tears for fears

LA SYNTH QUESTA VOCE? – I TEARS FOR FEARS TORNANO A ROMA A 19 ANNI DALL’ULTIMA ESIBIZIONE E METTONO IN PIEDI UN AMARCORD DI NOSTALGIA ANNI ’80 – ROLAND ORZABAL SI PRESENTA CON CAMICIA OPINABILE E ZAZZERA RICCIOLUTA, CURT SMITH STA DEFILATO. I DUE FANNO FINTA DI AVER SUPERATO I LORO ANTICHI DISSAPORI, MA NON SEMBRA CI SIA UN CLIMA DI GRANDE EMPATIA – LA COVER DI “CREEP” DEI RADIOHEAD E LA CHIUSURA CON “SHOUT” - VIDEO

 

 

Claudio Fabretti per www.leggo.it

tears for fears alla cavea dell'auditorium di roma 5

 

È una Cavea stracolma, di pubblico e di attese, quella che accoglie il ritorno dei Tears For Fears a Roma dopo ben 19 anni (ultima esibizione: Palazzo dello Sport, 1990). Di anni ne sono passati tanti – 15, per l’esattezza - anche dall’ultima prova discografica del duo, il pasticciato “Everybody Loves A Happy Ending”, che non lasciò quasi traccia, consegnando definitivamente il glorioso marchio alla nostalgia anni 80.

 

tears for fears alla cavea dell'auditorium di roma 4

Ed è un amarcord in piena regola, quello che Roland Orzabal e Curt Smith, di nuovo insieme dopo anni di liti e dissapori, celebrano sul palco dell’Auditorium. Un greatest hits live, ispirato dall’ultima uscita discografica della band inglese, l’antologia “Rule The World” (e anche qui si contano gli anni trascorsi – 13 - dalla precedente prova su Lp).

 

Già approdato a Padova e Milano per due tappe invernali, il Rule The World Tour vede Orzabal (cantante, chitarrista e compositore) e Smith (voce e basso) affiancati da una solida formazione con Charles Pettus alle chitarre, Doug Petty alle tastiere, Jamie Wollam alla batteria e la vocalist Carina Round ai cori.

 

tears for fears 2

Mentre le luci del tramonto ancora non cedono al buio, in un’afosissima serata romana che dimentica il Ponentino, le note di “Everybody Wants To Rule The World” irrompono in scena, ma non si tratta della versione originaria della band, bensì di quella firmata da Lorde nel 2014, in chiave più cupa e dimessa. È solo un antipasto, però, perché la hit di “Songs From The Big Chair”, nella sua consueta veste ariosa ed esuberante, è proprio l’apertura del concerto.

 

Ed eccoli lì, i due vecchi quasi-amici: un sorridente Roland Orzabal, oltre a una camicia opinabile e a qualche ruga in più, sfoggia la consueta zazzera riccioluta in versione ormai sale e pepe; il più sobrio Curt Smith resta più defilato, ai lati del palco, mettendo in mostra la sua consueta ugola sottile e raffinata, anche se l’estensione vocale non può essere più quella degli anni d’oro. A sostenere i due nei momenti più critici provvederà la scatenata Carina, che pare uscita direttamente da una puntata di “This Is England”, con la sua chioma cotonata e il vestito nero plasticato in omaggio ai ruggenti 80’s.

 

tears for fears 3

I quattromila della Cavea esultano come a un gol, anche se la successiva “Secret World” – tratta dal famigerato “Everybody Loves A Happy Ending” – frena un po’ gli entusiasmi, pronti però a riaccendersi sul coro da arena di “Sowing The Seeds Of Love”, tour de force fricchettone pieno di rimandi ai Sessanta “peace & love” ("High times we made a stand and shook up the view of the common man"), tra ritornelli appiccicosi e fantasie strumentali di beatlesiana memoria. Non certo un caso, quando si parla di Tears For Fears. Del resto il fantasma dei Fab Four – di sir Paul McCartney, per la precisione – aveva già fatto capolino nella marcetta strumentale piazzata nel mezzo del brano precedente, così vicina a “Let ’Em In” da venir citata esplicitamente.

tears for fears

 

Orzabal e Smith sembrano quasi ignorarsi, resteranno a distanza di sicurezza l’uno dall’altro per tutta la durata del set, lasciando presagire che forse non tutti i dissapori sono stati superati. O forse no. Ma certo non è un clima di grande empatia quello che si respira sul palco. È Roland il più chiacchierone dei due: “Buonasera, amici di Roma, siamo molto felici di essere qui, in questa bellissima città”, saluta il pubblico in un italiano stentato, ma non troppo, visto che – ci terrà a informarci - la sua nuova fidanzata “pur essendo americana parla fluentemente italiano”. Curt, invece, gioca a fare il riempipista: al suo accenno sulle prime note di “Change”, orde di spettatori si avvicineranno al palco per stringergli la mano, preludendo alla prevedibile invasione del sottopalco.

 

tears for fears alla cavea dell'auditorium di roma 2

Prima, però, c’è tempo per altre hit. Come la sempiterna “Pale Shelter”. Si entra così idealmente nella cameretta dei giovani Roland e Curt, nella provincia inglese di Bath, per esorcizzare i traumi della loro infanzia difficile, lacerata dalle separazioni e dalla mancanza di affetto: “You don't give me love (You gave me pale shelter)/ You don't give me love (you give me cold hands)”.

 

Niente amore, solo un pallido rifugio: eccola, l’accusa più dura ai genitori anaffettivi, sobillata dallo psicologo Arthur Janov, il fautore della terapia dell’Urlo primordiale (“Primal scream”), al quale i Tears for Fears  si ispirarono anche per la scelta del nome. Sventagliata dagli interventi della chitarra acustica e riportata alla malinconia più maestosa dai synth sullo sfondo, “Pale Shelter” rifulge di puro spirito eighties, quello che gli ottusi detrattori del decennio non potranno mai comprendere.

tears for fears alla cavea dell'auditorium di roma 1

 

Saranno ben cinque i brani tratti dal debutto-capolavoro del 1983. Infatti, dopo il rock energico di “Break It Down Again” (in cui Smith partecipa ai cori, pur non avendo contribuito alla versione in studio) e le malinconiche ballate “Advice For The Young At Heart” e “Woman In Chains” (con un’ottima Carina Round a rievocare lo charme soul di Oleta Adams), arriva una quaterna da brividi, tutta di marca “The Hurting”.

 

 Apre una scatenata “Change” con la suddetta invasione del sottopalco istigata da Smith: si balla, si canta e ci si tuffa, inevitabilmente, nei ricordi di una generazione intera. Segue l’altra apoteosi di “Mad World”, il prodigio elettropop che condensa in pochi minuti tutta l'enciclopedica cultura musicale di Orzabal, tra bordoni di synth, progressioni di ritmo e la ripetizione sognante delle parole del titolo.

 

tears for fears alla cavea dell'auditorium di roma 6

Quasi un mantra, rilanciato nel 2001 dal cult-movie “Donnie Darko”, nella versione acustica di Gary Jules. Ricordi che riaffiorano e ricordi che sbiadiscono, mentre le cicatrici restano: ecco “Memories Fade”, in una versione riarrangiata, ma sempre terribilmente struggente, così come la preghiera di “Suffer The Children”, intonata dalla corista Carina Round con Orzabal ai cori, in una rilettura minimalista per piano e chitarra. Pochi dubbi che – oggi come allora - resti “The Hurting” l’album preferito del duo (e anche di chi scrive).

 

tears for fears 1

Cosa c’entri in scaletta la cover di “Creep” dei Radiohead, invece, Dio solo lo sa. Orzabal se n’è impadronito ormai al punto da non citare neanche più i legittimi autori, limitandosi solo a ricordare che il pezzo “parla di due amanti”. Sarà forse un modo per esercitare una sorta di primogenitura dei Tears For Fears sulla generazione britpop? Forse, fatto sta che avremmo preferito qualcos’altro dal loro repertorio (“Watch Me Bleed”? “I Believe”?) considerata anche l’esigua durata del concerto.

 

Ma pazienza, perché prima del gran finale c’è tempo per apprezzare ancora tutte le sfumature tecniche e compositive della band nel collage blues-jazz-rock della lunga “Badman’s Song” e in una versione potente e trascinante del medley “Head Over Heels”-“Broken” (altro colpo da ko di “Songs From The Big Chair”) che manda in visibilio la Cavea.

 

Il finale era annunciato: l’unico bis, che non poteva non essere affidato a “Shout”, inno pop da cantare in coro – in uno stadio, o insieme ai bambini del memorabile videoclip - antesignano dei vari Coldplay e compagni a venire.

tears for fears alla cavea dell'auditorium di roma 3

 

Il concerto è (già) finito. E c’è chi resta con l’amaro in bocca, considerati l’attesa per l’evento e, soprattutto, i prezzi esorbitanti dei biglietti. Ma sinceramente stavolta non ce la sentiamo di puntare il dito: la scaletta – al netto di quanto si diceva sopra - è stata incisiva e appagante, un sentito auto-tributo a una carriera che, pur con pochi dischi all’attivo, resta tra le più brillanti del pop britannico degli ultimi quarant’anni. E l’esecuzione, tutto sommato, è stata all’altezza. Anche se il pathos e l’emozione di quegli anni restano lontani. Del resto, per dirla con “Memories Fade”, i ricordi sbiadiscono. Ma le belle canzoni restano.

 

SCALETTA:

 

Everybody Wants To Rule The World

Secret World

Sowing The Seeds Of Love

Pale Shelter

Break It Down Again

Advice For The Young At Heart

Woman In Chains

Change

Mad World

Memories Fade

Suffer The Children

Creep

Badman's Song

Head Over Heels/ Broken

 

Bis

 

Shout

Ultimi Dagoreport

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)