invecchiando rivaluto sempre di più il Premio Strega, in fondo è utile: ogni anno ti dice in anticipo quali romanzi saranno candidati e dunque non vale la pena di leggere. Così come i Campiello e tutti gli altri. Tranne uno, il Premio Brivio. Inventato da una signora sessantenne, Sara Brivio, scrittrice da sempre ignorata, che dopo aver ricevuto un’eredità miliardaria ha deciso di vendicarsi e istituire un premio per premiare uno scrittore vero, invitando in finale però anche due autori tromboni mediocri da Strega, solo per umiliarli. Tenete conto che al vincitore andranno ben cinquecentomila euro, praticamente la cifra di mezzo Nobel. Come dite, non conoscete il Premio Brivio? Per forza, non avete ancora letto il nuovo romanzo di Piersandro Pallavicini, Nel giardino delle scrittrici nude, edito da Feltrinelli.

 

Il bello di Piersandro Pallavicini è che di romanzo in romanzo ti stupisce sempre, non si ripete mai. Sarà perché, oltre a essere tra i più eleganti scrittori in circolazione, non è un letterato catatonico, è anche uno scienziato, un chimico, come Primo Levi. Il Primo Levi di oggi, oserei dire, ma non sarei neppure sicuro che il secondo non sarebbe superiore al primo se il primo non fosse stato deportato in un campo di concentramento. In ogni caso, se il grande Primo Levi è intoccabile per via di Auschwitz, consideratelo un Secondo Levi. E però con questo ultimo romanzo anche Pallavicini rischia la deportazione, se non altro dalla combriccola dei letterati che contano. Tipo i Corona, gli Scurati, i Lagioia, i Saviano, e compagnia bella bruttissima.

PIER SANDRO PALLAVICINI

 

Nella raffinatezza della scrittura Pallavicini è un nipotino di Alberto Arbasino (a sua volta nipotino di Gadda), e il suo nuovo romanzo è un’avventura irresistibilmente comica, piena di colpi di scena, colto ma non di quella cultura ostentata come sarebbe quella, per dire, di Umberto Eco. Profondo e leggero, ti catapulta nella vicenda di Sara Brivio e delle sue due amiche scrittrici, nel loro progetto destabilizzante per le patrie lettere degli autori viventi italiani, e ne viene fuori una commedia che fa ridere ma anche pensare, e come tutti i libri belli è impossibile raccontarvelo, dovete leggerlo. C’è perfino del sesso molto trasgressivo.

 

Di certo Pallavicini sarà deportato perché con la sua nonchalance ritrae il mondo letterario italiano per quello che è: un consesso di mediocri e leccaculi. Non per altro l’unità di misura delle qualità di un autore italiano per vincere un premio letterario è il Culèc (mutuato dal Parsec) ovvero «l’unità di misura del servilismo», e della paraculaggine. Pensate a tutti gli autori, sempre gli stessi, che vedete ogni anno sempre nelle stesse trasmissioni, sempre candidati agli stessi premi, sempre invitati agli stessi festival, sempre con libri che non lasceranno traccia nella storia della letteratura.

PIERSANDRO PALLAVICINI

 

Pensate a Francesco Piccolo, a Paolo Cognetti. Pensate a Antonio Scurati, che si presenta per la terza volta al premio Strega stavolta «per dovere civile», e poi uno per dovere civile non dovrebbe mandarlo a quel paese.

 

Attraverso l’irresistibile voce della sua eroina, Pallavicini si vendica. E non solo con i viventi, ma rompendo anche qualche vecchia vetrina. Anche con «quegli stramarci del realismo magico», tipo Marquez e Sepulveda, tanto amati dai finti colti, ormai anche dalla famosa casalinga di Voghera. E perfino contro il santino dei letterati italiani, Pierpaolo Pasolini, perché Sara Brivio vuole acquistare anche una libreria che venda solo prime edizioni di scrittori importanti e a Pasolini riserverà uno scaffale vuoto, «con un bel cartoncino con scritto sopra: “nisba, niente Pasolini”».

 

Due palle pure quelli che leggono solo i classici, o peggio ancora solo i russi, Tolstoj, Dostoevskij, Gogol’, «a me hanno sempre fatto scendere la morte nel cuore e per carità, lo so che sono dei giganti della letteratura, sono solo ricca sfondata, non idiota, i russi sono dei grandissimi ma io li detesto». Tana libera tutti.

le locandine dei 5 finalisti al premio strega

 

E a proposito di ricchezza, qui ce n’è tanta, come d’altra parte negli altri romanzi di Pallavicini, a cominciare dall’immancabile Jaguar (in cui girano spesso i suoi protagonisti, e che lo stesso autore possiede). Ci si sposta da un ristorante di lusso all’altro, da una capitale all’altra in alberghi a cinque stelle, ci si libera dal tanfo di bettola dei tanti, troppi autori italiani, perennemente straccioni, insopportabilmente moraleggianti, impegnati con il sociale e che al massimo mangiano pane e salame, mentre Pallavicini, letterariamente parlando, è ostriche e champagne. Un Cristal, possibilmente.     

in attesa di entrare al premio strega

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…